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sabato 9 gennaio 2010

Magda Szabò, La ballata di Iza

Da tempo non mi capitava di cascare in un libro come in questo, di avere voglia di tornarci, di essere presa dai personaggi o dall'ambientazione: non so nemmeno bene che cosa mi abbia presa in questa storia in apparenza così respingente. Ungheria 1960: in una cittadina di provincia muore un vecchio magistrato, la moglie, donna semplice e vitale, va a vivere con la figlia medico a Pest, lasciandosi alle spalle la vecchia casa e tutto il passato. Iza, la figlia, è una donna perfetta: medico di successo, più che sollecita con i genitori, generosa, sempre disponibile con i pazienti. Ma qualcosa non funziona nella convivenza a Pest. Mentre ci vengono svelati pezzi del passato della famiglia, l'epurazione del padre, il matrimonio e il divorzio di Iza, nuovi personaggi compaiono e impariamo a conoscerli con la stessa gradualità e circospezione con cui ci si avvicina alle nuove conoscenze nella vita reale, la madre (nel libro mai chiamata con il suo nome di battesimo, Etelka, ma sempre "la vecchia"), impara che l'amore può davvero essere cieco, e distruggere quello che crede di proteggere. Per Iza la lezione sarà più difficile da imparare e non meno dolorosa. Intorno vediamo la grande città, Pest, e la vita di provincia messe a confronto, assistiamo a momenti della storia dell'Ungheria a pezzi e per accenni, con un'attenzione ai particolari concreti, agli oggetti minuti della vita quotidiana, che già mi aveva incantato in La porta. Questa ballata di Iza (edizione originale 1963) è un romanzo profondo ma mai astratto, affascinante, avvolgente, dalla trama lineare ma ricca, scritto con la prosa lucida, minuta, precisa, controllata e miracolosamente naturale di Magda Szabò. Mi ha fatto anche particolarmente piacere ritrovare la scrittrice che avevo amato così tanto, perché invece ero rimasta insoddisfatta da Via Katalin. E' anche un romanzo molto attuale perché affronta (senza rudezze né cinismo, senza quello sgradevole atteggiamento di pragmatismo che si crede valore etico che oggi prevale quando si tratta l'argomento) il tema dei rapporti con i genitori anziani, la presunzione di superiorità verso tutto ciò che è passato, il senso della vecchiaia, i ruoli reciproci di giovani e vecchi, l'interrogativo della figlia "che cosa devo farmene di mia madre diventata vecchia", la risposta della madre "che cosa devo fare di me stessa ora che mia figlia mi vede come una vecchia".
Un libro bellissimo, di lettura facile e scrittura esemplare.

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