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giovedì 6 marzo 2008

L'attimino fuggente

E' ormai sparito nelle nebbie del passato l'attimino, insieme alla rucola, alle spalle imbottite, al Chivas Regal, a tangentopoli, agli yuppies. Ci si può pensare con una certa tenerezza, fa parte dei classici, come piacere, la mia signora, nella misura in cui, il proletariato, il tinello, piccoli marcatori linguistici della storia che abbiamo attraversato. Ma siccome a me piace avere sempre degli arcinemici, ecco che dalle bocche televisive e dalle penne giornalistiche spuntano frotte, legioncelle di nuovi piccoli mostri fatti apposta per turbarmi i sonni. Sono della specie più subdola: insinuanti, carezzevoli, irresistibili, appiccicosi, contagiosi. Apparentemente amichevoli ma letali. Ecco che arriva il risottino mozzafiato, la scoperta devastante, la gonnetta intrigante piuttosto che i pantaloni autoironici. Assolutamente sì. Assolutamente no. Assolutamente. E poi si fa sesso, oh quanto si fa sesso! Una volta ho sentito una colta e gentile relatrice di un convegno che faceva scrittura. Grande! Secondo me avrebbe fatto meglio a far sesso alla grande, anzi a scopare come ai bei vecchi tempi.
So di essere mooolto pistina, e so anche che le mie idiosincrasie lasciano il tempo che trovano perché intanto tutti se ne pascono alla grande mentre a me viene l'orticaria solitaria, tipico morbo del giapponese rimasto a far la guerra nella giungla. Faccio scrittura per fare resistenza. O magari faccio solo pena.

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