Confesso che quando ho scoperto questa antologia, tredici racconti di autori illustri ispirati a quadri di Edward Hopper, mi è venuta l'acquolina in bocca e mi sono precipitata a acquistarla. Ma la delusione è stata cocente: un'accozzaglia di storie non so se riciclate o buttate giù con la mano sinistra, di cui solo tre, a mio parere, si salvano a pieni voti: quelle di Stephen King, Joe R. Lansdale e Lawrence Block. E lo dico con immenso dispiacere, per me che adoro i racconti è difficile ammetterlo ma questi sono veramente un prodotto letterario di seconda categoria, alcuni talmente banali e prevedibili da risultare imbarazzanti. Eppure i quadri di Hopper sembrano fatti apposta per fantasticarci su una storia, infondendo vita nelle figure raggelate in un attimo eterno o nei paeseggi immobili, vuoti, silenziosi. Ma tant'è.
Comincia Megan Abbott con Lo spogliarello: moglie tradita con
una spogliarellista, si vendica (o punisce il marito?) a modo suo. Mah. Poi Jill. D. Block con La storia di Caroline,
figlia abbandonata che cerca la madre, prosegue sulla strada della banalità imbarazzante. Che dire di Robert O. Butler e Soir Bleu? Trama insensata e cliché sulla maschera di Pierrot. Lee Child con La verità su quanto è successo dà voce a un agente FBI che racconta una storia che non ho assolutamente capito, e se qualcuno me la spiega gli sarò riconoscentissima. In Stanze sul mare, Nicholas Christopher intreccia un fascinoso racconto attorno a una casa misteriosa, ma l'accumulo di inesplicabile in poche pagine alla fine non convince. Michael Connelly, in Nighthawks,
è sufficientemente buonista da indurre l'investigatore Bosch a mentire per amore dell'arte e tenerezza per una ragazza in fuga, ma lascia il tempo che trova. L'incidente del 10 novembre di Jeffery Deaver è una parodia stanca e pesante della relazione di un agente segreto sovietico.
Meno male che poi arriva Stephen King con la La sala della musica e la sua coppia diabolica, velocissimo e inquietantissimo, magistrale. Il proiezionista di Joe R. Landsdale è un tizio un po' imbranato che ama il suo mestiere, si accontenta, ma se gli si parano sulla strada dei prepotenti sa che cosa fare... Discutibile la morale ma bello e angosciante il racconto. La donna alla finestra di Joyce C. Oates racconta i noiosi, molto ripetitivi, pensieri a incastro di due amanti che si odiano.
Kris Nelscott in Natura morta 1931 imbastisce una vicenda complessa ma lunga e sconclusionata su una bianca che, in piena grande Depressione, cerca di darsi da fare per i neri. Un esempio di quello che non dovrebbe fare un racconto: mettere troppi spunti in campo, dilungarsi e deviare a vuoto.
Jonathan Santflower con Finestre di notte crea un delinquente seriale contro le donne, anzi contro le dirimpettaie: finale a sorpresa più che prevedibile, storia banale e già letta migliaia di volte, e un presupposto insensato: che l'appartamento di fronte alla casa del cattivone venga sempre affittato a donne giovani, sole e vulnerabili. Invece la protagonista del divertente e ben congegnato Autunno, tavola calda di Lawrence Block è una tizia impoverita ma sveglia costretta a contare i centesimi, che sa inventarsi un modo assai creativo per sopravvivere.
Comunque è proprio il mio amore per i racconti che mi ha spinto a fare quello che generalmente evito, cioé parlare male di un libro. Ma i racconti, credetemi, possono e devono essere molto ma molto meglio di questi. Immagino che le brutte e ridicole mini biografie degli autori siano dovute al curatore Lawrence Block, che firma anche una breve introduzione. Belle traduzioni di L. Briasco, F. Deotto, L. Sacchini.
Ciao, bella. Avresti voglia di far fare un giro alla tua recensione su LN?
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