Giusto due parole per un Markaris del 2006 (2009 in Italia con la scorrevole traduzione di Andrea Di Gregorio), che ho appena finito di leggere nella sua sempre bella patria, La lunga estate calda del commissario Charitos, e non mi ha fatto cambiare opinione sull'autore. Ormai del tutto di maniera nella costruzione del mondo di Charitos (ah come cucina Adriana, ah quanto parla Adriana, la famiglia i consuoceri e il genero e quella Caterina che fa sempre l'uovo fuori dalla cavagna, e quanto è umano lui che ai tempi dei colonnelli non torturava e lasciava che il comunista Zisis fumasse una sigaretta vicino al termosifone - gli altri non si sa, sempre solo di quello si parla - come se non si decidesse a prendersi le sue responsabilità di essere un poliziotto, come se sotto sotto si vergognasse un po'). E poi, se la prima delle due vicende che si intrecciano ha un certo sapore di novità - anonimi terroristi sequestrano un traghetto Atene-Creta su cui si trovano la preziosa Caterina e il suo fidanzato Fanis -, la seconda, con le spietate esecuzioni di personaggi legati alla pubblicità televisiva, è veramente disarmante. Primo, non riuscirebbe a crederci neanche un bambino dell'asilo come favola della buonanotte, secondo, sempre lì vai a parare? Sempre a sgattare nel passato voi greci? Ma non vi è successo mai altro? Vediamo come Markaris metabolizzerà gli eventi di quest'estate. E speriamo gli diano una frustata di novità e rinnovamento tematico. Ela, Petraki mas, stupiscici, dai!
E se ne volete di più di Markaris, qui si parla di Prestiti scaduti.
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