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martedì 12 maggio 2015

Shirley Jackson, La lotteria: i turpi segreti del New England, e Roald Dalh, Il libraio che ingannò l'Inghilterra: come scrivere un romanzo in quindici minuti

Di Shirley Jackson confesso che finora avevo letto solo il racconto La Lotteria che dà il titolo a questa breve raccolta, ma sono sicura che leggerò altro e mi sono già scaricata un paio di ebook. Morta nel 1965 appena quarantottenne, la scrittrice in vita rifiutò sempre di farsi intervistare e promuovere le sue opere che peraltro le avevano dato notevole fama, soprattutto, appunto, La lotteria. Quando, nel giugno 1948, questo breve racconto venne pubblicato su The New Yorker, la reazione fu immediata e prolungata, e i lettori sconvolti inondarono la rivista di  missive indignate o atterrite perché presero per reale la storia, in effetti piuttosto agghiacciante. In un sereno villaggio campestre di trecento anime, come da tempo immemorabile sta per svolgersi la lotteria annuale cui partecipa l'intera popolazione. Scritta con una prosa calma e attenta ai particolari, senza mai impennarsi, la vicenda ci porta a uno sviluppo tremendo e senza via d'uscita.

Tra gli altri racconti spicca Lo sposo, il magnifico ritratto di una donna che si aggrappa alle sue illusioni in un mondo che invece vede fin troppo chiaro, e la giudica senza pietà. Colloquio mette in scena in poche pagine il disagio di vivere in un mondo complessivamente sempre meno comprensibile, mentre Il fantoccio colpisce per l'acutezza delle descrizioni e la sottile inquietudine che suscita con la figura del ventriloquo. Traduzione di Franco Salvatorelli.

Anche se non è compreso in questa raccolta, si trova facilmente in rete il terribile Louisa, Please Come Home, racconto di una crudeltà quasi insopportabile uscito postumo. Insomma Shirley Jackson, amata da Neil Gaiman, Stephen King, Nigel Kneale e Richard Matheson, è un incontro recente ma che durerà a lungo.

Tutto sommato non regge il confronto il famoso Roald Dalh con Il libraio che ingannò l'Inghilterra.
Il racconto che dà il nome al volume è la divertente storia di un truffatore e della sua complice, che riescono a farla franca e vivere nel lusso finché inciampano su un errore davvero inaspettato, e nello stesso tempo del tutto prevevedibile... Si legge volentieri e in fretta, ma i personaggi troppo caratterizzati e privi di ambiguità tolgono fascino alla vicenda.  

Lo scrittore automatico, del 1953, è una satira piuttosto blanda del mondo letterario che affida il suo interesse alle fantasie suscitate dai primi computer. La macchina in grado di scrivere in pochi minuti qualsiasi romanzo facendo guadagnare milioni di sterline al giovanotto geniale e spregiudicato l'ha inventata mi ha fatto ripensare a quando è uscito Il nome della rosa di Umberto Eco, di cui si diceva con leggero disprezzo "l'ha scritto col computer" e anche per me, nella mia immensa ignoranza e superficialità, la cosa suonava come "se l'è fatto scrivere dal computer". Gente più furba di me mi ha spiegato quanto ero stupida, ma insomma una sorta di diffidenza evidentemente circolava nell'aria, accompagnata nel racconto di Roald Dalh da uno spirito un po' goliardico, non particolarmente sottile. Comunque un libro leggibile e distensivo. Traduzione di Massimo Bocchiola.   

5 commenti:

  1. A me la Lotteria l'ha raccontata, parola per parola o quasi, Silvia e sono rimasto sorpreso e impressionato dalla Jackson, persino se raccontata da terzi. Ma non ho più avuto il coraggio di leggerne personalmente. In casa credo abbiamo tutto ciò che è uscito in Italia della Jackson ma rimando il momento della lettura. Perché? Te lo dirò la prima volta che ci vediamo. Magari al Salone, se ti capita di andare. Ultima cosa, mi presti per LN queste due rece?

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  2. E "L'incubo di Hill House"?
    Uscto per Adelphi, un romanzo che mi è piaciuto un sacco!
    ...però a tutt'oggi è l'unico suo libro che ho letto.
    Ma questa recensione mi ha messo moltissima curiosità, quindi vedrò di recuperare (dato che, evidentemente, non mi bastano LE pile di libri che ho da leggere ^__^)
    Abbracci a te e anche a Massimo Citi :)
    Orlando
    (e i suoi guanti spinosi)

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  3. ...dimenticavo Roald Dahl: lo amo molto, ma è vero: alcuni suoilibri sono usciti decisamente meglio di altri. A me piacciono particolarmente Le Streghe, Il GGG (da cui è stato tratto un orrendo cartone animato...) e Matilde, da cui invece è stato tratto un film che, pur consapevole del suo scarso valore, amo molto :)
    O.

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  4. L'incubo di Hill House è uno di quelli che aspettano di fianco al mio letto (cioè nel mio kindle), mentre con Dalh per il momento soprassiedo. Ti contatto privatamente su fb per un consiglio per una mia amica, più tardi, onde evitare guanti spinosi anche a lei. Smack.

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  5. @Massimo: eppure ti ho risposto subito! ma la mia risposta non compare quindi immagino che dopo aver dimostrato che non sono un robot ho dimenticato di pubblicarla... :-( Je suis rinco.
    Ti dicevo che al Salone ci vado venerdì pomeriggio con Margherita Giacobino ma non siamo legate a filo doppio, se ci sei anche tu da qualche parte mi piacerebbe moltissimo incontrarti e farmi raccontare tutto a proposito di Mrs Jackson. E naturalmente, per le rece ti ringrazio dell'onore. Ciao

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