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giovedì 28 aprile 2016

Letto due volte e sempre divertente: Alan Bennett

Alan Bennett è un autore che amo molto, lo ammiro e mi diverte, e molti dei suoi libri li ho trovati esilaranti; il mio preferito è forse La sovrana lettrice. Ma mi ha riservato una sorpresa agghiacciante - ho appena finito di leggere Scritto sul corpo, Una visita guidata e Signore e signori e mi apprestavo a farne una breve recensione. Prima ho controllato quello che avevo già scritto su Bennett e ho scoperto che non solo li avevo già letti ma ne avevo anche parlato su questo blog il 4/6/2008; il che significa, primo, che sono rincoglionita; secondo, che li ho ricomprati in digitale ma da qualche parte li ho anche in cartaceo. Per cui, depressa e piena di vergogna, ripubblico i due post che gli ho dedicato, pensando che, se venisse a saperlo, lui si farebbe un sorrisetto su questa triste vicenda e magari ci scriverebbe sopra un perfido monologo.

 Più che un libro, diciamo un autore che fa bene: Alan Bennett, inglese, romanziere, autore televisivo e commediografo, omosessuale, figlio di un macellaio e di una casalinga, tradotto da Adelphi. Scrive cose brevi e abbastanza micidiali, divertenti ma anche pungenti come spine nascoste. Consiglio vivamente i magistrali monologhi di Signore e signori, dove attraverso le parole in libertà di personaggi incapaci di vedere quello che hanno davanti al naso – veri monumenti all'autoinganno – scopriamo mondi di squallore, perfidia, dolore e menzogna, ma la scrittura miracolosamente leggera di Bennett tiene lontano qualsiasi patetismo e ci fa divertire con le assurdità che tutti quanti, forse, ci raccontiamo. Ancora più divertente, e meno cattivo, La sovrana lettrice, in cui Elisabetta II si abbandona alle gioie della lettura creando disagi e scompigli a corte. L'assurdità della situazione di partenza di Nudi e crudi si colora di un'ombra di angoscia se ci identifichiamo con i tranquilli protagonisti: che fare se una sera, tornando a casa, troviamo il nostro appartamento del tutto svuotato, compresi i portasaponi e la carta igienica? Lo svolgimento del racconto è privo di cadute, fino alla conclusione che non delude. Con La signora nel furgone facciamo conoscenza con un personaggio vagamente disgustoso, piuttosto antipatico, di non poche pretese e con le idee molto chiare: una barbona che si installa nel giardino dell'autore e ivi permane per diciott'anni. Nessuna melensa compassione, solo un rapporto paritario e schietto tra i due, malgrado l'evidente diversità di situazione e presa sul mondo. Con La cerimonia del massaggio ritroviamo lo sguardo maligno e divertito sulle debolezze e vigliaccherie degli uomini: alla cerimonia funebre di un massaggiatore molto popolare, tra i suoi clienti di ogni sesso serpeggia l'inquietudine finché non si scioglie il mistero sulle circostanze della sua morte. Malgrado il prezzo scandaloso (5,50 € per una cinquantina scarsa di pagine) consiglio anche Visita guidata, divagazione sull'arte e sui quadri della National Gallery di Londra, e Scritto sul corpo, lieve e vagamente reticente coming out. Alan Bennett è l'autore perfetto per questi giorni di pioggia, deprimenti e noiosi, in cui la compagnia di una voce divertente e intelligente, che consola mettendoci davanti alle nostre magagne e mostrandoci quanto siano una proprietà comune e condivisa, può essere un'ancora di salvezza. Inoltre la brevità dei testi aiuta a superare la mancanza di concentrazione che sovente accompagna l'inquietudine della pioggia che batte ai vetri.(4/6/2008)

 Ho molto amato altri libri di Alan Bennett (così a memoria, soprattutto La sovrana lettrice, La cerimonia del massaggio, Signore e signori) e anche questo l'ho trovato un bel libro, anche se molto diverso dalla maniera frizzante e spiritosa che contraddistingue l'autore. Qui siamo piuttosto nel campo della sobrietà che confina facilmente con la depressione. Almeno questa è l'impressione che mi ha lasciato, a lettura finita, Una vita come le altre. Forse non tutti i ricordi d'infanzia sono condivisibili senza il rischio di annoiare chi ascolta o legge. Il fatto è che quasi tutti hanno avuto almeno un paio di nonni/e, di genitori, zii e zie, fratelli ecc; e chi non li ha avuti, forse non è interessato a ascoltarne le storie, a meno che non cerchi rassicurazione sul fatto che è stato veramente fortunato fin dall'inizio. Ci vuole qualcosa che renda unico o universale il parentado altrui per farcelo sorbire. Quello di Alan Bennett secondo me non lo è. O almeno, rinunciando alla sua scrittura spiritosa e pungente, rinuncia a farcelo apparire tale. Figlio di un macellaio introverso e molto composto e di una casalinga gravemente depressa che trascorre anni dentro e fuori dalle cliniche psichiatriche, precocemente intelligente, studioso e esibizionista, Bennett cresce a Leeds in una normale famiglia piccolo borghese. Ci narra di suo padre e di sua madre, delle due sorelle della madre, di un segreto, il suicidio del nonno materno, gelosamente custodito per anni e scoperto per caso, delle gite e dei Natali, degli ultimi anni della madre in una casa di riposo anticamera della morte (indimenticabili le inservienti euforiche e affettuose). Forse a lui ha dato molto scriverne, forse è una specie di risarcimento o omaggio alla famiglia, ma ha me non ha lasciato molto. La parte dedicata agli ultimi anni della madre mi ha fatto pensare, per contrasto, a quanto mi aveva coinvolto un libro pur distaccato e minimalista come Ricordi di mia madre di Yasushi Inoue. Certo Una vita come le altre si fa leggere, è pur sempre l'opera di uno scrittore notevole, ci dà uno spaccato dell'Inghilterra dagli anni '30 agli anni '70 acuto e interessante, rappresenta in punta di penna dei caratteri che più british non si può. Ma forse un eccesso di britannico aplomb lo rende un po' freddo, forse, a dirla tutta, un po' depresso e deprimente. (21/4/11)

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