Pagine

Pagine

martedì 6 aprile 2010

EMILIA BERSABEA CIRILLO, UNA TERRA SPACCATA, Edizioni San Paolo

Emilia Bersabea Cirillo, architetto che vive e lavora a Avellino, è una scrittrice che accanto a un respiro nazionale ha conservato legami fortissimi, carnali, con la sua terra. Ha iniziato con una raccolta di racconti, Fragole (Filema 1996), in cui erano già presenti molti dei suoi temi più personali, l'attenzione alle problematiche sociali e umane, la sensibilità civile, il mondo femminile, la cura delle cose concrete e degli affetti, le sapienze antiche, l'Irpinia. Uno dei più belli tra questi racconti, Angele, è stato inserito nell'antologia After the War: A Collection of Short Fiction by Post-War Italian Women (Italica Press, N.Y. 2004) con il titolo di Angels. Vengono in seguito le bellissime prose di Il pane e l'argilla (Filema 1999), un viaggio in Irpinia interamente dedicato agli aspetti più segreti e più autentici della sua terra, con illustrazioni di Giovanni Spiniello. Con Fuori misura (Diabasis 2001) torna al racconto di cui è maestra, e infatti vi compare Il sapore dei corpi che ha vinto il Premio Arturo Loria 1999 per il miglior racconto inedito. Il romanzo L'ordine dell'addio (Diabasis 2005), ambientato in un paese dell'Alta Irpinia, è stato finalista al Premio Domenico Rea. Suoi racconti sono apparsi inoltre nelle antologie Il Semplice n.3 (Feltrinelli 1996), Gli esiliati (Avagliano 2002) ottenendo il Premio Internazionale di Narrativa "Lo Stellato" con il racconto Il violino di Sena, Le parole dei luoghi (Avagliano 2007), M'AMA (Il Poligrafo 2008), e il recentissimo Le frane ferme, quattro racconti sull'Irpinia (Mephite 2010).
Con questo suo quinto libro riesce a darci un romanzo che unisce una storia di sentimenti, un'evoluzione anche esistenziale della protagonista, alla denuncia senza sconti delle storture politiche e degli interessi sotterranei che minacciano l'integrità dell'Irpinia. L'incipit è folgorante: La sola volta che ho visto Filippo nudo è stato da morto. Chi parla è Gregoriana de Felice, geologa incaricata di fare la perizia che darà il via alla costruzione di un'enorme discarica nel territorio incontaminato di Pero Spaccone al Formicoso, in provincia di Avellino. Le tocca la dolorosa esperienza di riconoscere il corpo di Filippo Ghirelli, morto durante le manifestazioni degli abitanti del Formicoso che si oppongono alla scempio del loro territorio. Di qui seguiamo i ricordi di Gregoriana, l'incontro con Filippo nell'albergo di Napoli dove entrambi alloggiavano, lei in trasferta da Roma, lui stabilmente dopo averne ceduto la proprietà in gestione. Per Gregoriana era stato l'inizio di un doppio cammino destinato a portarla da una parte a sconvolgere i propri riferimenti affettivi, dall'altra a scoprire un mondo fino a quel momento sconosciuto – un mondo in cui si trovano a affrontarsi persone che vogliono difendere le proprie radici, la terra coltivata dai loro avi, e forze senza scrupoli mosse solo da interessi economici. In questa vicenda così attuale spicca la figura sfuggente e affascinante di Filippo, che forse nella passionalità di Gregoriana e nella sua presa di coscienza civile trova un momentaneo sollievo al male di vivere, ma poi, troppo carico di misteri e passato, sprofonda senza possibilità di salvezza. Intorno si muovono personaggi minori ma vividamente scolpiti, l'anziano cameriere Ivano, i colleghi di Gregoriana, sua madre e Giuseppina che l'accudisce, Enzo l'amante, il bell'ingegner Misuraca, gli operai del cantiere, i manifestanti. Altrettanta importanza ha il Formicoso, terra amata e bellissima, la "terra spaccata" del titolo, che nasconde nelle sue viscere acque e grotte misteriose, mentre in superficie i suoi abitanti si muovono con il passo silenzioso ma inesorabile di un quarto stato ancora capace di combattere. In una Napoli assediata dai rifiuti, tra le sale silenziose dell'albergo e i suoi giardini segreti, si consuma invece senza ardere l'attrazione tra Filippo e Gregoriana, che dopo i giorni convulsi del Formicoso può tornare a Roma più consapevole se non più felice. In filigrana, ma potente, c'è la critica alla società corrotta e spietata che non esita a distruggere uomini e natura per amore di guadagno.
Un romanzo molto ricco e insieme essenziale, senza sbavature, scritto in una prosa asciutta ma capace di slanci poetici e eleganze sorvegliatissime.

Nessun commento:

Posta un commento