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lunedì 11 maggio 2015

Il guidatore nel panopticon e la donna che adora pulire: Lesley Thomson, The Detective's Secret

Mi rendo conto che recensire il romanzo di una scrittrice non tradotta in italiano può sembrare un inutile e stupido atto di snobberia, ma i libri di Lesley Thomson mi hanno acchiappato come mi capita raramente. Quest'ultimo, uscito all'inizio di aprile, l'ho aspettato con attenzione e l'ho scaricato appena ho potuto. Non sono rimasta delusa, e sono sicura che leggerò anche il prossimo annunciato per il 2016. The Detective's Secret ha gli stessi protagonisti dei precedenti, Stella Darnell, che dirige un'impresa di pulizie perché pulire è la sua passione e si dedica alle investigazioni perché è figlia di un poliziotto morto, e Jack, guidatore di underground dalle abitudini bizzarre e dal passato pieno di sorprese. La storia è forse un po' troppo complessa all'inizio ma poi prende slancio e ci si lascia affascinare dalla torre dell'acqua in cui Jack si trasferisce, alta sul Tamigi e piena di misteriosi rumori e di segreti, che ricorda il panopticon di Jeremy Bentham per la possibilità che offre di una visione a trecentosessanta gradi sul fiume, sul ponte di Hammersmith e sul quartiere limitrofo, dall'incubo dell'One under, il suicida nella metropolitana, dalle storie di bambini ormai adulti ma segnati da un passato più che oscuro, dalle persone che emergono inaspettate dall'altra parte del mondo, dal Tamigi e dalle sue maree, da Chiswick e le sue stradine lungo il fiume, l'isoletta con il giardino dei morti e molto altro... Non so bene perché Lesley Thomson e le sue storie siano così affascinanti. Certo sono letture di evasione, non è che abbia scoperto una nuova Orahn Pamuk (al momento ancora saldamente in cima al mio Olimpo letterario privato), non fa pensare né comunica particolari emozioni, ma è avvolgente, scrive molto bene, i suoi personaggi sono interessanti e soprattutto l'ambientazione fisica, la Londra quasi tridimensionale che esce dalle sue pagine, fanno venire voglia di continuare a leggerla come quando non si riesce a smettere di mangiare le ciliegie. Spero proprio che qualche editore italiano si decida a tradurla, per il piacere dei lettori che non hanno voglia di affrontarla in inglese.

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