A cura di Federica Altieri, Maurizio Dematteis, Marcella Rodino. Postfazioni di Fulvio Bonelli e Fredo Olivero.
Un libro veramente fuori dalla media, e decisamente al di sopra in quanto a interesse e significato. Un libro consigliato a tutti, e in particolare a quelli che temono gli immigrati senza mai averne avvicinato nessuno di persona, e mettono insieme tutti coloro che cercano di attraversare i nostri confini, ridotti a numeri che fanno paura perché vengono identificati tutti quanti come portatori di spaccio, ladri di posti di lavoro, pericoli sempre e comunque. Dimenticando che sono ormai 5 milioni, l'8,6% della popolazione italiana, e moltissimi altri continuano a premere per entrare.Questo libro fa un miracolo, cioè mette in contatto direttamente l'italiano e il profugo, chiamiamolo così. L'autore è un egiziano del Delta, da sempre desideroso di venire in Italia alla ricerca di una vita migliore. Kasem Mohammed Ibrahim racconta in prima persona la sua vita da ragazzo, da studente (non proviene da una situazione di miseria, ma non vedeva davanti a sé nessuna prospettiva di lavoro e miglioramento), la sua famiglia con cui continua ad avere fortissimi legami, gli indicibili sforzi fatti per riuscire ad arrivare in Italia, compresi due anni trascorsi in Libia perché di lì era più facile riuscire a trovare un passaggio. Le innumerevoli traversate che avevano sempre la solita conclusione, il rimpatrio. Finché non riuscì a arrivare a Torino dove comincò a lavorare da clandestino nell'edilizia (sapete quelli che si vedono arrampicarsi sulle impalcature senza precauzioni). Le difficoltà divennero altre, trovare lavoro sufficiente per vivere, trovare casa, e così via. Kasem riuscì a riprendere gli studi, trovare degli amici e una ragazza che gli voleva (e gli vuole) bene. Ma c'erano ancora le due "traversate" in più... Un gravissimo incidente sul lavoro e la massima ingiustizia, il carcere per un cavillo burocratico. Ma anche i mali talvolta lasciano delle conseguenze positive: Kasem ottiene finalmente il permesso di soggiorno, si laurea, ha due figli e si sposa, lavora in libreria e alla Cooperativa Sociale di Mirafiori, con l'aiuto della moglie e di due volontari del Gruppo Abele scrive il libro di cui vi sto parlando. Il bilancio alla fine è ampiamente positivo, ma il prezzo pagato è altissimo e ingiusto.
Molto coinvolgente alla lettura, "Tra terre amare" conserva il timbro della voce che parla, la narrazione è più emotiva che informativa, acchiappa e interessa, accenna e lascia interrogativi, non si vorrebbe abbandonarla più, viene da dire "dai, vai avanti", "spiegami meglio". Un grande plauso va ai tre italiani che hanno curato questo libro con l'autore, cui mi piacerebbe rivolgere qualche domanda proprio sul "come" è nato. Un testo importante, una storia a lieto fine che prospetta la possibilità di "una vita insieme" (come dice Fredo Olivero) in cui i vantaggi sono sia per chi arriva che per chi, almeno in teoria, accoglie.