Ma che saranno mai 'ste emozioni?
Sono della vecchia scuola, mi piace usare la testa e non la pancia quando affronto qualsiasi situazione. Se ci riesco, ovviamente, cosa che non succede sempre. Sul pc ho appiccicato una vignetta di Altan dove il solito tipo con il naso a proboscide dice: emozionatemi, sennò mi tocca di pensare. Negli anni c'è quasi sempre stata una vignetta di Altan sul mio pc, è un genio con la capacità di fotografare il peggio in una frase, e mi trovo sempre in assoluta consonanza con lui. Adesso navighiamo in questo brodo spesso, e sostanzialmente primordiale, di emozioni. E non quando baciamo il moroso o troviamo i ladri in casa, no, basta mangiare un cioccolatino o una pasta e fagioli. Adesso, anche entrare in un museo. Tutto deve comunicare emozioni, niente deve richiedere la vecchia trafila guardare, interrogarsi, pensare, capire. Per carità, troppo difficile, noioso. Richiede sforzo. Non sia mai che sudiamo e il cervello ci puzzi. Ma a parte queste amenità, io diffido delle emozioni perché sono ricattatorie, ottundono i sensi, offuscano la lucidità, sono già padrone di per sé di metà della nostra esistenza senza che gli affidiamo anche l'altra. Quella che faticosamente cerchiamo di governare con la razionalità. Piangere e ridere va bene, abbracciarsi come in un telefilm americano un po' meno, però ogni tanto fermarsi e riflettere un pochino a mente fredda prima di scegliere a me sembra indispensabile.
Assolutamente d'accordo. Diffido delle emozioni e mi fido soltanto del mio (vecchio) cervello. Cedere all'emozione del momento può capitare, siamo soltanto esseri umni, ma è salutare rifletterci su a posteriorì. Comunque, cedendo all'emozione, ti abbraccio.
RispondiEliminaQuello che mi infastidisce di più è che ormai tutti supinamente usano le stesse parole a prescindere dal significato, e ormai emozioni = roba buona, emozionato = straganzo ecc. Detesto questa sciatteria del pensiero (e mi faccio prendere dall'incazzatura, cioé emozione, cioé roba buona). Va be', Max, ci toccherà entrare in clandestinità e condurre la nostra lotta per la sopravvivenza della ragione con mezzi subdoli e disperati. Per il momento restituisco l'abbraccio e mi sciolgo in lacrime sulla tua giacca, poi razionaliziamo insieme il malfatto.
RispondiEliminaRazionalizziamo of course, l'emozione non giustifica gli errori di ortografia
RispondiEliminaAdoro questa tua forte presa di posizione Consolata (e Massimo); vorrei essere capace anch'io di valutare "un po' meno" le emozioni, ma secondo me bisogna anche averci la testa e la preparazione... Pensare, valutare, studiare: in effetti non son cose da tutti e le emozioni sono una scappatoia rapida e che chiunque comprende senza star su a pensarci troppo (appunto).
RispondiEliminaIntendiamoci: a me piacciono le emozioni, un sacco, ma concordo in piendo che il farsi (farmi...) guidare solo da quelle sia deleterio e non contribuisca per nulla a crescere intellettualmente.
Insomma, teoricamente sono con voi; nella pratica ho invece bisogno ancora di qualche decennio :)))
Un abbraccio (comunque).
Orlando
p.s. Altan è UN GENIO ASSOLUTO e io lo amo e lo adoro!!!
Eh, caro Orlando, la mia forte presa di posizione è un puro e semplice wishful thinking, nella realtà mi barcameno e soccombo, se c'è una che nella sua vita ha fatto una marea di cazzate sull'onda dell'impulsività (e per molte mi mordo ancora le mani e mi vergogno profondamente) quella sono io. Per questo penso che bisogna almeno provarci a riflettere, a usare la ragione, e soprattutto non sopporto questa stupida moda pubblicitaria dell'uso a tappeto di un termine che secondo me andrebbe usato con molta precauzione. Certo non bisogna reprimersi eccessivamente, nessuno vuole tornare al controllo totale delle emozioni, ma l'emozionarsi generalizzato mi sembra molto pericoloso. "Tira fuori le tue emozioni" va bene, ma prima di prenderle per oro colato magari pensarci un attimo non fa male. Ciao ciao ciao
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