All'inizio del XX secolo, in Islanda, a Brekkukot, dove ora si estende la periferia di Reykjavik, esisteva un casale in cui chiunque avesse bisogno di un tetto gratuito poteva bussare con la certezza di essere accolto. Qui vive Bjorn, un vecchio pescatore stagionale che pratica una carità del tutto priva di sfumature pietistiche, naturale come il susseguirsi delle stagioni, e qui, da una madre che sta per emigrare e lo abbandona nelle braccia di Bjorn e della sua compagna, nasce Alfgrimur, il protagonista e io narrante. Con i nonni adottivi Alfgrimur trascorre una'infanzia felice, dividendo il sottotetto della casa con gli ospiti fissi, un'accolita di tipi strani che altrove sarebbero considerati relitti e a Brekkukot godono del rispetto e della dignità dovuti a ogni essere umano. A loro si aggiungono coloro che chiedono asilo per qualche tempo, come la donna che non vuole morire a casa sua per non disturbare e quella che crede di essere la reincarnazione di una principessa egiziana.
Nell'Islanda ancora esitante sulla soglia della modernità, la fama dell'isola odorosa di merluzzo e lompo è affidata alla misteriosa, ambigua figura del celeberrimo cantante Gardar Holm, che nessuno in patria ha mai sentito cantare. Proprio i ripetuti incontri con il cantante decideranno il destino di Alfgrimur, che voleva diventare pescatore di lompi, è sul punto di farsi sedurre dalla musica ma infine partirà per la Danimarca a completare gli studi. Romanzo corale e assai mosso, Il concerto dei pesci rappresenta con molta efficacia un mondo lontano, scomparso ma non idealizzato, non ancora schiavo del denaro, ricco di personaggi pieni di vita tra cui si staglia la figura di Bjorn di Brekkukot, ruvido e generoso, pescatore povero e senza istruzione ma portatore di una cristallina visione del mondo e circondato dal rispetto di tutti.
Questo romanzo, la cui edizione originale è del 1957, è una lettura che mi sento di consigliare vivamente a tutti coloro che sono curiosi del mondo e degli uomini. Ha una scrittura veloce e molto moderna (magistralmente resa dalla traduzione di Silvia Cosimini) e scandita in brevi capitoli, che acchiappa e induce alla lettura. Non dà lezioni, allude e rivela con mano leggerissima. Un bellissimo romanzo che fa venire voglia di leggere altri libri dell'autore, di cui la sempre meritoria casa editrice Iperborea ha tradotto anche L'onore della casa e Gente indipendente. E scoprire nella quarta di copertina che Laxness (Reykjavik, 1902- 1998) ha avuto il Nobel per la letteratura nel 1955 mi ha stupita per la mia abissale ignoranza, non certo per la qualità dello scrittore.
Mi è capitato una volta di leggere un elenco di premi Nobel per la letteratura, scoprendo così in maniera serenamente definitiva la mia ignoranza. Ricordo, tra gli altri, un certo Pontoppidan che fino a quel momento avevo creduto essere soltanto un pianeta del ciclo della Strumentalità di Cordwainer Smith...
RispondiEliminaRicordavo vagamente anche il nome di un tizio con una « x » che, a questo punto, penso sia il Nostro.
Comunque grazie per il consiglio, prezioso come sempre.
Sic transit gloria mundi... e certe volte, probabilmente, se lo meritano. Ma questo libro vale la pena di leggerlo, quindi elevo un pensiero riconoscente all'anima del Nobel.
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