Un
romanzo molto divertente, molto curioso, molto interessante e anche molto ben
scritto. Ci racconta un’India che probabilmente non molti occidentali
conoscono. Siamo a Bombay quando ancora si chiamava così, nei primi anni ’90
del secolo scorso. Yudi, giornalista free-lance poco più che quarantenne, di
casta bramina, orfano di padre, vive solo benché sua madre sia ancora viva: e
questo suscita stupore nella società indiana familistica e bigotta. Ma Yudi
vuole vivere come piace a lui, e portarsi a casa i ragazzi che incontra
soprattutto nei gabinetti delle stazioni ferroviarie per un po’ di sesso senza
strascichi. E una volta incontra Milind, diciannovenne fuori casta che diviene
ben presto il suo ragazzo, il suo amore. Tutto li separa: l’età, la posizione
sociale, la cultura, il denaro, il desiderio di Yudi e l’ambiguità di Milind. Ciononostante
la relazione funziona, i due vanno anche a fare un viaggetto fino a
Sravanabelagola, famoso centro di pellegrinaggio jainista in Karnataka (ma le
motivazioni che li spingono non sono purissime…). Io non vi racconto altri
fatti, se volete un riassunto dettagliato leggete l’edizione Penguin che ha una
quarta di copertina che fa venire voglia di sparare a chi l’ha scritta. Certo The boyfriend non è un giallo, ma ha
senso bruciare tutti, ma dico tutti gli snodi narrativi senza pietà? E io che
mi danno per scrivere recensioni che dicano qualcosa senza rivelare niente del
plot? Mah. Misteri dell’editoria inglese. Comunque nella vicenda c’è posto per
l’amore, il dolore, le contraddizioni sociali, le convenzioni e le tradizioni
(la cacofonia è voluta), con un’apertura ottimista e vagamente cinica nel
finale. R. Raj Rao è scrittore molto smaliziato, ma qui, a differenza dei
racconti, non si lascia andare a sperimentazioni o vezzi di stile. Racconta in
maniera diretta, priva di sentimentalismi, con molto humour in controluce, sa
essere crudo senza mai superare il limite del compiacimento, diverte e fa
pensare parecchio. In tutto ciò c’è un personaggio femminile, Gauri, che è il
più stupido, da un punto di vista narrativo, che abbia mai incontrato. Una specie
di grottesca caricatura di donna, talmente esagerata e scervellata che in certi
punti viene da chiedersi se R. Raj Rao abbia mai rivolto la parola a una donna
reale in vita sua. Però, però… siccome, l’ho già detto, è uno scrittore molto
smaliziato, probabilmente sapeva benissimo quello che stava facendo. Ho pensato
all’effetto che devono avere sui lettori maschi le schiere di uomini grezzi,
insensibili, traditori, gnocchi, noiosi, che popolano i romanzi scritti da
donne: forse lo stesso che a me fa la povera Gauri.
Un
romanzo consigliato a tutti, di argomento agrodolce e di lettura veloce e
spigliata, molto interessante per chi conosce l’India e sicuramente fuori dai
cliché dei romanzi scritti in inglese per conquistare il pubblico anglofono con
folklore e luoghi comuni sui “colori e profumi” d’India.
Il mio ragazzo
di R. Raj Rao è pubblicato da Metropoli d’Asia con traduzione dall’inglese di Sara
Fruer, glossario a cura di Sara Bianchi.
tanto per restare in tema : Funny boy , di Shyam Selvadurai. Non in India , ma a Ceylon. Ben più personale e doloroso, meno easy e trendy di Raj Rao.
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