Non ci sono molti visitatori oltre a noi, e sono per la totalità donne. Un gruppo composto da tre generazioni presumibilmente madre, figlia e nipote sui dieci anni, osserva i modelli uno per uno leggendo le spiegazioni, fotografando tutto mentre la figlia spiega minuziosamente il funzionamento e la nipote mette in azione i modelli entrandoci dentro e sperimentando di persona. Nel tempo che loro impiegano a arrivare al terzo modello noi abbiamo visto tutta la mostra. Quando ce ne andiamo sono lì che affrontano il quarto modello (ce n’erano una trentina) con l’appassionato interesse con cui si osserva qualcosa che piace, che incuriosisce, di cui non si vuole perdere neanche un particolare.
L’altra visitatrice è una ragazza giovane, molto elegante con il suo foulard e pardessus islamico, che arriva fino arrivo alla fine della mostra guardando e leggendo tutto, poi ricomincia da capo fotografando scritte e oggetti uno per uno.
Niente da fare, la scienza è donna a Kusadasi, la curiosità e la voglia di capire e imparare, foulard o meno, sono donna.
(Anche questo post è stato scritto in condizioni precarie, e se non è bello da vedere non è tutta colpa mia).
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