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martedì 4 giugno 2019

Charlotte Perkins Gilman, The yellow wallpaper

Di Charlotte Perkins Gilman ho letto molti anni fa Terradilei, regalatomi da un moroso gentile e attento ai miei interessi. Però, confesso, ne avevo completamente dimenticato il nome e quando un altro amico, artista raffinato e di gusti assai difficili, me la citò come sua scrittrice "gotica" preferita, proprio a proposito di The yellow wallpaper (La carta da parati gialla), non la riconobbi: ma corsi a procurarmi l'e-book, che ho trovato in inglese e unito a altri quattro racconti a modico prezzo su Amazon. C'è anche una versione in italiano, ma dagli scarsissimi commenti dei lettori direi che non vale la pena (tra l'altro è presentato come esempio di letteratura femminile inglese!).

Vita interessante quella di Charlotte Perkins Gilman, con risvolti insoliti. Forse meno interessante la sua prosa, ma davvero notevoli le idee e gli stimoli che si possono trarre dalla sua lettura. In questo The yellow wallpaper and other stories ci sono anche Three Thanksgiving, The cottagette, Turned, If I were a man. Il primo, e più famoso, viene presentato come descrizione di una depressione post partum di cui l'autrice soffrì dopo la nascita la prima figlia, e che venne curata secondo la teoria che le donne, di cui si ipotizzava una tendenza all'isteria, fossero intellettualmente inferiori agli uomini e che la causa dell'isteria risiedesse nell'utilizzo eccessivo della mente. Perciò la cura consisteva in una totale dipendenza dalla volontà e dall'autorità del medico, che comportava l'isolamento e il divieto di svagarsi in compagnia. Io però l'ho trovato molto interessante anche senza bisogno di limitarne il valore metaforico alla depressione. E' chiarissima, e impressionante, la descrizione di come una donna eccessivamente controllata dal marito - proprio in base al suo essere donna - finisca per perdere ogni nozione di se stessa come individuo, fino a recepirsi come una figura sul muro, prigioniera della spaventosa carta da parati gialla che tanto le fa orrore.

Molto più semplici, ma anche davvero soddisfacenti per come sono condotti e per le conclusioni, gli altri quattro, in cui alcuni luoghi comuni e cliché sulla femminilità sono rovesciati con pochi semplici tratti. In Three Thanksgiving una donna che invecchia viene assediata dai figli e un vecchio corteggiatore che "per il suo bene" la spingono a vendere la casa avita ormai spoporzionata per le sue esigenze, ma la protagonista trasforma proprio l'ingombrante proprietà in uno strumento per poter continuare a vivere come piace a lei, e lontana da legami oppressivi e limitanti; The cottagette è un rifugio incantevole in cui trascorrere le vacanze e trovare l'amore finché non si cerca di farne un luogo di cure domestiche e famigliarità quotidiana; Turned è l'utopia dell'alleanza femminile per superare le meschine contraddizioni dell'uomo padrone, e If I were a man è la rappresentazione di ciò che si vede attraverso gli occhi di un uomo, dei suoi pensieri sulle donne, insomma della visione maschile del mondo.

La via della salvezza per i personaggi femminili passa sempre attraverso il lavoro, che permette di emanciparsi senza più avere bisogno del maschio cui appoggiarsi. La donna prende in mano la propria vita e le proprie responsabilità, cosciente che andandosene, lavorando e rifacendosi una vita in autonomia e senza recriminazioni c'è la libertà. Insomma, per Charlotte Perkins Gilman le donne possono, e perciò non c'è lotta tra maschi e femmine, non c'è troppa sofferenza né l'ombra del vittimismo. E' una lettura forse semplice dal punto di vista letterario ma che ho apprezzato molto, di grande e serena soddisfazione, consolante e esaltante in tempi di metoo e femminicidi.   

     

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