Perihan Mağden è una scrittrice turca piuttosto nota in patria dove ha subito un processo politico per le sue opinioni di giornalista, e tradotta in molte lingue. In Italia è pubblicata da Scritturapura, casa editrice molto attenta agli autori stranieri e turchi in particolare, con la traduzione di Barbara La Rosa Salim. Su questo blog ho già parlato di Ali e Ramazan.
Stella non scappare più è un romanzo basato su un'idea fulminante: in una Turchia contemporanea che pare presa da tutto tranne che dalla politica e dalla religione, Sun, adolescente sbandata con una famiglia difficile alle spalle, nutre una passione totalizzante per Stella, cantante pop e idolo delle folle. Per un colpo di fortuna riesce a intrufolarsi nella sua lussuosa villa sul Mar Nero, e lì per qualche tempo vive nascosta dormendo nello sterminato guardaroba di Stella coprendosi con le sue pellicce, mangia quello che riesce a rubacchiare, beandosi della vista da lontano della sua Stella e bagnandosi nella sua piscina. Dopo un po' viene scoperta prima dalla servitù, una segretaria tuttofare, un cuoco gentile e comprensivo e molti altri che ruotano intorno a Stella e dipendono dalla sua benevolenza e dal suo umore.
A un certo punto Stella si accorge della sua presenza, che non ha bisogno di spiegazioni perché può confondersi in mezzo alla folla di persone che approfitta della cantante e sfruttandone la fragilità. Stella è una creatura piena di debolezze e dipendenze, che vive fluttuando in un mondo privo di concretezza, al di sopra e al di fuori delle convenzioni sociali, libera e promiscua, abituata a avere tutto quello che vuole e spendere senza limiti. Si incuriosisce della ragazza, la attira nella sua orbita, la vizia cercando di renderla simile a sé fisicamente e anche psicologicamente. Il loro rapporto si fa sempre più stretto, vagamente morboso e forse con una connotazione sessuale che però non diviene mai esplicitata.
La narrazione procede in modo un po' ripetitivo e privo di sorprese, tanto che a un certo punto viene il sospetto che l'autrice non riesca a sviluppare in modo del tutto soddisfacente l'idea iniziale, la cui potenza si sgonfia e si perde. Non svelo il finale per non fare spoiler, ma un sospetto di moralismo o almeno di perbenismo, o magari di ingenuità, lo rende forse un po' deludente. Però Stella non scappare più secondo me è un romanzo da leggere senz'altro, non fosse che per l'immagine assolutamente inedita e nuova della società turca che offre. Lo consiglio vivamente, purché si tenga presente che non è un capolavoro ma un ritratto lieve, molto leggibile e veloce, di una vicenda insolita e attuale. Mi piacerebbe sapere quanto c'è di realistico in questo ritratto di una Turchia frivola e ricca, dedita a tutti i vizi che il denaro può offrire.
Pagine
▼
Pagine
▼
mercoledì 22 luglio 2020
giovedì 16 luglio 2020
Un romanzo coinvolgente e attualissimo: Saleem Haddad, Ultimo giro al Guapa
Oltre a avere dei bellissimi occhi Saleem Haddad è nato nel 1983 in Kuwait da
genitori di nazionalità varia (iracheno tedesca la madre, palestinese libanese il padre), è vissuto in Giordania, Canada e Gran Bretagna dove vive attualmente, ha lavorato in Siria, Yemen e Iraq per Medici Senza Frontiere eccetera eccetera. Ha quindi tutte le carte in regola per diventare un autore di best seller da lanciare sul mercato internazionale, ma la verità è che nel suo romanzo d'esordio, Ultimo giro al Guapa, risulta del tutto convincente come scrittore.
In un paese del Medioriente che non viene mai nominato come non ha nome il presidente di cui si parla spesso, in un periodo che possiamo immaginare attorno alle primavere arabe, il giovane Rasa vive con la nonna, rigida custode delle usanze e del conformismo, perché il padre è morto e la madre se ne è andata molto tempo prima. All'inizio succede il fatto attorno al quale ruota l'intero romanzo, a parte i flash back: la nonna, Teta, aprendo di notte senza preavviso la porta della camera di Rasa, lo scopre mentre fa l'amore con l'amico Taymour, che di lì a pochi giorni deve sposarsi. A partire da questo nodo narrativo si dipana, con molta abilità costruttiva, l'intreccio della vita di Rasa e dei suoi amici, alternativi, omosessuali, insofferenti sia del conformismo che della violenza governativa, e anche dell'integralismo che soffoca e avvolge ogni opposizione al potere. Una gioventù inquieta e frustrata, che non sa bene che cosa fare e non si adatta.
Rasa passa alcuni anni negli stati Uniti a studiare ma nemmeno lì riesce a integrarsi, e torna in patria dove fa il traduttore e l'interprete dall'inglese insieme a un'amica. Non è musulmano ma soprattutto è fuori dalle dinamiche politiche, a parte l'insofferenza per la violenza e l'ottuso dispotismo del governo, che reprime naturalmente anche gli omosessuali incarcerando e picchiando a sangue Maj, drag queen che si esibisce al Guapa e amico di sempre di Rasa, con cui condivide la vita quotidiana, le amicizie e la frequentazione del locale, oasi di libertà nell'opprimente atmosfera della città senza nome dove si svolge la vicenda. La sua è la storia della ricerca di un'identità e una libertà personale più che politica, in tempi complicati e contradditori. Si parla di amici, d'amore, d'esperienze di vita, di dinamiche e tragedie familiari, ma anche della crisi della società araba tra dittatura e integralismo, in un modo estremamente accattivante e tutto sommato leggero, anche se le tematiche sono drammatiche. Non è un romanzo pesante né angoscioso, anzi, attira il lettore nel mondo difficile di Rasa senza mai annoiarlo.
Naturalmente, trattandosi di un romanzo, non si deve confondere con un'autobiografia, ma si può pensare che tra Rasa e Saleem Haddad ci siano molti punti in comune, o comunque che l'autore sa di che cosa parla per esperienza diretta. Omosessuale e molto coraggioso, ora vive a Londra con un compagno e un cane, e nel 2016 ha pubblicato su Facebook una foto travestito con una drag queen che ha causato scandalo, e il suo libro si può trovare in qualche libreria di Beirut e Amman, ma, per esempio, non in Egitto (la foto si può vedere qui)
genitori di nazionalità varia (iracheno tedesca la madre, palestinese libanese il padre), è vissuto in Giordania, Canada e Gran Bretagna dove vive attualmente, ha lavorato in Siria, Yemen e Iraq per Medici Senza Frontiere eccetera eccetera. Ha quindi tutte le carte in regola per diventare un autore di best seller da lanciare sul mercato internazionale, ma la verità è che nel suo romanzo d'esordio, Ultimo giro al Guapa, risulta del tutto convincente come scrittore.
In un paese del Medioriente che non viene mai nominato come non ha nome il presidente di cui si parla spesso, in un periodo che possiamo immaginare attorno alle primavere arabe, il giovane Rasa vive con la nonna, rigida custode delle usanze e del conformismo, perché il padre è morto e la madre se ne è andata molto tempo prima. All'inizio succede il fatto attorno al quale ruota l'intero romanzo, a parte i flash back: la nonna, Teta, aprendo di notte senza preavviso la porta della camera di Rasa, lo scopre mentre fa l'amore con l'amico Taymour, che di lì a pochi giorni deve sposarsi. A partire da questo nodo narrativo si dipana, con molta abilità costruttiva, l'intreccio della vita di Rasa e dei suoi amici, alternativi, omosessuali, insofferenti sia del conformismo che della violenza governativa, e anche dell'integralismo che soffoca e avvolge ogni opposizione al potere. Una gioventù inquieta e frustrata, che non sa bene che cosa fare e non si adatta.
Rasa passa alcuni anni negli stati Uniti a studiare ma nemmeno lì riesce a integrarsi, e torna in patria dove fa il traduttore e l'interprete dall'inglese insieme a un'amica. Non è musulmano ma soprattutto è fuori dalle dinamiche politiche, a parte l'insofferenza per la violenza e l'ottuso dispotismo del governo, che reprime naturalmente anche gli omosessuali incarcerando e picchiando a sangue Maj, drag queen che si esibisce al Guapa e amico di sempre di Rasa, con cui condivide la vita quotidiana, le amicizie e la frequentazione del locale, oasi di libertà nell'opprimente atmosfera della città senza nome dove si svolge la vicenda. La sua è la storia della ricerca di un'identità e una libertà personale più che politica, in tempi complicati e contradditori. Si parla di amici, d'amore, d'esperienze di vita, di dinamiche e tragedie familiari, ma anche della crisi della società araba tra dittatura e integralismo, in un modo estremamente accattivante e tutto sommato leggero, anche se le tematiche sono drammatiche. Non è un romanzo pesante né angoscioso, anzi, attira il lettore nel mondo difficile di Rasa senza mai annoiarlo.
Naturalmente, trattandosi di un romanzo, non si deve confondere con un'autobiografia, ma si può pensare che tra Rasa e Saleem Haddad ci siano molti punti in comune, o comunque che l'autore sa di che cosa parla per esperienza diretta. Omosessuale e molto coraggioso, ora vive a Londra con un compagno e un cane, e nel 2016 ha pubblicato su Facebook una foto travestito con una drag queen che ha causato scandalo, e il suo libro si può trovare in qualche libreria di Beirut e Amman, ma, per esempio, non in Egitto (la foto si può vedere qui)