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martedì 10 aprile 2012

R. Raj Rao, The boyfriend - Il mio ragazzo


Un romanzo molto divertente, molto curioso, molto interessante e anche molto ben scritto. Ci racconta un’India che probabilmente non molti occidentali conoscono. Siamo a Bombay quando ancora si chiamava così, nei primi anni ’90 del secolo scorso. Yudi, giornalista free-lance poco più che quarantenne, di casta bramina, orfano di padre, vive solo benché sua madre sia ancora viva: e questo suscita stupore nella società indiana familistica e bigotta. Ma Yudi vuole vivere come piace a lui, e portarsi a casa i ragazzi che incontra soprattutto nei gabinetti delle stazioni ferroviarie per un po’ di sesso senza strascichi. E una volta incontra Milind, diciannovenne fuori casta che diviene ben presto il suo ragazzo, il suo amore. Tutto li separa: l’età, la posizione sociale, la cultura, il denaro, il desiderio di Yudi e l’ambiguità di Milind. Ciononostante la relazione funziona, i due vanno anche a fare un viaggetto fino a Sravanabelagola, famoso centro di pellegrinaggio jainista in Karnataka (ma le motivazioni che li spingono non sono purissime…). Io non vi racconto altri fatti, se volete un riassunto dettagliato leggete l’edizione Penguin che ha una quarta di copertina che fa venire voglia di sparare a chi l’ha scritta. Certo The boyfriend non è un giallo, ma ha senso bruciare tutti, ma dico tutti gli snodi narrativi senza pietà? E io che mi danno per scrivere recensioni che dicano qualcosa senza rivelare niente del plot? Mah. Misteri dell’editoria inglese. Comunque nella vicenda c’è posto per l’amore, il dolore, le contraddizioni sociali, le convenzioni e le tradizioni (la cacofonia è voluta), con un’apertura ottimista e vagamente cinica nel finale. R. Raj Rao è scrittore molto smaliziato, ma qui, a differenza dei racconti, non si lascia andare a sperimentazioni o vezzi di stile. Racconta in maniera diretta, priva di sentimentalismi, con molto humour in controluce, sa essere crudo senza mai superare il limite del compiacimento, diverte e fa pensare parecchio. In tutto ciò c’è un personaggio femminile, Gauri, che è il più stupido, da un punto di vista narrativo, che abbia mai incontrato. Una specie di grottesca caricatura di donna, talmente esagerata e scervellata che in certi punti viene da chiedersi se R. Raj Rao abbia mai rivolto la parola a una donna reale in vita sua. Però, però… siccome, l’ho già detto, è uno scrittore molto smaliziato, probabilmente sapeva benissimo quello che stava facendo. Ho pensato all’effetto che devono avere sui lettori maschi le schiere di uomini grezzi, insensibili, traditori, gnocchi, noiosi, che popolano i romanzi scritti da donne: forse lo stesso che a me fa la povera Gauri.
Un romanzo consigliato a tutti, di argomento agrodolce e di lettura veloce e spigliata, molto interessante per chi conosce l’India e sicuramente fuori dai cliché dei romanzi scritti in inglese per conquistare il pubblico anglofono con folklore e luoghi comuni sui “colori e profumi” d’India.
Il mio ragazzo di R. Raj Rao è pubblicato da Metropoli d’Asia con traduzione dall’inglese di Sara Fruer, glossario a cura di Sara Bianchi.       

1 commento:

  1. tanto per restare in tema : Funny boy , di Shyam Selvadurai. Non in India , ma a Ceylon. Ben più personale e doloroso, meno easy e trendy di Raj Rao.

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