Giunta stremata alla fine dell'estenuante Il piccolo amico di Donna Tartt, ho esitato tra la voglia di scappare finalmente libera a correre nei prati e il desiderio di trarre qualche vantaggio dall'esperienza, per esempio una recensione. Perciò eccomi qui a lamentarmi dimenticando per un attimo uno dei miei motti, cioè "chi è causa del suo mal pianga se stesso". Lo so benissimo che non devo leggere letteratura nordamericana, almeno non i best seller né i fenomeni osannati dalla critica. Niente da fare, non li digerisco, proprio come l'aglio o le mozzarelle di bufala. Perciò gli appassionati e numerosi innamorati dell'autrice, caso mai si fossero imbattuti in questo blog, possono risparmiarsi di proseguire nella lettura.
Ho cercato notizie su Donna Tartt e ecco i risultati: nata a Greenwood, Mississippi, nel 1963, ha fatto ottimi studi con ottime frequentazioni di ottimi scrittori della sua generazione, e ha avuto un successo strepitoso nel 1992 con The secret history (in italiano Dio di illusioni, 1992), mentre The little friend è uscito nel 2002 (in italiano, Il piccolo amico, 2003, traduzione di Idolina Landolfi e Giovanni Maccaro) e l'ultimo, The goldfinch (Il cardellino, dovrebbe essere appena uscito o in uscita da Rizzoli) è del 2013. I lunghi silenzi tra i suoi libri hanno alimentato il mito, e per parte sua la scrittrice è molto riservata, evita le presentazioni e gli eventi mondani. Da quello che sono riuscita a capire ha vissuto molto tra Vermont, Virginia e New York, e non mi risulta svolga altre attività oltre alla scrittura. Di Dio d'illusioni tutti parlano benissimo, l'amica Carla Bronzino me lo consiglia, e magari prima o poi lo leggerò, quando mi saranno passati i nervi con Donna Tartt che mi ha presa per il naso per ben 681 pagine (nell'edizione italiana) eterne, immobili, ripetitive, dove non succede niente ma Donna Tartt mostra i muscoli, fa la ruota, si fa ammirare per come scrive bene, si autocompiace, accumula particolari del tutto inutili.
E brava lo è, intendiamoci, scrive tecnicamente benissimo, è sicuramente un'autrice molto dotata. Però è come se tutto si muovesse al rallentatore, anzi sotto una lente d'ingrandimento che si sposta lentissimamente da una riga all'altra. La vicenda si svolge nella città immaginaria di Alexandria nello stato del Mississippi nei primi anni '70, ma l'antefatto si svolge una decina d'anni prima: il piccolo Robin viene impiccato a un albero del suo giardino, e le indagini non riescono a identificare l'assassino. Harriet Cleve Dufresnes, sorella minore di Robin, quando compie dodici anni pensa di aver capito chi è il colpevole e decide di vendicare la morte del fratello. La aiuta Hely, ragazzino succube ma non troppo, insieme al quale mette in atto alcune imprese piuttosto demenziali. Harriet sospetta un vecchio amico di Robin, Danny Ratliff, sbandato e drogatissimo, e dà inizio alla caccia. La cosa si complica molto per la presenza di un predicatore che usa i serpenti durante i suoi sermoni; Harriet e Hely tentano di uccidere Danny rubando un cobra reale, finendo così in rotta di collisione con la delinquenziale famiglia Ratliff. Tutto si svolge in famiglia: quella di Harriett, antica, colta e illustre ma in piena decadenza, tutta femminile tranne un padre che se n'è andato e rappresenta l'assenza, e quella di Danny, composta di delinquenti e subnormali, bianchi poveri che vivono in roulotte, tutta maschile tranne una repellente nonna, e persino quella di Hely perché la sorella di Harriet, Allison, diventa la ragazza di Perm, suo fratello, come se l'autrice non riuscisse neppure a immaginare che si può mettere il naso fuori casa e fare due passi in giro senza incontrare parenti. Siccome siamo nel profondo sud c'è una nera, ma con poca fantasia è una amatissima cameriera-vicemamma che sparisce abbastanza presto e rimane il forte sospetto che sia stata messa lì per dimostrare che l'autrice non è razzista.
Ogni tanto, in particolare nel lunghissimo episodio dei serpenti e nell'inconsulto finale, scoppia un parossismo di azione che non porta da nessuna parte. Il finale, se non fosse così lento, più che tragico sarebbe quasi ridicolo, con un minimo di accelerazione potrebbe essere una comica finale. Ho letto alcune recensioni, soprattutto statunitensi, che invocano un editing spietato, lamentando che non non esistono più gli editor di una volta (tipo quello che ha creato il fenomeno Carver) e pur essendo d'accordo che certo un amico sincero che le avesse detto: qui ti ripeti, taglia un po', le sarebbe stato di grande aiuto e Il piccolo amico ci avrebbe guadagnato moltissimo a essere accorciato di parecchio, io non credo in questo tipo di operazioni. E alla fine nisba, nessuna situazione si risolve o si chiarisce, chi se ne frega se il lettore resta a bocca spalancata a chiedersi come ha fatto a essere così balengo da andare avanti per 681 pagine sperando di scoprire almeno la soluzione del mistero che mette in moto tutto. Eh no, Donna Tartt non è mica un banale scrittorucolo che conclude i suoi romanzi. No, zac, un bel taglio a metà inquadratura e noi dovremmo rimanere lì a pensare ai suoi antipatici personaggi e cercarci una soluzione da soli. Ma Donna Tartt, te ne dico una io che chiude la vicenda: abbiamo tutti molto di meglio da fare. E da leggere, grazie al cielo.
Avessi Letto prima il tuo commento, non avrei arrancato per metà del libro chiedendomi perché la sola idea di andare avanti mi facesse cadere le palpebre tipo saracinesca. Tra l'altro pensando che se tutti dicono che è bravissima ci sarà un motivo -io di solito credo nei bestseller! Niente, lo mollo, troppo noioso. Dio di illusioni l'ho già comprato, speriamo che sia completamente diverso. Utile recensione!
RispondiEliminaFelicissima che almeno la mia fatica a vuoto sia servita almeno a te! Ho dato un'occhiata al tuo blog, molto divertente, lo seguirò. Buone letture.
RispondiEliminaDopo aver letto (anzi, divorato) "Il Cardellino" e "Dio di illusioni", ne volevo ancora e così ho iniziato "Il piccolo amico".
RispondiEliminaAvevo letto questa recensione il mese scorso e temevo una delusione, invece mi sta piacendo moltissimo. Sono solo a pagina 80, ma se tutto il libro fosse così sarebbe comunque straordinario. Rido da solo, a volte sghignazzo, sul divano, a letto... e sto consigliandolo anche agli amici.
La cosa strana è che è diversissimo dagli altri due, "Il cardellino" è appassionante come se fosse stato scritto da Dickens, Twain, Dumas e Stevenson tutti assieme; "Dio di illusioni" è molto più drammatico, spesso angosciante e non ha quell'apertura e quella leggerezza che l'ultimo romanzo sorprendentemente rivela anche nei momenti più neri della storia.
Questo è un ritratto velenosissimo di un ambiente familiare ottuso, con una protagonista tremenda, una piccola misantropa che mi strappa l'applauso ad ogni pagina. Per certe caratterizzazioni dei personaggi mi ricorda addirittura Ivy Compton Burnett e i suoi ripetitivi teatrini di rigide maschere vittoriane, nei quali anche i bambini parlano come adulti. Mi sto immaginando chi potrebbe portare sullo schermo una storia del genere. Mi viene in mente solo Wes Anderson, autore di "Moonrise Kingdom" i cui protagonisti sono due dodicenni che scappano di casa (consigliatissimo! uno dei migliori film degli ultimi anni).
Ora riprendo la lettura, pregustando le avventure della terribile Harriet :-)
Oddio... adesso sono alla scena del teatro/sogno con Houdini e i pinguini! :-) :-)
Diego
Diego, beato te. ;-)
RispondiEliminaL'ho finito stanotte e, chiusa l'ultima pagina, la prima cosa che ho pensato è stata: ma che finale di m....! Insomma, Dio di illusioni mi è piaciuto, pur nel suo spleen...ma questo mi ha fatto sentire scema ad aver speso due settimane a faticare nella lettura...giuro non mi era mai successo con un libro! Mi sa che mi prendo una pausa da Donna Tartt. Il cardellino lo rimando a quando mi sarà sbollita la delusione per questo libro. Nel frattempo cercherò conforto nel mio caro, forse più commerciale, ma sicuramente più affidabile e gratificante Stephen King. Au revoir!
RispondiEliminaAnche io amo Stephen King e penso che sia un grande narratore, che crea ambienti, situazioni e personaggi estremamente convincenti (almeno fino a che non entrano in campo i fantasmi, che deludono sempre un po'). Ho appena finito Cuori in Atlantide che, pur letto nelle peggiori condizioni, mi ha dato molta soddisfazione. King lo trovo perfetto per viaggio, vacanze o tirare su l'umore se si è un po' depressi.
RispondiEliminaprima pensavo di essere io ad avere dei problemi ma a quanto pare è il libro ad averli! Sono arrivata a metà e a fatica vado avanti....che delusione.
RispondiEliminaCerte volte succede per fortuna!
RispondiEliminaSottoscrivo ogni riga. L'ultimo quinto di libro l'ho letto scorrendo velocemente le pagine cercando al volo i passi utili a mantenere un filo logico per il racconto, soffermandomi solo sull'episodio della cisterna.
RispondiEliminaNon ne potevo più di dialoghi inutili e descrizioni nei minimi termini anche di una semplice siepe o di un hotel abbandonato.
Nonostante questo però ieri ho visto nel garage di mia zia "Dio di illusioni" e ho deciso di dare alla Tartt una prova di appello...
Sono contenta che tu sia d'accordo, Matteo, e anch'io magari leggerò Dio d'illusioni di cui sento sempre parlare bene. Prima o poi. Più poi che prima perché ci sono sempre così tanti libri appetitosi impilati sulla mia scrivania che non so quando mi azzarderò a riprendere in mano Donna Tartt... Fammi sapere che cosa ne pensi quando l'avrai letto.
RispondiEliminaSiete meravigliosi: la recensione e quasi tutti i vostri commenti rispecchiano in pieno ciò che penso di questo mattone che poteva essere ridotto della metà senza perdere niente. Ho avuto bisogno di due giorni per disintossicarmi e riuscire a prendere un altro libro in mano 😑😑😑!
RispondiElimina@Annapaola ti auguro di tutto cuore che il prossimo libro sia bellissimo! e se lo è fammelo sapere, che sono sempre alla ricerca di libri belli.
RispondiEliminaHo scoperto Donna Tartt per caso, acquistando il Cardellino, che accomuno, in parte, al Piccolo amico. Troppo prolisso, anche se la storia ha un senso, la sua lettura lascia comunque insoddisfatti. Nel piccolo amico, ho cercato per centinaia di pagine un nesso, un colpevole, una risoluzione al mistero per cui era iniziata la storia. Mi è restato l'amaro in bocca a leggere quel finale tronco. Ho cercato di dare un senso alle centinaia di pagine, tanto per non sentirmi un po' idiota ad averlo voluto finire. Ho pensato che fosse un pretesto per ricostruire un momento storico e sociale di una cittadina del sud degli Usa. Se così fosse non è stato comunque centrato il concetto. Mi trovo perciò d'accordo con tutti i commenti precedenti.
RispondiEliminaForse, per dirla in due parole, Donna Tartt scrive strabene ma non ha granché da dire.
RispondiEliminaCercavo qualche opinione su questo libro,sono quasi a metà ma volevo sapere se valesse la pena di continuare. Lo trovo noioso, davvero a volte l'autrice si dilunga ma non arriva a nulla. Vorrei già conoscere il finale per poter chiuderlo definitivamente. Non accade nulla, ma cos'è sta roba? Per ora proseguo, vediamo fin quando riuscirò a resistere.
RispondiEliminaChiara
@Chiara: io non riesco a mollare un libro a metà e sono arrivata fino alla fine procurandomi un'irritazione che ci ha messo un po' a passare. Restare come allocchi con nessuna soluzione, come ci fa restare Donna Tartt, dà fastidio sempre, figuriamoci dopo ottocento e fischia pagine.
RispondiElimina"La leonessa bianca" di Henning Mankell o "60 racconti" di John Cheever, hanno ampiamente compensato e superato questo barile di melassa, se posso dare un suggerimento :)))
RispondiElimina@Annapaola: grazie per i suggerimenti, sempre graditissimi e quasi sempre seguiti (per questioni di tempo, sono curiosissima e se qualcuno mi dice che un libro gli è piaciuto non resisto, devo leggerlo anch'io).
RispondiEliminaprimo: il Cardellino, lungo ma appassionante, secondo me
RispondiEliminasecondo: dio di illusioni
terzo: il piccolo amico.
è la mia classifica,ed è anche l'ordine in cui li ho letti.....
strano ma vero: concordo con TUTTI i vostri commenti....
Da una parte critico l'autrice per molti aspetti e dall'altra la apprezzo tantissimo.
Colomba
@Colomba: mi sembra che il tuo sia l'atteggiamento giusto, il massimo di equilibrio che permette di apprezzare quello che si legge.
RispondiEliminaSecondo romanzo della Tartt che leggo, dopo Dio di illusioni. anche a me non è piaciuto il finale, ma appena ho terminato il libro ho provato quella speciale nostalgia che mi capita sempre di avere quando finisco un libro che ho letto proprio di gusto. sia il primo che il secondo sono particolarmente appassionanti nelle prime parti, quando l'autrice crea l'atmosfera ricca di emozioni e di suspance. delinea l'ambiente, i personaggi, l'enigma... Certo il finale è spesso deludente, alcune pagine puramente descrittive, potevano essere ridotte, ma credo che leggerò anche Il cardellino, perchè sta Tartt già mi manca
RispondiElimina@Paola: evidentemente Donna Tartt sa raggiungere l'obiettivo che ogni autore si propone, quello di diventare necessario al lettore, se no non si spiegherebbe il suo grande successo. Certe volte l'incontro non avviene, proprio come tra persone: non tutti ci si piace, non sempre ci si piace, ma questo non vuole dire che non si può piacere. Un giorno o l'altro troverò il tempo e la voglia di leggere Dio di illusioni, e magari anch'io imparerò a apprezzarla.
RispondiEliminaIo sono più o meno a metà tomo, e sto arrancando anche io purtroppo. Mi spiace leggere che non migliora né si risolve nel finale. .. il punto è che ho amato tantissimo Donna Tartt sia per Il cardellino (che ho trovato addirittura avvincente) che per Il dio di illusioni. Pensavo di leggere questo per eleggerla definitivamente mia scrittrice preferita , ma credo che attenderò il prossimo romanzo (è quindi il prossimo decennio ) ^_^
RispondiEliminaBe', ti auguro vivamente che sarà meglio @Olga... In realtà penso che sia molto probabile, perché l'autrice ha talmente tanti fedeli ammiratori che gli altri suoi romanzi devono essere belli per forza. Buone letture nel frattempo, per occupare i dieci anni d'attesa ;-)
RispondiEliminaScoperta per caso questa autrice. Ho finito di leggere "Dio di Illusioni" e mi è piaciuto davvero tanto. Ho avuto l'insana idea di acquistare "Il piccolo amico" e leggendo i vostri commenti mi vorrei attaccare alla canna del gas. Ahahahah!!! :D
RispondiEliminaIl libro è qui davanti a me pronto per incominciare a leggerlo.... che dio ce la mandi buona :D
@Sara: magari invece ti piacerà moltissimo (come ai milioni di fan di Donna Tartt) e allora riscriverai a questo blog per coprirmi di contumelie e disprezzo... io ho avuro la sfortuna di leggere questo per primo, per cui non c'era nessun precedente a rendermi più in sintonia con l'autrice. Buona fortuna ;-)
RispondiEliminaDonna Tartt penetra a fondo nella tenebra dell'animo umano. Non vi è nascondiglio o piega o anfratto che non sia esplorato fino ad un epilogo che,talvolta,epilogo non è. Poichè semplicemente alcune verità rimangono lì. Immote. Come la grande,ciarliera famiglia di Harriet. I lutti non vengono mai davvero vissuti,quindi mai elaborati e superati. Libro magistrale.
RispondiEliminaDonna Tartt penetra a fondo nella tenebra dell'animo umano. Non vi è nascondiglio o piega o anfratto che non sia esplorato fino ad un epilogo che,talvolta,epilogo non è. Poichè semplicemente alcune verità rimangono lì. Immote. Come la grande,ciarliera famiglia di Harriet. I lutti non vengono mai davvero vissuti,quindi mai elaborati e superati. Libro magistrale.
RispondiEliminaCerto è un libro notevole, perché ha stuoli di appassionati cultori che lo difendono con foga e perizia. Io non ne faccio parte m riconosco il merito.
RispondiEliminaIl Cardellino è assolutamente su un altro pianeta rispetto ai primi due. L'ho letto per primo e mi e rimasto, a distanza di mesi, nel cuore. Lo consiglio a tutti! Gli altri due... delusione...pagine su pagine..divorate per la magnifica scrittura ma dove succede il nulla o quasi... speriamo tra 10 anni la Tartt ne scriva un altro ancora meglio del Cardellino!
RispondiElimina@anonimo: Il cardellino è del 2013, bastano sette anni! Auguro a te e ai numerosissimi fan di Donna Tartt che il suo prossimo libro sia magnifico. Grazie per avere letto e commentato.
RispondiEliminaio sono a meno 200 pagine circa dalla fine, e leggendo i vostri commenti sono tentata di lasciar perdere e dedicarmi ad altro seppure anche al commerciale King!
RispondiEliminapeccato perché dopo aver letto Dio di Illusioni ( che mi è molto piaciuto, soprattutto nella costruzione dei personaggi) ero indecisa tra Il Cardellino e questo, e ho voluto procedere con ordine, ma mi sa che per ora ho chiuso con Donna Tartt!!
@anonimo: benvenuta nel club! io avevo intenzione di leggere "Dio di illusioni" di cui tutti parlano così bene, ma non ho mai trovato il tempo né la voglia. Il "commerciale King", secondo me, è un grandissimo narratore, ci sono pochi capaci come lui di creare un mondo credibile in cui far succedere cose incredibili. Se non li hai già letti, ti consiglio "22/11/63", "Duma Key" o i bellissimi racconti di "Stagioni diverse" e "Il bazar dei brutti sogni", tutti recensiti in questo blog.
RispondiEliminaAppena ultimato "Il piccolo amico", che ho letto dopo "I miserabili". Intendevo prendere una pausa prima di affrontare un altro Classico. Pessima idea. Prolisso ed inconcludente. Scrittrice assai sopravvalutata.
RispondiEliminaPersonalmente ritengo che questa recensione del “piccolo amico” sia irrispettosa. Le recensioni dei blog devono certamente rispecchiare il giudizio di chi li scrive ma non possono includere commenti maleducati e poco rispettosi nei confronti dell’autrice del libro recensito. Commentare che noi lettori abbiamo meglio da fare che leggere i libri di Donna Tartt è molto scortese, a mio parere. Non prenderla male, scrivo questo come consiglio (a questo servono i commenti giusto?), per evitarti che altri lettori un giorno possano pensarla come me, ovvero che per le future recensioni è meglio consultare un altro blog.
RispondiEliminaIo mi affido spesso ai blog di lettura ma non sopporto le recensioni insolenti, per quanto il libro mi possa essere sembrato prolisso, noioso e quant’altro.
Spero la prenderai nel modo giusto
La prendo come va presa, cioè continuo a essere del mio parere, che abbiamo tutti, in quanto lettori (e qui sono presuntuosa: ci sono milioni di lettori che hanno apprezzato questo romanzo, a quanto pare) molto, ma molto di meglio da fare che leggere i libri di Donna Tartt. Grazie al cielo. E non entro nel merito della cortesia, che mi pare del tutto fuori tema in questo caso. Se perdo una lettrice, oltretutto così garbata, mi dispiace tantissimo, ma di nuovo grazie al cielo, ci sono tanti lettori e tanti blog, la scelta è libera. E anch'io continuerò a scrivere liberamente quello che penso di quello che leggo.
RispondiEliminaTrovo questa recensione e buona parte dei commenti che la accompagnano decisamente superficiali. Donna Tartt ha scritto tre indimenticabili capolavori. Poco importa se non avete scoperto chi era l’assassino, non era quello il punto. Come se poi non esistessero casi irrisolti nel mondo “reale”. E comunque non avevate comprato un giallo. Il romanzo dà spazio a tantissime riflessioni. L’origine del male, gli effetti della marginalizzazione, le conclusioni affrettate, l’orgoglio, l’egoismo, i disturbi post-traumatici, la psicosi esotossica, solo per citarne alcune. Auguro a tutti un felice anno nuovo.
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