Certo che di questi tempi nei paesi scandinavi i genitori vivono sonni molto tranquilli: quando gli nasce un figlio non devono più preoccuparsi che vada bene a scuola, o sia pieno di iniziativa o brillante, tanto da grande può sempre fare lo scrittore di noir. Mi piacerebbe vedere una statistica che mi spiegasse nero su bianco l'incidenza del numero dei giallisti sulla popolazione totale, la distribuzione geografica, la cronologia dell'insorgenza del fenomeno, il suo andamento ecc. Davvero, mi appassiona.
Con questo non voglio assolutamente dire che Åke Edwardson fosse un cattivo scolaro o che sia un cattivo scrittore, anzi. Ho letto ben quattro delle sue storie ambientate a Göteborg con il commissario di polizia Erik Winter come protagonista, che fanno parte, con una quinta che leggerò tra un po' perché adesso ho di meglio, della raccolta Winternovellen che comprende Balla con l'angelo, Grida da molto lontano, Luce e ombra, Senza fine, Il cielo è un posto sulla terra.
A questo proposito una piccola digressione: ho scaricato l'ebook, di Baldini & Castoldi, a prezzo irrisorio ma in condizioni veramente tremende: saltati tutti gli a capo dei paragrafi, neanche un salto di riga, e alla fine del secondo romanzo, alcuni capitoli del quarto. Più in là ovviamente non sono andata, e ho scritto per protestare a B & C, che nel frattempo aveva ritirato l'ebook. Be', al secondo tentativo (cioè al secondo degli indirizzi indicati nel sito) mi hanno immediatamente spedito il file corretto. Nei commenti su Amazon ci sono molte critiche alla traduzione di Giorgio Puleo che a me invece non è parsa male, è scorrevole e limpida, tranne qualche punto in cui non si riesce a seguire il senso, ma è poca cosa.
Le storie sono assai complesse e hanno il chiarissimo intento di accumulare paura e senso del male, cui i poliziotti reagiscono dimostrando fortissima empatia per vittime e un cupo orrore per gli assassini. I delitti sono efferati, barocchi, con una grande attenzione alla costruzione di scene complesse, teatrali, non descritte nei particolari ma "alluse" in modo da suscitare maggior raccapriccio. Spesso ci sono implicazioni sessuali, stupri, perversioni, ovviamente serial killer e cupi misteri legati al passato, ma anche una grande attenzione al presente, ai cambiamenti, ai giovani e ai loro riti e miti. Un grande spazio ce l'ha anche la musica.
Åke Edwardson è un narratore che chiede molto al lettore: usa una tecnica complessa, inserendo nello svolgimento della vicenda scene in cui il punto di vista è quello della vittima o dell'assassino, con lo scopo di evitare alla fine complicate e noiose spiegazioni. Ma io penso che sopravvaluti il lettore medio, e me di sicuro: alla fine posso dire che non ho capito molto di nessuno dei romanzi, mi restano buchi neri che però non mi disturbano perché diciamocelo, ormai nei thriller o noir che li si voglia chiamare, della soluzione non importa niente a nessuno, e certamente non all'autore che non ha più tempo da perdere in spiegazioni, tanto che ai lettori resta il dubbio se non sia saltata una parte del testo. Quello che conta è l'originalità del delitto, la sua spaventosità, e soprattutto ciò che vi sta attorno. Conta l'ambientazione, lo spessore e l'acutezza delle riflessioni sociali, la costruzione dei personaggi fissi e lo sviluppo delle loro problematiche personali e familiari. In questo bisogna dire che Åke Edwardson se la cava egregiamente.
A differenza del soporifero e ripetitivo Henning Mankell, questi romanzi sono molto acchiappanti, malgrado la complessità, la massa di dialoghi in cui si discutono le varie ipotesi, anche dal punto di vista psicologico, la minuziosità con cui sono seguiti i ripetuti tentativi, gli interrogatori, le visite a casa dei sospettati ecc, e danno parecchia dipendenza. Fanno un po' l'effetto dei cioccolatini, o delle noci, o di qualsiasi cosa vi venga in mente di quelle che ci si caccia in bocca una via l'altra senza riuscire a smettere.
Altra caratteristica è il numero e la varietà dei personaggi, alcuni dei quali molto originali. Il commissario Winter, all'inizio sciupafemmine in Armani dedito all'ascolto esclusivo di jazz e fumatore di sigaretti, si trasforma ahimé in compagno e padre noiosamente strattonato tra lavoro e famiglia, il razzista incazzoso Fredrik Halders si ammorbidisce perché gliene succedono di tutte, Hanne la pastora protestante che fa sostegno psicologico ai poliziotti stressati si trova a affrontare lei stessa un bel problema, e così via.
In conclusione, secondo me Winternovellen è un'ottima lettura se quello che si cerca è un rifugio amniotico in cui avvoltolarsi la sera prima di dormire, dinamico abbastanza da spingere a andare avanti, ben caratterizzato, spaventoso ma non problematico, il male è male e il bene bene, complicato ma in fondo accogliente perché se non si capisce va bene lo stesso, ci siamo divertiti, è questo che conta.
Con questo non voglio assolutamente dire che Åke Edwardson fosse un cattivo scolaro o che sia un cattivo scrittore, anzi. Ho letto ben quattro delle sue storie ambientate a Göteborg con il commissario di polizia Erik Winter come protagonista, che fanno parte, con una quinta che leggerò tra un po' perché adesso ho di meglio, della raccolta Winternovellen che comprende Balla con l'angelo, Grida da molto lontano, Luce e ombra, Senza fine, Il cielo è un posto sulla terra.
A questo proposito una piccola digressione: ho scaricato l'ebook, di Baldini & Castoldi, a prezzo irrisorio ma in condizioni veramente tremende: saltati tutti gli a capo dei paragrafi, neanche un salto di riga, e alla fine del secondo romanzo, alcuni capitoli del quarto. Più in là ovviamente non sono andata, e ho scritto per protestare a B & C, che nel frattempo aveva ritirato l'ebook. Be', al secondo tentativo (cioè al secondo degli indirizzi indicati nel sito) mi hanno immediatamente spedito il file corretto. Nei commenti su Amazon ci sono molte critiche alla traduzione di Giorgio Puleo che a me invece non è parsa male, è scorrevole e limpida, tranne qualche punto in cui non si riesce a seguire il senso, ma è poca cosa.
Le storie sono assai complesse e hanno il chiarissimo intento di accumulare paura e senso del male, cui i poliziotti reagiscono dimostrando fortissima empatia per vittime e un cupo orrore per gli assassini. I delitti sono efferati, barocchi, con una grande attenzione alla costruzione di scene complesse, teatrali, non descritte nei particolari ma "alluse" in modo da suscitare maggior raccapriccio. Spesso ci sono implicazioni sessuali, stupri, perversioni, ovviamente serial killer e cupi misteri legati al passato, ma anche una grande attenzione al presente, ai cambiamenti, ai giovani e ai loro riti e miti. Un grande spazio ce l'ha anche la musica.
Åke Edwardson è un narratore che chiede molto al lettore: usa una tecnica complessa, inserendo nello svolgimento della vicenda scene in cui il punto di vista è quello della vittima o dell'assassino, con lo scopo di evitare alla fine complicate e noiose spiegazioni. Ma io penso che sopravvaluti il lettore medio, e me di sicuro: alla fine posso dire che non ho capito molto di nessuno dei romanzi, mi restano buchi neri che però non mi disturbano perché diciamocelo, ormai nei thriller o noir che li si voglia chiamare, della soluzione non importa niente a nessuno, e certamente non all'autore che non ha più tempo da perdere in spiegazioni, tanto che ai lettori resta il dubbio se non sia saltata una parte del testo. Quello che conta è l'originalità del delitto, la sua spaventosità, e soprattutto ciò che vi sta attorno. Conta l'ambientazione, lo spessore e l'acutezza delle riflessioni sociali, la costruzione dei personaggi fissi e lo sviluppo delle loro problematiche personali e familiari. In questo bisogna dire che Åke Edwardson se la cava egregiamente.
A differenza del soporifero e ripetitivo Henning Mankell, questi romanzi sono molto acchiappanti, malgrado la complessità, la massa di dialoghi in cui si discutono le varie ipotesi, anche dal punto di vista psicologico, la minuziosità con cui sono seguiti i ripetuti tentativi, gli interrogatori, le visite a casa dei sospettati ecc, e danno parecchia dipendenza. Fanno un po' l'effetto dei cioccolatini, o delle noci, o di qualsiasi cosa vi venga in mente di quelle che ci si caccia in bocca una via l'altra senza riuscire a smettere.
Altra caratteristica è il numero e la varietà dei personaggi, alcuni dei quali molto originali. Il commissario Winter, all'inizio sciupafemmine in Armani dedito all'ascolto esclusivo di jazz e fumatore di sigaretti, si trasforma ahimé in compagno e padre noiosamente strattonato tra lavoro e famiglia, il razzista incazzoso Fredrik Halders si ammorbidisce perché gliene succedono di tutte, Hanne la pastora protestante che fa sostegno psicologico ai poliziotti stressati si trova a affrontare lei stessa un bel problema, e così via.
In conclusione, secondo me Winternovellen è un'ottima lettura se quello che si cerca è un rifugio amniotico in cui avvoltolarsi la sera prima di dormire, dinamico abbastanza da spingere a andare avanti, ben caratterizzato, spaventoso ma non problematico, il male è male e il bene bene, complicato ma in fondo accogliente perché se non si capisce va bene lo stesso, ci siamo divertiti, è questo che conta.
Grazie per la cortese presentazione. Non so se mai lo comprerò - ho una quantità formidabile di libri da leggere e non amo particolarmente il giallo - ma la tua rece mi sarà preziosa.
RispondiEliminaA proposito: non sto nemmeno a dirti qual è la seconda intenzione di questo intervento, tanto tu sei una che capisce subito. A presto!
E ciai ragione Max!
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