Due poesie che amo moltissimo e che mi toccano sempre nel profondo.
Catullo è un poeta che ho studiato a scuola, cui sono riconoscentissima malgrado l'abbia odiata e patita (ero un'asina, sempre rimandata e spesso respinta) per avermi costretta a affrontare argomenti e letture che altrimenti non avrei neanche degnato di un'occhiata. Dandomi così la felicità duratura di scoperte magnifiche e amori che non muoiono, come appunto Catullo.
Guido Gozzano ho cominciato a leggerlo molto precocemente perché era
un grande amore di mio padre e lo è diventato anche per me. Poeta razionale, discorsivo, antilirico, raffinatissino, privo di illusioni e capace di ironia. Decisamente my cup of tea.
Catullo, Vivamus, mea Lesbia
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
Rumoresque senum severiorum
Omnes unius aestimemus assis!
Soles occidere et redire possunt:
Nobis, cum semel occidit brevis lux,
Nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
Dein mille altera, dein secunda centum,
Deinde usque altera mille, deinde centum
Dein, cum milia multa fecerimus,
Conturbabimus illa, ne sciamus,
Aut ne quis malus inuidere possit,
Cum tantum sciat esse basiorum.
(Viviamo, mia Lesbia, e amiamo, e infischiamocene delle critiche dei vecchi severi! I soli possono tramontare e risorgere: noi, quando la nostra breve luce tramonterà una volta sola, dovremo dormire un'unica notte eterna. Dammi mille baci, poi cento, poi altri mille, poi di nuovo cento, poi ancora altri mille, poi cento, e infine, quando ne avremo accumulate molte migliaia, li mescoleremo, per non sapere, e perché nessun malvagio possa farci il malocchio sapendo quanti baci ci sono - traduzione mia alla buona)
Guido Gozzano, La più bella
Ma bella più di tutte l’Isola Non-Trovata:
quella che il Re di Spagna s’ebbe da suo cugino
il Re di Portogallo con firma sugellata
e bulla del Pontefice in gotico latino.
L’Infante fece vela pel regno favoloso,
vide le fortunate: Iunonia, Gorgo, Hera
e il Mare di Sargasso e il Mare Tenebroso
quell’isola cercando... Ma l’isola non c’era.
Invano le galee panciute a vele tonde,
le caravelle invano armarono la prora:
con pace del Pontefice l’isola si nasconde,
e Portogallo e Spagna la cercano tuttora.
L’isola esiste. Appare talora di lontano
tra Teneriffe e Palma, soffusa di mistero:
"...l’Isola Non-Trovata!" Il buon Canarïano
dal Picco alto di Teyde l’addita al forestiero.
La segnano le carte antiche dei corsari.
...Hifola da - trovarfi? ...Hifola pellegrina?...
È l’isola fatata che scivola sui mari;
talora i naviganti la vedono vicina...
Radono con le prore quella beata riva:
tra fiori mai veduti svettano palme somme,
odora la divina foresta spessa e viva,
lacrima il cardamomo, trasudano le gomme...
S’annuncia col profumo, come una cortigiana,
l’Isola Non-Trovata... Ma, se il pilota avanza,
rapida si dilegua come parvenza vana,
si tinge dell’azzurro color di lontananza...