Di Lucia Berlin ho amato senza condizioni La donna che scriveva racconti (e la bruttezza del titolo ancora mi stupisce) per cui mi sono precipitata a leggere Sera in paradiso con un po' di timore che si trattasse di un'operazione editoriale di ricupero di pagine scartate all'unico scopo di sfruttare il più che meritato successo della prima raccolta. Non è così, per fortuna. Certo, non tutti i ventidue titoli sono allo stesso livello, ci sono fulminanti ritrattini lunghi meno di una pagina e storie complesse, ma nell'insieme ce ne fossero di libri belli e appassionanti come Sera in paradiso!
Quello che c'è e di nuovo mi ha colpita con forza è la meravigliosa naturalezza della scrittura, la capacità di avvincere con niente, gesti e particolari minimi, o di dire cose tremende con la disinvoltura con cui si butta giù la lista della spesa. Di nuovo ho pensato che non ce n'è mai abbastanza di Lucia Berlin, che giunta in fondo al volume sarei andata volentieri avanti per altrettante pagine. Niente da fare, se una sa manovrare bene le parole si fa seguire ovunque, può raccontare frenetiche truffe infantili a El Paso o cavalcate e seduzioni nell'alta società del Cile, da Santiago a Lima a Panama a Miami a Albuquerque saltando da un aereo all'altro, e via andando in una specie di ricostruzione della sua vita a tappe, tra uomini bambini amiche droghe alcol e piccole azioni che si incidono come ferite negli occhi. Rimestando nell'autobiografia per creare storie fuori di lei, con personaggi ricorrenti ma visti ogni volta da una diversa angolazione.
La donna che scriveva racconti rimane il mio preferito, ma Sera in paradiso è disseminato di pagine brillanti come pietre preziose. Ci sono racconti rutilanti e stupefacenti come quello eponimo, che ci fa incontrare Ava Gardner, Richard Burton e Liz Taylor, e altri perfetti che funzionano lisci come ingranaggi. Sono storie che forse non restano tanto nella memoria, non ci sono plot complessi, gli sviluppi inaspettati sono lasciati cadere in mezzo al flusso di piccoli gesti come pezzi d'ambra in un fiume. Rimane piuttosto un'impressione di bellezza scintillante, come la coda di una cometa o una pioggia di stelle cadenti, una notte in spiaggia il 10 agosto. Per restare a Sombra, il mio preferito in assoluto, una tragedia si inserisce senza cambiamento di tono né enfasi in mezzo alla sontuosa descrizione di una corrida messicana, o a La mia vita è un libro aperto, in poche pagine è rappresentata una vita squinternata e talmente piena che avrebbe potuto dare origine a un romanzo fluviale. Ma Lucia Berlin evita gli approfondimenti psicologici, le spiegazioni, le interpretazioni, e racconta i fatti con voci plurime ma sempre profondamente implicate nei fatti. E incanta, non c'è altro da dire.
Una breve citazione che mi pare meravigliosa: Morire è come spargere mercurio. In un attimo torna tutto di nuovo insieme nel tremulo ammasso della vita (da Perdersi al Louvre). Io non amo gli aforismi ma questo mi pare perfetto, e lo farò mio.
Traduzione di Manuela Faimali, con una nota di Stephen Emerson e una postfazione del figlio Mark Berlin. Parecchi refusi nel testo.
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