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sabato 9 maggio 2009

Questione di cuore

Quando ho iniziato a tenere questo blog ho scritto che avrei parlato anche di film, ma poi non l'ho mai fatto più che altro per pigrizia. Adesso non so perché mi è venuta voglia di parlare di qualche film che ho visto ultimamente. A cominciare da Questione di cuore di Francesca Archibugi. Un film non originale ma gradevole, con un bel tot di cliché che si fanno perdonare per il bel cast. E qui vorrei capire: perché tutti trovano così bravo Antonio Albanese e citano solo lui? Io non penso che sia così bravo come si dice, ha una faccia di gomma non tanto piacevole da guardare e un'espressione sempre uguale. In compenso ho trovato bravissimi, pieni di intelligenza e sensibilità, Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti, che passano sempre in seconda linea dopo il divo televisivo. Putroppo è così, le facce da TV colpiscono cento volte più di quelle cinematografiche ormai, e se poi si stabilisce il dogma - Albanese è un ottimo attore - tutti lo ripetono senza più interrogarsi se l'hanno pensato o se è vero. La storia, bella, è quella della strana amicizia nata in sala rianimazione tra due colpiti da infarto, un intellettuale e un meccanico di borgata, che non si sarebbero mai incontrati fuori di lì. L'intellettuale è Albanese: sceneggiatore sciupafemmine compulsivo, scialacquatore, sostanzialmente solo malgrado gli amici famosi, con fidanzata venticinquenne (la freddina Francesca Inardi) che forse sta con lui, brutto quarantacinquenne, per calcolo, e lo lascia nel momento del bisogno (ma poi si scopre che lo ama veramente e viene da chiedersi perché mai, visto che oltre tutto il resto lui da un bel po' non la frequenta più carnalmente). Tutto questo vi sa di cliché? Anche a me, ma gli intellettuali non sono tanto originali. Il meccanico, arricchito e con la febbre del mattone, è Kim Rossi Stuart, un po' meno bello del solito in quanto iperpeloso, ma insomma sempre più che attraente. Con moglie popolana verace, passionale, bella e incinta, Micaela Ramazzotti, due figli carini, una mamma protettiva, un'attività avviata in cui si sporca le mani e guadagna un fracco di soldi. Anche qui, niente di nuovo, anzi, ma anche i popolani sono evidentemente fatti con lo stampino. Quello che possiede una vita è il meccanico che apre casa e cuore all'altro che non ha più niente, e questa è la parte più bella, in cui le due vite si confondono anche se non come vorrebbe l'amico generoso. Le cose non vanno mai come previsto, anche se la fine è nota. Grande merito è che il film non diventa mai melenso e non dice mai troppo espressamente, non vuole dimostrare niente ma accenna e suggerisce, soprattutto l'eccelso Kim Rossi Stuart che riesce a esprimere molto socchiudendo gli occhi. Anche Albanese, figuriamoci, ma mooolto meno.

2 commenti:

  1. Kim Rossi Stuart e' davvero un bravo attore che sa stare sia su un palco che di fronte ad una macchina da presa. Ma in Italia, dove in genere gli attori cinematografici e televisivi sono fatti solo di apparenza, e' sempre stato molto sottovalutato...

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  2. E' vero, il suo film "Anche libero va bene" mi è piaciuto, il suo personaggio di illuso che ce la mette tutta ma non ce la fa era davvero ben costruito. Ma non va in televisione.

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