Massimo Citi, S.L.A.: DUE STORIE DA UN ALTRO TEMPO
Una lettura imperdibile per chiunque ami lasciarsi stupire e trascinare in mondi e situazioni inquietanti, lontane dalla realtà in cui ci muoviamo ma nello stesso tempo talmente ancorate a questa medesima realtà da permetterci di credervi e riconoscerla. In questo caso specifico, S.L.A.: due storie da un altro tempo di Massimo Citi, aggiungeteci il fascino dell'ambientazione e della scrittura.
Nel primo racconto, Zero, una storia di Futura, si dipana la storia veloce e enigmatica di De Grada, che ha inizio a Futura, nata come città del lavoro, morta dopo una decina d'anni per opera di un Progresso che aveva preso vie molto diverse e trasformata in un luogo piuttosto pericoloso. De Grada vi si reca per affari e si trova a assistere a uno spettacolo davvero particolare, un'esibizione erotica di "lenci", cioè di bambole manovrate da un operatore. Non vado avanti per non spoilerare, ma il protagonista fa alcuni incontri inquietanti e si trova a dover individuare la natura di chi gli sta intorno. L'impresa non riesce facile perché, come ci dice l'autore, in mezzo a noi ci sono gli SLA: "In italiano li chiamano automi, in tedesco selbstleitende automaten o SLA. SLA hanno molti impieghi potenziali. La loro esistenza è un segreto, nessun esercito li impiega, nessuna azienda li acquista o li vende. Non si confondono ancora con gli esseri umani ma i loro gesti sono già fluidi, i loro sorrisi sono possibili. Non diversi dai sorrisi di circostanza di un vicino di casa che incontriamo in ascensore o di un vecchio signore che lascia il passo a una donna incinta. Sembrano mediocri, esattamente come noi, distratti, concentrati su qualcosa di molto importante. Sono i primi membri di una nuova, definitiva Festung Europa. Si prenderanno cura dei nostri figli: servi invadenti che diventeranno indispensabili. Camminano a passi regolari, seguono il tracciato segmentato delle luci notturne della città. I loro movimenti scandiscono il tempo, i loro percorsi sono una linea spezzata. Nel silenzio delle stanze notturne si può immaginarne il passaggio, vederli mentre percorrono – instancabili – le vie che sono state tracciate per loro. Non devono spaventare: bisogna essere affascinati, ammirati, stupiti che siano possibili e che siano già nati. Con le loro menti senza ombra, il dono di soffermarsi su un solo pensiero per volta. Bis-bis-nipoti degli automi settecenteschi sono nati e si sono sviluppati per obbedire a un sogno che cerca di esorcizzare se stesso."
Il racconto si svolge in un mondo alternativo e ucronico, secondo le parole dell'autore, in cui gli avvenimenti non corrispondono a quelli che conosciamo, ma conviene tenersi sul pezzo perché Zero, una storia di Futura è parte integrante di un progetto narrativo più ampio al quale Massimo Citi sta lavorando da qualche tempo, e sarebbe un vero peccato perdersi le puntate successive.
Altrettanto enigmatico e basato su incontri inaspettati e interrogativi angosciosi sulla natura delle persone incontrate è Olimpia e il Turco, di ambientazione bellica e militare con personaggi dotati di un fascino sfuggente. Veloce e pieno di suspence, acchiappa il lettore, lo stupisce e in poche pagine lo restituisce alla realtà.
Insomma un libro molto insolito che vale assolutamente la pena di scoprire, perché è importante uscire a volte dalla nostra comfort zone per affrontare nuovi mondi, esercitare l'immaginazione e il coraggio, soprattutto se a accompagnarci è uno scrittore del valore di Massimo Citi.
Graie, Conso, mi fa particolarmente piacere ti sia piaciuto SLA e soprattutto che tu non ti sia annoiata o peggio. Scrivere ucronia è spesso, purtroppo, una fatica abbastanza vana, nel senso che molti lettori, anche di narrativa fantastica, stentano a orientarsi in un universo possibile, simile al nostro ma non uguale. Il piacere di chi ne scrive e ne legge è quello di misurare il nostro universo con un metro diverso e inconsueto. pratica che in molti non amano.Grazie, davvero.
RispondiEliminaChe bella recensione, Consolata. E che citazioni inquietanti hai scelto. In particolare "il dono di soffermarsi su un solo pensiero per volta". Mi è entrata in testa come un tarlo (eppure avevo già letto il racconto). Questo dimostra che le recensioni non servono soltanto a raccomandare o meno un libro, permettono di vedere il libro che hai letto con gli occhi di qualcun altro. Quindi grazie.
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