E' a Milos, proprio quella della Venere, si chiama Theorichia e sta in una zona detta Paliorema. Milos è piena di miniere, a cielo aperto o in galleria, e di impianti industriali, di scivoli per imbarcare i minerali, di zone dove non si può circolare o lo si fa a proprio rischio e pericolo. E' un'isola muscolare, virile, sovente selvaggia. Per scendere a Theorichia si deve percorrere una strada che si inoltra in una valle che sembra la bocca dell'inferno. L'odore di zolfo, bisogna dire, aiuta l'immaginazione.
Milos è bellissima. E' piena di grotte sia in terra che in mare. Per nuotare è fantastica. E' spazzata dal vento, ma ci sono parecchi nascondigli e ripari per chi non vuole essere visto. Milos era un'isola di pirati. In un posto chiamato Sarakiniko hanno scavato magazzini nella roccia per nascondere il bottino. In un altro posto i primi cristiani hanno scavato lunghe catacombe.
Si fanno molti chilometri di strada sterrata, poi si può lasciare la macchina in un grande spiazzo disseminato di cristalli di zolfo. Si scende a piedi, anche se ogni tanto qualche 4x4 o qualche moto si spinge sino alla spiaggia. Secondo me se ne pente quando ormai è troppo tardi per fare dietro front.
In fondo c'è il mare, sulla sinistra gli impianti di estrazione e trasporto dello zolfo, sulla destra i locali dove veniva preparato al trasporto e gli alloggiamenti degli operai. A Adamas, il porto centrale di Milos, c'è un bel museo minerario dove si possono vedere dei video con interviste a vecchi minatori che raccontano le condizioni di vita nelle miniere negli anni dopo la seconda guerra mondiale. Molte erano le donne che ci lavoravano. Avete letto, per caso, Germinal di Zola? Be', è una buona occasione per farlo. Magnifico romanzo, e impressionante. I video del museo di Milos fanno piangere.
L'acqua è pulitissima e trasparente, ma sul fondo ha una patina gialla. Zolfo. Ha odore di zolfo, e il colore dello zolfo.
Macchinari abbandonati arruginiscono sulle pietre.
C'è un'unica tamerice sotto la quale stare, e nel raro caso che ci siano più gruppi di bagnanti, per avere un po' d'ombra rimangono solo le basse arcate di un ponte che sembra del tutto pleonastico. Ma forse esistono stagioni anche a Theorichia, primavere piovose in cui i torrenti si buttano a rotta di collo giù per la valle infernale. Forse.
Fin dalla prima volta che ci sono venuta, anni fa, volevo scrivere una storia che si svolgesse qui, ma non ci sono ancora riuscita.
Eppure le tracce di chi ha vissuto e lavorato qui sono tante. Negli edifici dal tetto sfondato ci sono ancora le reti metalliche, gli armadietti e i lavandini.
Ma un giorno a l'altro, sono sicura, quella storia nascerà e io la stamperò e ne porterò una copia alla minera, per nasconderla in un armadietto o in un cunicolo dalla bocca spalancata verso il mare.
Davvero un post affascinante, non ho parole anche per la fatale invidia. Ma un'invidia particolare, quella di non riuscire a condividere un passato cosi' diverso. Tantissimi auguri per il tuo romanzo :-)
RispondiEliminaSai una cosa che mi consola nei momenti di noia? Che al mondo ci sono tanti posti belli, dove vale la pena andare anche a costo di fare qualche fatica perché ti ripagano sempre, e tanto. Theorichia è uno di quei posti, per me. Un po' magico e un po' spaventoso. Ma ormai lo so per certo, nella mia precedente incarnazione ero un'isola greca, o un teastall indiano ;-)
RispondiEliminaSmack smack smack.
Grazie perché sai dire così bene quello che oscuramente sento.
RispondiEliminaCiccio: <3
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