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mercoledì 11 febbraio 2009

Delitti di vino, Todaro editore, 2008

Per consolarsi di questi tempi bui, niente di meglio di un'antologia di racconti, che su di me ha lo stesso effetto di un barattolo di Nutella per Nanni Moretti. E questa volta sono capitata bene, al di là dell'inevitabile eterogeneità dei racconti e del fatto che, essendo un'antologia a tema, talvolta la necessità di infilare il vino da qualche parte produce risultati discutibili. Quindici autori, tra cui tre donne. Complimenti all'editore, che si mantiene nella media di qualsiasi evento culturale - un quinto bello tondo. Sono vetero e sono femminista, non posso fare a meno di notare questo squilibrio ingiustificato dal fatto che le donne scrivano poco - non è vero! -, non scrivano giallo-noir - è falsissimo -, scrivano male - non mi pare affatto. Comunque. Di questa antologia voglio parlare bene, niente polemiche. Almeno una parte dei racconti mi ha divertito. Vado per ordine alfabetico. Digli, di Franco Foschi, è curioso nella forma assai sperimentale, in cui molti messaggi di autori vari si intrecciano e sovrappongono per formare una cupa vicenda di prepotenza e corruzione. Massimo Marcotullio in Sei bottiglie diverte disegnando rapinatori gnocchi stile "soliti ignoti". Amaro calice di Ugo Mazzotta funziona perfettamente e per una volta anche la sorpresa finale sorprende. Tempo di vendemmia di Carlo Oliva è una bonaria favola ecologica condita di giallo, Appuntamento al buio di Riccardo Parigi e Masssimo Sozzi riesce a raggiungere una buona tensione con una vicenda furbetta e uno spruzzo di metaletteratura, anche Vino rosso di Luciana Scepi è efficace. Molto divertente e decisamente uno dei migliori L'oca magra di Eugenio Tornaghi. GialloTavernello di Nicoletta Vallorani è un tradizionale, e un po' scontato, mistero metropolitano.
Insomma, se la Nutella non vi piace, per riprendersi dopo un telegiornale efferato quest'antologia alcolica può funzionare.

sabato 7 febbraio 2009

Tutti in prefettura

Che momento deprimente. Leggere i giornali, uno dei miei piaceri quotidiani, mi fa stare malissimo. Gli articoli sul "caso Englaro" (non mi piace chiamarlo così, è per sintesi) mi mettono ansia, mi viene il batticuore, un senso di claustrofobia, e mi bastano i titoli per spingermi a girare pagina in frettissima. Peccato che alla pagina dopo trovo la fantastica invenzione dei medici trasformati in informatori della polizia. Poi il braccio di ferro tra palazzo chigi e quirinale (orride figure retoriche per evitare di nominare le persone), intercettazioni sì o no, ecc. Queste però sono cose che riesco a leggere, mi altero, per usare un eufemismo, ma è coinvolta più che altro la testa. Invece a proposito di Eluana perdo qualsiasi razionalità. Quello che mi colpisce non è il dibattito lecitissimo su una questione più che delicata, in cui non mi interessa neppure esprimere il mio parere che non ha nessuna autorevolezza. No, quello che trovo agghiacciante è la mancanza di pietas, di umana partecipazione, di comprensione, di rispetto, di capacità di empatia, di spirito cristiano se vogliamo parlare di qualcosa che non so che cosa sia. E questo, ovviamente, da parte di tutta la chiesa dal santo soglio (per continuare a non nominare le persone) alle cattedre cardinalizie e vescovili e le parrocchie e l'orrida base integralista, con la loro ostensione di disabili e la mala fede nel manipolare i termini della questione. Poi a ruota la posizione del governo, ma siccome da quelli non mi aspetto niente di diverso, mi arrabbio meno. Però vorrei sapere, il prossimo passo sarà il processo e la galera per i suicidi che non ce la fanno al primo colpo?
In questa tendenza allo stato etico, al normativo a oltranza, dove tutto quello che si può e non si può fare è regolato da leggi e decreti, la spossessione del corpo mi sembra un passo orribile. E molto pericoloso.
Adesso vado a testimoniare davanti alla prefettura, spero che saremo in molti malgrado il tempo schifido che spinge più allo shopping (altra parola che aborrisco!) che all'indignazione morale e politica. Per fortuna che sotto i portici ci sono molti extracomunitari che vendono ombrelli.