LA STORIA DEL TELESPETTATORE IMPRUDENTE
Una sera S.
si addormentò davanti al televisore acceso, e fu risucchiato nel bianco schermo
vibrante che illuminava a stanza col suo gelido riflesso. Non c'è bisogno di
dire che S. ne fu assolutamente felice: finalmente poté incontrare la
deliziosa famigliola che, grazie al pulito buono del detersivo xy, si sveglia
ogni mattina in un turbinare di candide lenzuola e tovaglie variopinte, poté
bere un aperitivo zz con la lasciva brunetta che non beve mai da sola, gustare
i magnifici pranzi che la solerte massaia riesce a combinare in tre minuti con
l'aiuto dell'elettrodomestico tuttofare abc, e mille altre esaltanti
esperienze.
Incontrò
tutti gli eroi e le eroine che lo avevano fatto sognare, che gli avevano dato fiducia
nell'esistenza di un mondo migliore, più pulito, deodorato, candeggiato, che beveva
spumanti d'annata, mangiava tonno morbidissimo e formaggi tedeschi, che
dormiva su materassi a molle e tra lenzuola e piumoni colorati, in cui i
bambini erano graziosissimi piccoli consumatori di merendine confezionate,
bibite frizzanti, pannolini a prova di pipì, scarpe e zainetti di marca.
E'
difficile descrivere la sua gioia, la letizia che lo pervadeva quando
camminava nei parchi in cui i vecchietti correvano con tute da jogging
firmate, nelle strade piovose in cui i passanti, tutti raffreddati, si
ficcavano gocce nel naso o ingurgitavano pastiglie che li rimettevano
immantinente in sesto, sulle spiagge in cui maliose ragazze esotiche facevano
il bagno in vasche trasparenti piene di bollicine azzurre. Come descrivere la
gratitudine commossa con cui riceveva tazze di caffè e bicchieri di digestivi
dalle mani stesse di divi famosi, e divideva il desco con bellissime attrici
che, premurose per la sua linea e la sua salute, usavano come condimento solo
purissimo olio di mais?
Ma la sua
felicità, purtroppo, non era destinata a durare in eterno. Un giorno si
accorse con orrore che in un angolo di questo paradiso occhieggiava
continuamente un rettangolo luminoso sul quale si susseguivano, in colori
smorzati, scene repellenti e insopportabili. Vi si vedevano bambini sporchi e
rompiscatole che, invece di giocare quieti e appagati con tablet e telefonino,
esigevano acquisti sempre nuovi da parte dei loro genitori, la maggior parte
dei quali erano grassi e mal deodorati, e siccome lavoravano troppo, erano
sempre nervosi e si bisticciavano tutto il tempo; le massaie, lungi dal
cucinare cantando i loro surgelati e le loro purè, si grattavano in testa con
le stesse forchette che usavano per girare l'arrosto, o cuocevano con aria
depressa insipide fettine, senza nemmeno insaporirle con dadi da brodo dal gusto
tradizionale. E che dire dei vecchi? Improvvidi, non si erano procurati una
vecchiaia serena autopensionandosi, non utilizzavano pannolini per gli
incontinenti né lasciavano le dentiere nell'apposito liquido pulente; anzi, per
la maggior parte si sbronzavano in silenzio, seduti su una seggiola e guardando
fisso dinanzi a sé. E gli adolescenti? Invece di cantare in coro felici bevendo
con la cannuccia dalle loro lattine, andavano male a scuola, si schiacciavano i
brufoli, si lavavano poco, le ragazze restavano incinte, i ragazzi avevano
incidenti di moto, si bucavano, violentavano turiste e handicappate, scippavano
le vecchiette e ammazzavano i genitori a colpi di padelle in acciaio
inossidabile...
Per un po'
S. riuscì a resistere al fascino malvagio dello schermo che lo ossessionava.
Teneva il capo voltato, si imponeva di fissare lo sguardo solo sulle vecchie
cascine nei cui forni a legna le crostate cuocevano come ai bei tempi antichi,
o sui magnanimi supermercati in cui vi era sempre l'occasione di trovare buoni
sconti, ripeteva come un mantra "dove c'è ** c'è casa" e "***,
morbida la vita!". Ma era difficile resistere. Continuamente l'occhio gli
cadeva sulle disgustose scene che avrebbe voluto cancellare. E venne il momento
in cui S. capì che la sua felicità diventava impossibile di fronte a quello
spettacolo: capì che doveva fare qualcosa.
Si avvicinò
allo schermo, lo spense. E in quel momento il signor S. morì.
Bello e ...così "vero"!
RispondiEliminaUn abbraccio
Grazie che mi hai letto Orlando!
RispondiEliminaLo trovo geniale. Temo che i telespettatori non leggano e non vogliano sentirsi descrivere come degli alieni o, meglio,alienati. Attendo il prossimo racconto.
RispondiEliminaGrazie @unknown! ma in fondo non siamo un po' tutti telespettatori? E' un dubbio che mi viene sovente. Pubblicherò presto un nuovo racconto e spero di non deluderti. Ciao.
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