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mercoledì 10 aprile 2013

Lettera a un'amica molto cara, che non la leggerà mai


Mia cara amica, questa lettera è proprio per te, anche se non è fatta di fogli fruscianti e macchie di biro. Se solo tu fossi nata qualche anno dopo avremmo la stessa dimistichezza con lo schermo del computer. Sei così attenta a quello che succede nel mondo, curiosa e lucida nei tuoi giudizi, non è certo per pigrizia che non sai niente di informatica. Il fatto è che hai novantaquattro anni, una bella età comunque la si guardi. Io la guardo su di te e vedo che è bellissima. Come te. Hai le guance rosa e i capelli bianchi, le mani trasparenti, gli occhi di cui non si capisce più il colore. Sei stata operata di cataratta per cui vedi molto meglio di me, leggi la guida del telefono senza occhiali. Sei un po’ golosa, ma mangi poco e due etti di cioccolatini ti durano al lungo. Soprattutto sei una gran chiacchierona, hai sempre un sacco di aneddoti da raccontare, complicate parentele e riassunti di vite lunghissime. Posti che hai visitato in epoche favolose, dolori terribili che nel trascorrere del tempo hanno assunto una patina nebbiosa, si sono smussati come ciottoli di mare. Li racconti molte volte, anche immediatamente di seguito, e ogni volta ci sono delle variazioni che mi sorprendono. Ti fermo e ti interrogo, e nelle tue risposte cambi ancora versione. Mi chiedi le stesse cose a distanza di pochi minuti, e le mie risposte scivolano via sulla tua memoria come le mie domande. Parlare con te è un incanto, le tue storie hanno l’andamento sinuoso della linea di schiuma sulla battigia, e lasciano tesori sulla sabbia proprio come le onde. Vanno e vengono, sempre uguali e sempre un pochino diverse. In confronto le cose che potrei raccontarti io sembrano acqua stagnante. Ti dico quattro volte dove ho passato l’estate scorsa, cinque volte quali film ho visto ultimamente, sei dove penso di andare l’estate prossima, sette che cosa sto scrivendo in questo periodo. Sei cortese, sai fare conversazione e ti interessi sul serio a me. Che ti dimentichi quello che dico nell’istante stesso in cui l’ho detto non conta, conta la tua premurosa gentilezza e la generosità con cui ti racconti. Ecco, questo è l’unica ragione per cui ti scrivo questa lettera. In fondo ci siamo viste ieri, anche se quando tornerò da te la settimana prossima mi dirai meno male che ti fai viva! ero proprio spersa, è tantissimo che non ci vediamo!. Però non ti ho mai ringraziato per essere diventata mia amica pochi anni fa, quando i novanta erano già vicini. Hai avuto voglia di avvicinarti a una nuova amica e scoprirti con generosità, raccontarmi i momenti più ricchi della tua vita. Per questo ti dico grazie, grazie della tua amicizia che mi ha fatto sentire importante. Forse tu mi dimenticherai, per poco o per sempre, ma io no. Almeno finché la memoria mi sosterrà.      

4 commenti:

  1. Bellissima. Veramente toccante. Ci rivedo un po' del mio racconto "Torino nella Mente", in cui nella scena finale compare una figura simile, che mi è molto molto vicina. Grazie Consolata.

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  2. Grazie a te, Daniele. E' una vera lettera, una vera amica. Di solito non scrivo mai cose che partono dalla mia vita, ma certe volte ci vuole... forse per esorcizzare le proprie paure.

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  3. Non sono mai riuscito a vederle così, le persone con l'Alzheimer. Mi provocano un vuoto dentro, un terrore che mi rende nervoso, brusco. Il tuo modo di raccontarlo è teneramente crudele, in tutto e per tutto degno di te ;-)
    Un bacione, finchè mi ricordo chi sei.

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  4. Lei non è malata, solo dolcemente e definitivamente svanita. Non può suscitare altro che un rispettoso affetto, anche per la generosità con cui ringrazia per quel poco tempo che le si dedica.

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