La
casa editrice arabAFenice di Boves mi è sempre piaciuta moltissimo. Fa libri
belli sia dal punto di vista contenutistico che estetico. Ne ho letti e
comprati parecchi, anche perché ha un altro merito: un suo banchetto è sempre
presente in tutti i mercati e le fiere (compresa quella del libro al Lingotto,
ovviamente), per cui, anche se forse non è granché presente in libreria, sono
al corrente dei suoi autori e delle sue uscite. Ha il grande merito di avere
ripubblicato romanzi illustri e dimenticati come I Sansôssí di Augusto Monti e Il regalo del Mandrogno
di Pierluigi e Ettore Erizzo, che consiglio di cuore a chiunque ami i romanzi
corposi, ricchi e di grandissima soddisfazione. Di Laura Trossarelli avevo già
letto Condannate Luigia Sola! (recensito in LN-LibriNuovi 44,
inverno 2007) e Eglantine,
il primo dei quali è la straordinaria ricostruzione di un fattaccio avvenuto
nella famiglia dell’autrice, e coperto in seguito da una damnatio memoriae totale. Questo
Donne in cerca di una ragionevole
felicità è tutt’altra cosa, un placido fiume senza mulinelli né rapide in
cui la vita scorre con forza ma anche con l’ineluttabilità che le compete e che
rende ogni avvenimento, anche il più doloroso, una semplice tappa del percorso.
È la storia di Estherine Frache dal 1875 al 1885, ambientata nelle valli
valdesi, tra Torre Pellice e Luserna San Giovanni, e in parte a Paraggi, in
Liguria, delle morti che la colpiscono e del coraggio con cui reagisce, della sua
generosità, delle nascite, di malattie, di bambini e animali, di vecchi, di
emigrazione e di ritorni, di amore e di tradimento, di cibo e passeggiate,
della storia valdese, insomma della vita in tutte le sue sfaccettature. Nessun
avvenimento sembra più importante di un altro, la morte di un cane o quella di
un giovane uomo, il tifo o i gatti di casa. Questo è il grande fascino del
romanzo, e insieme il suo limite. Fascino perché la lettura di Donne in
cerca di una ragionevole felicità rasserena, riconcilia con una dimensione
antica e piena di garbo, in cui si viveva senza fretta ma con profondità, con
la capacità di dedicare a ogni atto il giusto tempo, a ogni persona la giusta
attenzione. Limite perché la scelta di raccontare al presente una vicenda
assolutamente non visiva, ma anzi pacatamente riassuntiva, rallenta la lettura
e la rende sovente monotona. Ma sono peccati veniali. Molto interessante, poi,
è la descrizione della vita nel microcosmo valdese, pieno di civiltà e cultura,
capace di grandi slanci interclassisti ma alla fine non esente da ingiustizie.
un libro veramente bello,ti prende molto cosiglio di leggerlo.IO ho letto anche gli altri sono tutti molto avvincenti.
RispondiEliminaSono felice che siamo d'accordo.
RispondiEliminaooggi sono stata alla fiera del libro al forte di Fenestrelle ed ho preso Eglantine spero sia bello eavvincente come Donne in cerca di una ragionevole feicita.Lo leggo poi vi faccio sapere.
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