Il nostro vulcanico Massimo Tallone ha fatto di
nuovo centro con Il fantasma di piazza
Statuto (edizioni e/o), pezzo di bravura in cui dà voce a Annetta, quasi
settantenne governante della famiglia Doro e ex portinaia nel medesimo stabile.
La storia è un vero giallo come Dio comanda, con scale che scricchiolano,
dipinti misteriosi, galleriste procaci, morti e investigatori privati (per
quanto sui generis). In più ci sono medium,
sedute spiritiche e fantasmi. Un pittore morto, fruscii notturni, segreti
sepolti in un computer. Il tutto a Torino, che è sempre una gran bella location,
in luoghi ben descritti e riconoscibili, con una piccola trasferta in collina,
giusto il tempo per una marenda sinoira.
E abbandonato per una volta il Cardo, scorrettissimo, puzzone e sgangherato
eroe dei suoi precedenti romanzi, questa volta Massimo Tallone, con l’esilarante
monologo interiore di Annetta che copre
tutta la vicenda del romanzo, ha creato un distillato di sabauda riservatezza, perbenismo,
rispetto per le regole, consapevolezza dei ruoli sociali, amore per le tradizioni,
il tutto condito da un filino di tranquilla ironia. È un ricamo bandera per
voce sola, una coperta all’uncinetto di parole precise come la vita e
divertenti come un solletico beneducato. Non dirò una parola di più sulla
storia perché qui c’è il mistero, e il plot non tollera spiate. Chi poi avesse
la nostalgia del Cardo, delle sue schifezze e della sua abilità a dipanare
misteri, non ha che da aspettare l’autunno, quando uscirà la sua prossima
avventura.
Ciao Conso e grazie della rece. Nella libreria dove che ultimamente frequento non l'avevano ma glielo prenoterò. Non essendo torinese, la curiosità per Torino non mi è mai passata.
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