tag:blogger.com,1999:blog-40659311885477050422024-03-13T05:40:52.023-07:00Anaconda Anoressicaconsolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.comBlogger640125tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-46066773138080552062024-03-02T08:13:00.000-08:002024-03-02T08:13:36.096-08:00Chi si ricorda del Capodanno del 2000? Non più mille, un racconto ormai preistorico<p> </p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"></p><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyd4FMGGr7-GVsv_h4gPJhqA1Okzh8BT19GRiiOBBor4S2p96CZmq5hOzYhKMfBpkzupm8GzEYV_XLE9-KE3aYcA3G4slJiXTdORYj_0eE9EOVbhbB02yvNyQ8mKTfdjjvJuKQuuzhgNthmDOVi7NF08SdrPdVGXA7ozNFqPxr06_mBAxdraxLBdRC28UR/s640/IMG_3020.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyd4FMGGr7-GVsv_h4gPJhqA1Okzh8BT19GRiiOBBor4S2p96CZmq5hOzYhKMfBpkzupm8GzEYV_XLE9-KE3aYcA3G4slJiXTdORYj_0eE9EOVbhbB02yvNyQ8mKTfdjjvJuKQuuzhgNthmDOVi7NF08SdrPdVGXA7ozNFqPxr06_mBAxdraxLBdRC28UR/s320/IMG_3020.jpg" width="240" /></a></p><span style="font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">La donna
camminava lentamente</span> <span style="font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">facendo dondolare con una mano un parasole</span> <span style="font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">di seta
color crema.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Portava un abito scollato
di pizzo nero e tacchi altissimi che la facevano barcollare. Mi chiesi come
potesse sopportare il gelo della notte invernale. Vista da dietro, la sua
figura sottile faceva pensare a una giovinezza inoltrata e un’espressione
meditativa. Quando la superai e mi volsi a guardarla, vidi invece che era quasi
vecchia e sotto alle spesse lenti da miope piangeva lacrime così brucianti da
esalare vapore. “Non si sente bene? Le serve qualcosa?” le chiesi. Non è mia
abitudine rivolgere la parola per strada a donne sconosciute, ma quella era una
notte speciale, sembrava che tutti conoscessero tutti e parlassero con tutti.
Lei scosse il capo, forse non mi vide nemmeno, tra il buio, le lenti e le
lacrime. Non insistetti, perché ero in ritardo. Viola, vestita di lamé
d’argento, mi aspettava nella baraonda della sua casa profumata di fiori e
frizzante di champagne, calda di cibo, vibrante di musica e dell’allegria di
chi in quel momento stava pensando: “Purché mi basti il fiato ancora per tre
ore, due ore, un minuto, dong! Mezzanotte!” Nella strada non c’era più nessuno.
I caroselli con il claxon schiacciato, le urla ubriache, i fuochi artificiali e
gli spari sarebbero cominciati dopo, nel nuovo millennio.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mi volsi ancora a guardare la donna. Si
riparava sotto il parasole per difendersi dai primi fiocchi lenti e radi.
Quando mi aprì la porta, Viola aveva in mano una coppa piena di vino e due
orchidee bianche dietro all’orecchio. Mi baciò sulla bocca e disse: “E’ bello
essere insieme stanotte.” Gli amici mangiavano e si scambiavano brandelli di
ricordi, dichiarazioni d’amore, e nomi, sfilze di nomi di assenti lontani
spariti defunti. Viola mi teneva per mano come se avesse paura che d’improvviso
mi sarei buttato dalla finestra, spalancata per fare uscire il fumo.
Trascinandomela dietro, mi affacciai a guardare in strada. La donna in nero era
sul marciapiede di fronte, avanzava piano piano nel vortice di fiocchi bianchi
stringendo il parasole con entrambe le mani. “La neve!” gridò qualcuno,
spingendomi via. A mezzanotte le coppe scintillanti volavano l’una verso
l’altra in brindisi storditi, su tutti i volti splendeva il sollievo: “Ce
l’abbiamo fatta! Siamo qui, siamo vivi, noi, i privilegiati, abbiamo piantato
solidamente un piede nel 2000, alla faccia delle persone care o dei<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nemici caduti per strada!” Ballai un lento
con Viola, sussurrandole nell’orchidea ciancicata parole d’amore che non avevo
mai saputo prima. Verso l’alba uscimmo. Nevicava fitto e quel bianco intatto
era più eccitante dello champagne. Tutta la città era per strada, solo i malati
e i troppo vecchi erano rimasti nelle loro tane calde a leccarsi le ferite.
Certo qualcuno stava morendo, felice di avere comunque varcato la soglia
fatidica o incosciente del giorno e dell’ora. I fuochi d’artificio scoppiavano
anche se la neve li spegneva prima che potessero levarsi nel cielo giallognolo.
Ebbi la visione di tutto il pianeta che brindava, ventiquattr’ore di tappi che
saltavano, baci distribuiti a casaccio o con intenzione, coppie che copulavano
per inaugurare il millennio, bambini che nascevano al momento giusto, un caos
di vita e di morte<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che festeggiava un
evento insignificante, un giorno di più per il mondo, uno di meno per noi
sopravvissuti. Per un attimo mi parve di riconoscere la donna in nero
appoggiata a un lampione, con un bicchiere in mano e un braccio che le cingeva
la vita. Poi la folla si mosse e non la vidi più. Tornai a casa con Viola per
fare l’amore, ma eravamo così ubriachi che ci addormentammo vestiti nella luce
sporca del mattino. La sera, la neve era già sciolta.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span><p></p>
<span style="font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 10.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"></span></span>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-44662521277577213312024-02-27T04:49:00.000-08:002024-02-27T07:01:29.769-08:00Giuse Lazzari, Qualcosa di luminoso: attorno al lago e in cielo<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmebCFUR2JTFdMy4wjeLlU3m34iZ8Eudv9TU81EYTe45hPcUAMvWIBWcFDZM44xVMs0VBv3HSVOtA9dXU_7_9DYjSpToxwv0ZuPfzfs96YKcB2rwij1vdSGdwoIIeM3SSo-xZBtjSdAtD4h01lJu2AL8sr4HBqwPf2K6EP3hzcVjkQC-XSfL6wbm4PhhQk/s718/9788845617300_0_536_0_75.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="718" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmebCFUR2JTFdMy4wjeLlU3m34iZ8Eudv9TU81EYTe45hPcUAMvWIBWcFDZM44xVMs0VBv3HSVOtA9dXU_7_9DYjSpToxwv0ZuPfzfs96YKcB2rwij1vdSGdwoIIeM3SSo-xZBtjSdAtD4h01lJu2AL8sr4HBqwPf2K6EP3hzcVjkQC-XSfL6wbm4PhhQk/s320/9788845617300_0_536_0_75.jpg" width="223" /></a></div><br />Un libro curioso e interessante che forse non ha avuto tutta l’attenzione che merita. L’ambientazione è nel 2010, in una cittadina senza nome, dove c’è un lago sulle cui sponde gli abitanti amano fare passeggiate, una Fabbrica che dava lavoro ma poi ha chiuso lasciando molti per strada, tutti si conoscono e sanno tutto degli altri abitanti (il che ovviamente significa che non ne sanno niente), chiacchierano e sognano. <p></p><p>I personaggi sono numerosi ma non troppi, ritornano ora come protagonisti ora come comparse, di alcuni veniamo a sapere di più, anche del loro passato, altri sono appena accennati. Si tratta di persone normali, donne anziane, vigili urbani, ragazzi in skateboard, le cui vicende si intrecciano o si sfiorano, senza mai uscire dall'ordinario. Ciò che le accomuna, e di ordinario non ha niente, è che tutti hanno visto una una strana presenza nel cielo - qualcosa di luminoso e indescrivibile, una specie di razzo splendente che brilla e si dilegua velocissimo. Quel qualcosa, descritto ora come razzo ora come astronave ora come luce pura, rappresenta per ognuno qualcosa che non ci viene spiegato ma in qualche modo preannuncia un cambiamento di vita. </p><p>Quella che incuriosisce molto è la struttura, l'intreccio tra i personaggi, che vanno inseguiti da un breve capitolo all'altro, ma non solo non disturba la la lettura ma la rende varia, mostrandoci i personaggi da vari punti di vista e angolature differenti, anche grazie a una scrittura limpida e veloce. Non racconto nessuna vicenda perché non voglio spoilerare né ridurre il piacere di questo vagabondaggio lungo le sponde del lago. Quello che posso assicurare è che la lettura è gradevolissima, scorre e ci trascina senza affaticare mai né annoiare. </p><p>Un libro da cercare e da leggere. Sono sempre più convinta che gli autori indipendenti e la piccola editoria coraggiosa sono gli unici che riservano belle sorprese e piccoli tesori come "Qualcosa di luminoso" di Giuse Lazzari, pubblicato da Campanotto. La foto di copertina è di Paola Massa. <br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-15536560521011439422024-02-02T07:51:00.000-08:002024-02-02T08:01:34.482-08:00Pagine in viaggio - Metropolis, a cura di Giorgio Enrico Bena<p> Una delle molte belle antologie prodotte dalle Edizioni Neos, il cui titolo mi ha attirata appena l'ho letto. Pagine in viaggio, questo fa per me, ho pensato. E infatti la lettura è stata davvero gradevole e interessante. </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Gghx22azaz25E9K2QYm5Ii2JVf2xpjU7bTDoTiB6hKzDlEJjDWh87wcfboc4oEAZnN-A2twnnPkgh1gpCwBShyphenhyphenXEykLeZcuCrC7lTjG2Amg83dExq6AF_kfhYn2QdxkNSPBS8MlfoWzHRTbRx2POljLKoEw_zhocKtFy7fOUhtDRQV-c9utrmt0lLUIb/s903/metropolis.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="903" data-original-width="536" height="279" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Gghx22azaz25E9K2QYm5Ii2JVf2xpjU7bTDoTiB6hKzDlEJjDWh87wcfboc4oEAZnN-A2twnnPkgh1gpCwBShyphenhyphenXEykLeZcuCrC7lTjG2Amg83dExq6AF_kfhYn2QdxkNSPBS8MlfoWzHRTbRx2POljLKoEw_zhocKtFy7fOUhtDRQV-c9utrmt0lLUIb/w166-h279/metropolis.jpg" width="166" /></a></div>Le metropoli di cui si parla nel testo sono quindici, di cui ne ho visitate solo sette. Il mio cuore di viaggiatrice ha perso qualche battito al pensiero, però è stato bello confrontare i ricordi di quelle che conosco e scoprire qualcosa sulle altre. Riccardo Marchina ci parla di Mosca, Darwin Pastorino di San Paolo, Giorgio Enrico Bena di Pechino, Paolo Camera di Tbilisi, Anna Balbiano d'Aramengo di Toronto, Caterina Schiavon di Delhi, Teodora Trevisan di Atene, Giorgio Macor di Tokyo, Paolo Calvino di Vienna, Fernanda De Giorgi di Mumbay, Ornella Corradi di Dubai, Raffaele Tomasulo di Vancouver, Franca Rizzi Martini di Saigon, Carlotta Graffigna di Ginevra e Germana Buffetti di Città del Messico. Sono testi brevi e talora brevissimi in cui l'elemento narrativo spunta solo qualche volta, mentre più spesso prevalgono la descrizione e l'informazione, le impressioni visive, le osservazioni degli autori di cui si possono intuire gusti e giudizi. <p></p><p>E' una lettura molto stimolante, di ogni città che conoscevo mi veniva subito voglia di aggiungere la mia esperienza, per quelle sconosciute mi spuntava in cuore un desiderio di vederle con i miei occhi... Per viaggiatori appassionati come me ma anche per chi i racconti preferisce leggerli sul proprio comodo divano. Pagine in viaggio - Metropolis è un libro che fa peccare di desiderio e fa sognare, può spingere a ripercorrere le orme degli autori o a leggere bevendo un tè con due biscottini. Viaggio e racconti sono un'accoppiata vincente, quando poi gli autori sono brillanti come quelli di Metropolis, non si può che arrendersi alla lettura. <br /> <br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-37533529207626281552024-01-27T07:38:00.000-08:002024-02-01T00:40:02.778-08:00Kasem Mohammed Ibrahim, Tra terre amare. Undici traversate più due<p> A cura di Federica Altieri, Maurizio Dematteis, Marcella Rodino. Postfazioni di Fulvio Bonelli e Fredo Olivero.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzn28vujXxNJAf6UmsuWnh19ZS89X5J4Fnvld1ZyPdqKpzRRG18qDjzRvnPDA8rFhtH7PCHZCT6L4XuJ49dzn2EudKN4StyG5GxQ1LdUT6mkbSq1HWD3hrk8BMsxjgdVqWI1MV3t-4sUa18zFfb_cG3N0LVNjqfymZ-Sf5L5Zr9wWBxH8x8LxA0hKAfwf9/s290/Senza%20titolo%20libro%20egiziano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="290" data-original-width="174" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzn28vujXxNJAf6UmsuWnh19ZS89X5J4Fnvld1ZyPdqKpzRRG18qDjzRvnPDA8rFhtH7PCHZCT6L4XuJ49dzn2EudKN4StyG5GxQ1LdUT6mkbSq1HWD3hrk8BMsxjgdVqWI1MV3t-4sUa18zFfb_cG3N0LVNjqfymZ-Sf5L5Zr9wWBxH8x8LxA0hKAfwf9/s1600/Senza%20titolo%20libro%20egiziano.jpg" width="174" /></a></div>Un libro veramente fuori dalla media, e decisamente al di sopra in quanto a interesse e significato. Un libro consigliato a tutti, e in particolare a quelli che temono gli immigrati senza mai averne avvicinato nessuno di persona, e mettono insieme tutti coloro che cercano di attraversare i nostri confini, ridotti a numeri che fanno paura perché vengono identificati tutti quanti come portatori di spaccio, ladri di posti di lavoro, pericoli sempre e comunque. Dimenticando che sono ormai 5 milioni, l'8,6% della popolazione italiana, e moltissimi altri continuano a premere per entrare.<p></p><p>Questo libro fa un miracolo, cioè mette in contatto direttamente l'italiano e il profugo, chiamiamolo così. L'autore è un egiziano del Delta, da sempre desideroso di venire in Italia alla ricerca di una vita migliore. Kasem Mohammed Ibrahim racconta in prima persona la sua vita da ragazzo, da studente (non proviene da una situazione di miseria, ma non vedeva davanti a sé nessuna prospettiva di lavoro e miglioramento), la sua famiglia con cui continua ad avere fortissimi legami, gli indicibili sforzi fatti per riuscire ad arrivare in Italia, compresi due anni trascorsi in Libia perché di lì era più facile riuscire a trovare un passaggio. Le innumerevoli traversate che avevano sempre la solita conclusione, il rimpatrio. Finché non riuscì a arrivare a Torino dove comincò a lavorare da clandestino nell'edilizia (sapete quelli che si vedono arrampicarsi sulle impalcature senza precauzioni). Le difficoltà divennero altre, trovare lavoro sufficiente per vivere, trovare casa, e così via. Kasem riuscì a riprendere gli studi, trovare degli amici e una ragazza che gli voleva (e gli vuole) bene. Ma c'erano ancora le due "traversate" in più... Un gravissimo incidente sul lavoro e la massima ingiustizia, il carcere per un cavillo burocratico. Ma anche i mali talvolta lasciano delle conseguenze positive: Kasem ottiene finalmente il permesso di soggiorno, si laurea, ha due figli e si sposa, lavora in libreria e alla Cooperativa Sociale di Mirafiori, con l'aiuto della moglie e di due volontari del Gruppo Abele scrive il libro di cui vi sto parlando. Il bilancio alla fine è ampiamente positivo, ma il prezzo pagato è altissimo e ingiusto. </p><p>Molto coinvolgente alla lettura, "Tra terre amare" conserva il timbro della voce che parla, la narrazione è più emotiva che informativa, acchiappa e interessa, accenna e lascia interrogativi, non si vorrebbe abbandonarla più, viene da dire "dai, vai avanti", "spiegami meglio". Un grande plauso va ai tre italiani che hanno curato questo libro con l'autore, cui mi piacerebbe rivolgere qualche domanda proprio sul "come" è nato. Un testo importante, una storia a lieto fine che prospetta la possibilità di "una vita insieme" (come dice Fredo Olivero) in cui i vantaggi sono sia per chi arriva che per chi, almeno in teoria, accoglie. <br /> <br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-62178022908217071342024-01-23T04:25:00.000-08:002024-02-01T00:49:09.043-08:00Domenico Notari, I borghi invisibili. Quattro leggende per quattro tradizioni ormai mute<p> Agile ma ricchissimo questo volumetto, con prefazione di Giulio Leoni e illustrazioni di Enzo Lauria, precise, fantasiose e ironiche. <i>E' luogo comune che l'Italia non si presti al racconto gotico, e più ancora per quella parte dell'Italia definita sbrigativamente Meridione. Un altro luogo comune, per una terra che più correttamente andrebbe indicata come il primo e vero Regno italiano storicamente riconoscibile</i> (dalla prefazione). Non so se i quattro racconti che compongono questa raccolta si possano definire gotici, non me intendo molto di categorie letterarie, ma sicuramente sono incantevoli. Intanto scritti con una lingua vivace, perfettamente adatta alle vicende lontane nel tempo e insieme di stupefacente modernità, poi sorprendenti e piacevolissimi alla lettura. Ambientati ognuno in un diverso paesino del Salernitano, raccontano leggende nate dalla fantasia dell'autore ma pronte a diventare classici a Palomonte, Serre, Roscigno e San Cipriano Picentino. E non sono storie da poco: in <i>La rivolta dell'automa</i> un'invenzione avvenirista, un automa in veste di chierichetto, riesce a mescolare storia e politica rovesciando beffardamente idee date per scontate; <i>Un monumento alla fedeltà </i>unisce una leggenda dolorosa al ricordo di un amore basato sulla fedeltà e la dedizione tra un re e il suo cane, così esemplare che fu immortalato nientemento che da Antonio Canova; <i>L'usignolo di Roscigno, La leggenda del cavalier Mazzeo</i>, narrata da un monaco benedettino, ci parla di un giovane scienziato il cui destino si intreccia con un lago senza fondo che compare miracolosamente, un usignolo, una misteriosa creatura che anch'essa canta dalle oscure profondità del lago e con la straordinaria invenzione di uno scafandro che si trasforma in fantasma affiorante nei giorni di scirocco. Infine <i>Il fanciullin cortese </i>mette in scena Benedetto Croce in un momento molto doloroso della sua vita, salvato dalla tentazione del suicidio da un misterioso fanciullo che è Jacopo Sannazzaro.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwcKs-tsPE6lOTsCIfmQSykbOcSPLsRoH9heloScsGbIj4DLuhPFgyWv9Oba8icYY7NGTg_fzScSXMkIh5ZHXNJ6yf_9KC-6hYg98zkCZDRLhFuth8KRSSImrk_j7cSXCf-zJII0J0giGLjPyvbARxL-B1spB4VI_t0lELpTYRU3q7RX2U3DTteFCcPl_x/s867/9788831216388_0_536_0_75.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="867" data-original-width="536" height="388" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwcKs-tsPE6lOTsCIfmQSykbOcSPLsRoH9heloScsGbIj4DLuhPFgyWv9Oba8icYY7NGTg_fzScSXMkIh5ZHXNJ6yf_9KC-6hYg98zkCZDRLhFuth8KRSSImrk_j7cSXCf-zJII0J0giGLjPyvbARxL-B1spB4VI_t0lELpTYRU3q7RX2U3DTteFCcPl_x/w198-h388/9788831216388_0_536_0_75.jpg" width="198" /></a></div>Questa brevissima sinossi già può dare l'idea del piacere di cui questo libro è prodigo, ma la lettura è allietata ancora da una serie di tavole disegnate da Enzo Lauria che riassumono le varie vicende con allegra maestria. Quindi non posso che concludere dicendo: leggetelo! <br /> <br /><p></p><p> <br /></p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> </p><p> <br /></p><p><br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-55485645923764875352024-01-20T03:28:00.000-08:002024-02-01T00:42:27.820-08:00Gli occhi per piangere: Senza i tuoi occhi, di Filippa D'Agata<p> Un giallo molto particolare, in cui più che l'indagine o la soluzione, conta la struttura, la costruzione dei personaggi e l'atmosfera di misteriosa angoscia che pervade la narrazione. </p><p>Siamo sul Lago Maggiore, e intorno al lago ruota l'orrore da cui inizia la vicenda: quattro cadaveri di donne affiorano dalle acque, tutte private degli occhi. Da qui nasce tutto l'impianto narrativo, le ricerche sull'identità delle vittime, le beghe della cittadina di provincia, e in mezzo a tutto la protagonista, la marescialla (o maresciallo?) dei Carabinieri Olivia Pastorina, giovane donna coraggiosa e appassionata del suo lavoro, affiancata dal brigadiere Franceschi. Naturalmente una donna che si trova in una posizione di tale responsabilità in un ambiente molto maschile si scontra con difficoltà di ogni genere, ma Olivia è una tosta, molto intelligente e fortemente empatica. La narrazione (su cui non dirò più una parola ovviamente) procede spedita e alternata con pagine in cui una voce dolorosa e spaventata, di cui non conosciamo l'identità, ci pone di fronte a un mondo di sofferenza e oscurità. In questa storia il passato conta molto e Olivia deve affrontarlo senza esserne stritolata.</p><p>Un poliziesco molto particolare e assolutamente da leggere, in cui il tocco femminile si manifesta sia nella scrittura delicata pur affrontando momenti d'orrore, sia nell'importanza data al dolore incolpevole e crudele dell'infanzia. Appassionante e insolito. </p><p> <img alt="Senza i tuoi occhi - Filippa D'Agata - Libro - Echos Edizioni - Giallo & nero | IBS" aria-hidden="false" class="sFlh5c pT0Scc iPVvYb" src="https://www.ibs.it/images/9791255250784_0_536_0_75.jpg" style="height: 700px; margin: 0px; max-width: 500px; width: 500px;" /></p><p><br /></p><p><br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-33113231000202305792024-01-17T07:44:00.000-08:002024-02-01T00:41:24.334-08:00Anche gli editori piangono: Solo piccole tentazioni, di Teodora Trevisan<p style="text-align: justify;"> Un romanzo insieme veloce e capace di scendere nel profondo dei suoi personaggi, senza perdersi in psicologismi eccessivi ma attento a non trascurare i particolari per inseguire le svolte narrative. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF2DN7b74FLKEpjrOsmnVGyT9v5u9m5d5QmXINAS6IhpywN8-fBxZg2ejhjK4SdSq5D-gBdXLDBCFyKkeRf3KJn8sBozT8q5e9wvWapTUjdA2HSvDnIKEqeAFR4phdrOXJ5A47uF2uwEKZUMqi-QqRDMCrgKsWhbkea1fWHidX47C78e_Ku2SMKBsxVxZj/s331/trevisan.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="331" data-original-width="200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF2DN7b74FLKEpjrOsmnVGyT9v5u9m5d5QmXINAS6IhpywN8-fBxZg2ejhjK4SdSq5D-gBdXLDBCFyKkeRf3KJn8sBozT8q5e9wvWapTUjdA2HSvDnIKEqeAFR4phdrOXJ5A47uF2uwEKZUMqi-QqRDMCrgKsWhbkea1fWHidX47C78e_Ku2SMKBsxVxZj/s320/trevisan.jpg" width="193" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: justify;">La protagonista è Camilla, energica e sicura editrice che vive a Torino. Attorno a lei i suoi collaboratori sono figure vivaci e ben delineate. Camilla vive una grande storia d'amore con il marito, Paolo, famoso architetto che vive a Genova, e la coppia si divide tra le due case di Torino e Genova, vedendosi nei weekend dato che nessuno dei due può, né vuole, rinunciare al suo lavoro. A interrompere questo sereno equilibrio giunge una proposta di lavoro a Camilla, curiosa e insolita ma allettante. E di qui parte una vicenda apparentemente tranquilla, che ha il grande pregio (per una come me che si interessa a questo mondo) di spiegare il funzionamento interno di una casa editrice in modo molto chiaro. Ma la trama non è né ingenua né prevedibile, e da un certo punto in poi si sviluppano sorprese davvero inaspettate e la storia prende una piega sorprendente, per concludersi nel rasserenante paesaggio di Venezia. Della trama ovviamente non posso dire altro (anche se non si tratta di un giallo, il fattore sorpresa è molto importante), ma quello che posso dirvi è: leggete <i>Solo piccole tentazioni</i>, ne trarrete piacere, spunti di riflessione e la coscienza di esservi imbattuti in un libro di valore. <br /></p><p><br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-62187484338742195192024-01-17T04:21:00.000-08:002024-01-18T02:54:27.808-08:00Molte voci creano un coro armonioso: Donne di parola , Le storie siamo noiUn'antologia (e si sa quanto mi piacciono i racconti) davvero speciale: diciotto autrici, che costituiscono a Torino un gruppo abituato da tempo a collaborare, per cinquantanove racconti brevi, che partendo da 1908 ai giorni nostri descrivono con sensibilità, attenzione ai particolari, gentilezza e sincerità le tappe che hanno costruito le esistenze di tutti gli italiani. Si va da avvenimenti importanti come le guerre e le grandi trasformazioni sociali alle conseguenze che hanno avuto sulle vite di chiunque sia stato spettatore o protagonista. Le autrici partono da episodi autobiografici ma sanno sempre, con maestria e intelligenza, allargare la visuale dalle loro piccole, anche marginali, esistenze, o ricordi familiari, per illuminarne il senso. 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D’altra parte è da poco che ho ripreso a leggere con concentrazione e piacere, gli ultimi due o tre anni per me sono stati piuttosto devastanti. Ricomincio con un tipo di libro che normalmente non mi interessa granché, un giallo, che per di più avevo già letto anni fa dimenticandomelo del tutto, ma la rilettura me lo ha fatto apprezzare parecchio. Uscito in Svezia nel 2008 e in Italia nel 2010 (Guanda, traduzione di Carmen Giorgetti Cima), mi ha colpito per l’originalità della scelta narrativa che mette al centro un </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimOM1auS-a-1DTgbA9D9qmi5SnRu0JolMQ4zE56aEDvgqiMGbbp9r6_b_QOH0fQnUqWVl5oQNxieOVVVgfkeTq-An-Gsxed2sJzDPwVqKgqgVcXEwaFL5db7Db5I8aag5w1WYEerbqD6MOpUmaZqseP13CVhaj9oz1c-9igHoS_JpQqF52qG4qe2Sap0lD/s168/Nesser.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="144" data-original-width="168" height="144" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimOM1auS-a-1DTgbA9D9qmi5SnRu0JolMQ4zE56aEDvgqiMGbbp9r6_b_QOH0fQnUqWVl5oQNxieOVVVgfkeTq-An-Gsxed2sJzDPwVqKgqgVcXEwaFL5db7Db5I8aag5w1WYEerbqD6MOpUmaZqseP13CVhaj9oz1c-9igHoS_JpQqF52qG4qe2Sap0lD/s1600/Nesser.jpg" width="168" /></a></div><br />personaggio che non è il solito poliziotto con problemi sentimentali ma un uomo qualsiasi (“un bicchier d’acqua” viene definito a un certo punto) che nasconde in sé molto più di quello che vedono coloro che gli stanno vicini (il che coincide esattamente con quello che penso io e che ho cercato di raccontare nel mio ultimo romanzo, “Le case di paglia e le case di pietra”). Come in ogni giallo che si rispetti ci sono morti e indagini, ma nulla è proprio come appare né si conclude come ci si aspetta. L’ambientazione assai gradevole è tra provincia svedese e provincia tedesca, che unita a un linguaggio veloce ma semplice e un ritmo che acchiappa senza mettere ansia, lo rende una lettura che consiglio senza esitazioni anche se, come me, non siete proprio appassionati di polizieschi.<p></p><p><br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-67001654135466443622022-12-24T01:46:00.002-08:002022-12-24T01:48:34.496-08:00Natale ancora, un altro racconto cattivo e inedito (1990), e poi per quest'anno basta! <p></p><p><!--[if gte mso 9]><xml>
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Francesca cupamente, posando i pacchi che aveva trascinato su per le scale dal
momento che l'ascensore era rotto. "Dal salumaio c'è un albero di plastica
bianca coperto di salamini e dadi da brodo e in via Po tutti i negozi hanno
fuori un altoparlante che diffonde nauseanti musichette natalizie."<br /></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alberto cominciò a sistemare i pacchetti
nel frigorifero e nella dispensa.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Be'" rispose "che cosa ti
aspettavi, che ci fosse un uovo di Pasqua? E' il cinque dicembre, e non c'è
scampo. Tra venti giorni è Natale." </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Che cosa vuoi mangiare?" chiese
Francesca. "Puoi scegliere tra frittata e fagiolini surgelati, o
spaghetti e formaggio, o una fettina al burro sempre con fagiolini surgelati.
Decidi tu." </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alberto fece una smorfia. "Scelgo
cotechino con lenticchie, o agnolotti al sugo di arrosto, visto che è
Natale." </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Francesca fece l'aria offesa e lui le
sorrise. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Fagiolini e fettina sono il mio
ideale di cena prenatalizia. Teniamoci leggeri per i festeggiamenti che
cominceranno tra poco."</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Davanti alla sua fettina, Francesca
riprese il discorso. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Non ho ancora pensato a nessun regalo.
Non riesco a immaginare nemmeno una cosa che potrebbe fare piacere a tua madre
o alla mia, per non parlare dei padri, dei fratelli e degli amici. Vorrei
addormentarmi stasera e risvegliarmi il ventisei. Giuro, sarei disposta a
rinunciare a venti giorni di vita per risparmiarmi questo strazio."</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alberto annuì. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Ti capisco, ma non c'è scampo."
</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Ti ripeti, amore mio" disse
Francesca in tono polemico, ma poi cambiò argomento, perché aveva un sacco di
cose da raccontare sulla sua giornata.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Quella notte sognò un enorme pacco avvolto
in carta rossa da cui uscivano ributtanti salsicce rosicchiate e topolini
bianchi, caramelle al rabarbaro e pezzi di formaggio ammuffito. Lei raccoglieva
tutto e ringraziava a destra e a manca, distribuendo baci a una folla di volti
senza lineamenti, le cui bocche senza labbra ripetevano in coro: buon Natale!
Si svegliò con un tremendo mal di testa e di perfido umore, bisticciò con Alberto
in bagno e arrivò in ritardo al lavoro.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">A tempo
debito, tuttavia, il tavolo dell'entrata di Alberto e Francesca si coprì di
pacchetti colorati e infiocchettati, alcuni con il loro bigliettino o il nome
scritto a pennarello, pronti per essere distribuiti o scambiati con pacchetti
del tutto simili portati da visitatori inattesi. Si erano sforzati di
ricordare tutti e di prevedere tutti quelli che avrebbero potuto eventualmente
comparire con un regalo, per non farsi prendere alla sprovvista, senza nulla
con cui ricambiare.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In uno dei pacchetti Francesca aveva messo,
con grande cura, i contenuti del suo sogno. Era stato facile procurarsi una
salsiccia e del formaggio, come pure le caramelle al rabarbaro; più difficile
era stato trovare il topolino bianco, ma lei lo aveva sostituito con una cavia
che aveva comprato viva e poi chiusa nel freezer per qualche ora. Il pacchetto
era confezionato con la stessa carta rossa degli altri ed era difficile
distinguerlo; infatti, Francesca non lo distingueva affatto, e l'aveva piazzato
tra quelli senza nome, quindi poteva essere dato a chiunque. Ogni volta che ci
pensava, Francesca aveva un brivido di eccitazione immaginando il momento in
cui sarebbe stato aperto.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Vennero i giorni di Natale e i pacchetti
cominciarono a sparire, scambiati con pacchetti analoghi. Francesca e Alberto
ebbero sciarpe in cambio di guanti, e guanti in cambio di sciarpe, grilletti e
bicchieri in cambio di camicie da notte e pigiami. Il ventiquattro c'erano solo
pochi pacchetti sul tavolo dell'entrata, quelli per i parenti con i loro
bigliettini, che sarebbero stati presentati il giorno dopo al pranzo natalizio
familiare, e un paio senza nome, ancora in attesa degli ultimi donatori.
Francesca era un po' delusa che a nessuno fosse toccato quello che secondo lei
rappresentava il vero spirito natalizio, ma si consolò con l'idea che avrebbe
sempre potuto aggiungerlo al dono preparato per la suocera, un sofisticato
scialle da sera di seta rossa; o ancora meglio a quello per sua madre, che le
sembrava davvero un po' modesto, perché consisteva solo in una cornice indiana
di papier-maché contenente la foto dei donatori.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma il destino volle altrimenti. All'ora
dell'aperitivo, quando la coppia si stava preparando per andare a cena al
ristorante e il rumore isterico di clacson e frenate che aveva riempito la
città per tutta la giornata si era calmato fino a scomparire nel silenzio
delle cene familiari e dei festeggiamenti casalinghi, suonò il campanello. Era
la vicina con un piatto contenente una torta coperta da un tovagliolo. Francesca
le dette un pacchetto e la donna non aprì sul momento, ma se ne andò
ringraziando timidamente e rinnovando gli auguri. Francesca sperava
ardentemente che il pacco che aveva scelto sul tavolo fosse proprio quello
delle salsicce e della cavia, ma non cercò di controllare.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Al momento in cui stavano già sulla porta,
telefonò una vecchia amica, Franca. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Posso venire a farvi gli
auguri?" chiese. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Ma stiamo andando al
ristorante" rispose Alberto. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Ditemi dove andate e passerò un
momento prima di andare a cena dai miei" disse Franca, e si presentò
all'appuntamento con un pacchetto avvolto in carta d'argento. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alberto aveva preso, prima di uscire,
l'ultimo pacco senza nome, e lo consegnò a Franca. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Lo aprirò domani mattina sotto l'albero"
disse lei con un sorrisetto lezioso, e così Francesca fu defraudata dell'ultima
possibilità di verificare l'effetto del suo specialissimo dono. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La cena le piacque, soprattutto perché il
ristorante era semideserto (lei si ricordava quand'era bambina, e sua madre
diceva che la sera prima di Natale, in giro c'erano solo la piccola
fiammiferaia, Oliver Twist e l'incompreso) e i pochi tavoli occupati ospitavano
gruppetti di amici festosi che bevevano spumante scartocciando pacchetti. Lei e
Alberto non avevano pacchetti né si scambiavano auguri, e bevevano birra,
perché la serata non fosse troppo festiva.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Durante la notte, Francesca fece un altro
sogno. Sotto un albero di Natale mastodontico, centinaia di pacchetti erano
completamente coperti da un brulicare di scarafaggi. C'erano un sacco di
persone intorno all'albero, che facevano esclamazioni deliziate, dicendo: </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Che bello! Che idea splendida! Che
decorazione azzeccata!" </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Svegliandosi, Francesca pensò che era
effettivamente un'idea splendida, e proprio quello che mancava ai suoi regali
per renderli perfetti. Per cui, mentre Alberto si radeva, scese velocemente in
cantina con un sacchetto e lo riempì di scarafaggi, che poi attaccò con dello
scotch sui pacchetti. Siccome erano ancora vivi, gli scarafaggi si agitavano e
facevano un bellissimo effetto sulla carta rossa. Lei li sistemò nella grande
cesta che aveva preparato a quello scopo, e quando Alberto fu pronto, scesero
e presero la macchina per andare a pranzo dalla madre di Francesca. La vicina
non uscì per ringraziarli del dono e neppure Franca telefonò.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Prima del pranzo, ci fu lo scambio dei
regali. Gli scarafaggi di Francesca erano indisciplinati, e qualcuno si era
liberato dallo scotch, così lei dovette affannarsi a rimetterli al loro posto.
Le zampine si agitavano spasmodicamente disegnando ghirigori sulla carta
natalizia. Ogni regalo fu consegnato al proprietario del nome scritto sul
bigliettino, ognuno ringraziò adeguatamente e scartocciò il suo pacchetto con lo
scarafaggio. Nessuno osò dire niente: e Alberto e Francesca ebbero i loro
pacchetti in cambio, avviluppati in carta rossa, verde, viola e dorata, con
fiocchi e ghiande e stelle di Natale, mentre i destinatari dei loro doni
spalancavano gli occhi soffocando grida di ribrezzo. Ma nessuno disse nulla; i
genitori e i suoceri si spinsero fino a ringraziare. Fratelli, cognati, nipoti
e zii tacquero, e lasciarono i pacchetti aperti con le loro decorazioni di
zampette mobili in un angolo senza più toccarli.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Francesca,
stai bene?" disse sua madre. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alberto era impressionato, ma l'idea parve
geniale anche a lui. Il pranzo fu in un certo modo un successo, perché tutti
fecero finta di niente e mangiarono come se non fosse capitato niente di
strano.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Quando
Francesca e Alberto tornarono a casa, nel pomeriggio, trovarono sullo stuoino
una cavia morta e puzzolente accuratamente avvolta in carta rossa.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Allora è la vicina che ha avuto il
pacco" disse Francesca, ma poi rifletté che anche Franca avrebbe potuto
facilmente arrivare fino allo stuoino. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alberto era stupito: non sapeva niente
dell'originale pacco natalizio confezionato da Francesca. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Che strane cose succedono a
Natale" disse, "Francesca, sei sicura di stare bene?" </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Lei scoppiò a ridere e annuì. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"E' il più bel Natale della mia
vita" disse, e diceva la verità.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> </span></p> <br /><p></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-70864008532135964202022-12-21T11:10:00.001-08:002023-06-13T00:17:04.546-07:00Un racconto di Natale, per chi non vede l'ora che arrivi il 26 dicembre<p> <span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: inherit;">Un reperto preistorico: è il secondo racconto che ho scritto, il 28/12/1982, e rappresenta abbastanza bene i miei sentimenti nei confronti della mitologia natalizia. Totalmente inedito, e mai letto da nessuno (e si capisce bene perché, mi direte). </span></span></p><p></p><p><!--[if gte mso 9]><xml>
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</p><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 12pt; mso-bidi-font-size: 10.0pt;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: 12pt; mso-bidi-font-size: 10.0pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhetNnh7z4v0xXU-HFYN31HEcULgOScncXGfFhyqM6sUYPCrFEYpEeopkYSeAAHWHJxurMKAaTYzR0NEaqfHAXio1SoOd-2AAxftt8yz7OKodog8i2zQUP1X-7VuLrsV6PQCO-_fs2RcXRP-p_jlGMm_Vede5PU7YOS7H-cA18LyonXWfkCskUIoycdRw/s640/natale22.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhetNnh7z4v0xXU-HFYN31HEcULgOScncXGfFhyqM6sUYPCrFEYpEeopkYSeAAHWHJxurMKAaTYzR0NEaqfHAXio1SoOd-2AAxftt8yz7OKodog8i2zQUP1X-7VuLrsV6PQCO-_fs2RcXRP-p_jlGMm_Vede5PU7YOS7H-cA18LyonXWfkCskUIoycdRw/s320/natale22.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-size: 12pt; mso-bidi-font-size: 10.0pt;"><br /></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="display: none; font-size: 12pt; mso-bidi-font-size: 10.0pt; mso-hide: all;">------------------------------------------------------------------D</span><span style="font-size: 12pt; mso-bidi-font-size: 10.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>UN RACCONTO DI NATALE</b></span></p>
<p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Il salotto della vecchia
casa sembrava veramente l'illustrazione di libro per bambini: le tende tirate,
il camino acceso, le decorazioni natalizie tutte verde, rosso e oro, la tavola
preparata e i mucchi di regali distribuiti in giro, ognuno con il nome del
destinatario scritto su di un bigliettino; c'erano anche una nonna e dei
nipotini, che aspettavano impazienti il momento di aprire i pacchi. La nonna
veramente non aveva i capelli candidi, ma bruni e arricciati dalla permanente;
i nipotini erano tutti belli, biondi e con le guance lustre.</span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Nonna, raccontaci una
storia" disse il più grande dei bambini, che aveva un mucchio di riccioli
e si chiamava Luchino. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">La nonna lo guardò
perplessa: non aveva mai raccontato storie ai nipoti, e per quel che ricordava,
nemmeno ai figli. Ma è difficile sottrarsi all'atmosfera natalizia, per cui
rispose: </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Va bene, vi racconterò
una storia, così almeno la smetterete di girare intorno ai regali; sapete
benissimo che non si possono aprire finché non arrivano i vostri genitori. Che
storia volete? Una che sapete già oppure una nuova?" </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Una che sappiamo
già" gridarono i più piccoli. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Una nuova" disse
Luchino. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Allora ve ne
racconterò una nuova, fatta apposta per voi" disse la nonna. "Sarà
molto più divertente. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">C'era una volta un papà che
lavorava in banca, e una mamma che lavorava in casa, faceva i dolci, le
patatine fritte, i letti, e i bambini. E di bambini ne aveva fatti tre: due
femmine e un maschio. Le femmine erano bionde, il maschio era bruno. Anche la
mamma era bionda, e il papà era bruno. Una mattina, all'ora di andare a scuola,
la bambina più grande, che si chiamava Mara, disse ai suoi fratellini: </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Io devo andare in
cartoleria a comperare un quaderno; ci vediamo a scuola." </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">A scuola Mara non si vide
per tutta la mattina, e all'ora di andare a casa i due bambini più piccoli se
ne tornarono da soli. La mamma, quando vide che Mara era scomparsa, si preoccupò
molto; fece un mucchio di telefonate, uscì a cercarla, andò persino alla
polizia; ma i fratellini erano abbastanza contenti, perché Mara era una spiona,
le sue pagelle erano sempre molto più belle delle loro, e non si sporcava mai. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Mara non ricomparve più.
Qualche giorno dopo, tornando da scuola, i due fratelli incontrarono una
bambina che le assomigliava moltissimo. Solo che Mara aveva la frangetta, i
capelli lisci, gli occhiali e la macchinetta per i denti; questa bambina invece
aveva i capelli tagliati alla punk, i buchi alle orecchie con due piccoli
orecchini di brillanti, un giaccone imbottito rosa fragola tutto coperto di
distintivi di gruppi rock. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Sei Mara?" le
chiesero i bambini. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Ma va' là, scemi, io
mi chiamo Myra, con la ipsilon," rispose lei, "non vedete come sono
diversa da Mara, che portava sempre le gonne a pieghe e i mocassini? Io ho le
scarpe da ginnastica verdi e rosa, e poi voi il sabato pomeriggio andate sempre
con il vostro papà in centro a mangiare le paste in pasticceria, io invece vado
al bowling, o in discoteca con il mio ragazzo che ha il motorino." </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">I due bambini rimasero con
la bocca spalancata per dieci minuti, poi se ne tornarono a casa mogi; ma alla
loro mamma non dissero niente.</span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Passarono degli altri
giorni. Una mattina mentre tornavano da scuola, il bambino, che si chiamava
Nicola, lasciò la mano della sua sorellina davanti a un semaforo verde e le
disse: </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Tu comincia ad
attraversare; io devo tornare indietro a cercare il berretto che mi è
caduto." </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">La bambina attraversò, e si
fermò dall'altra parte della strada ad aspettare il fratello. Passarono i
minuti, passò mezz'ora e Nicola non si vedeva. La bambina incominciò a
piangere. Un signore gentile si fermò e le chiese: </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Perché piangi,
piccola? Come ti chiami?" </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Mi chiamo
Cecilia," disse lei, "e piango perché mio fratello è andato a cercare
il suo berretto, mi ha lasciata qui e non è più tornato. Io sono piccola, non
so la strada per tornare a casa, ci sono tanti semafori e non mi ricordo mai se
si passa col rosso o col verde." </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Il signore gentile
accompagnò Cecilia a casa; per la seconda volta la mamma si agitò moltissimo,
fece un mucchio di telefonate e andò alla polizia, ma di Nicola non si seppe
più nulla. Cecilia era contentissima. Nicola le faceva sempre i dispetti, la
faceva piangere e qualche volta le tirava delle sberle; e siccome lei era
piccola, adesso la mamma la accompagnava tutti giorni a scuola e la andava
anche a prendere.</span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Una mattina, mentre, seduta
su una panchina dei giardinetti davanti alla scuola, aspettava la sua mamma che
era in ritardo, Cecilia vide un bambino che assomigliava moltissimo a Nicola.
Era un piccolo zingaro e il suo collo era così sporco che sembrava portasse una
sciarpetta nera. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Ti chiami
Nicola?" gli chiese Cecilia. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"No di certo,"
rispose lo zingarello, "mi chiamo Mirko, con la cappa, non so leggere né
scrivere, non vado mai a scuola, rubo nei negozi e chiedo l'elemosina facendo
finta di essere un bambino scappato di casa. E se la tua mamma non arriva
presto a prenderti, ti rubo la cartella, ti strappo tutti i quaderni e poi vado
a vendere i tuoi libri di scuola come carta straccia." </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Cecilia scoppiò
immediatamente in lacrime; ma quando arrivò la mamma, non volle dire perché
piangeva. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">E adesso, bambini"
disse la nonna rivolgendosi ai nipotini che non avevano mai fiatato mentre lei
parlava e alcuni dei quali avevano i lucciconi "come la facciamo
continuare questa storia? Facciamo scomparire anche Cecilia?" </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"No no" gridò una
bambina, la più piccola e la più bionda, "io lo so un bel modo di fare
finire la storia. Cecilia, il suo papà e la sua mamma vanno a fare una gita.
Partono con la macchina e si portano i panini, e la coca-cola per Cecilia. Papà
e mamma si siedono davanti e lei dietro con le sue bambole. Vanno
sull'autostrada e a un certo punto c'è un tunnel. La macchina entra nel tunnel
col papà, la mamma, Cecilia, la coca-cola, i panini e le bambole, e non esce
mai più dall'altra parte. E così la storia è finita." </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Sì, mi piace"
disse la nonna "è un bel finale, ma ce n'è ancora un pezzo. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Intanto, il loro
appartamento era rimasto chiuso. Sui mobili lucidi si depositava la polvere,
sui pavimenti tirati a cera si formavano quei riccioletti contro cui la mamma
di Cecilia aveva sempre combattuto vittoriosamente. Nei lavandini l'acqua
sgocciolava formando delle macchie marroni che ammuffivano; e da sotto
l'acquaio in cucina uscivano lunghe file nere e silenziose di scarafaggi. Le
tapparelle delle finestre rimanevano abbassate e dopo un po' un gruppo di
zingari che giravano nella zona si accorse che quell'appartamento era
disabitato, così decisero di svaligiarlo.</span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Forzarono la serratura con
un piede di porco, entrarono in due o tre e portarono via tutto quello che si
poteva trasportare: la televisione, il giradischi, il mangianastri dei bambini,
le catenine della prima comunione, la pelliccia della mamma e persino il
calcolatore e la radiosveglia di papà. Con gli zingari c'era anche un bambino -
e non vi dico che collo sporco aveva! - che aprì un armadio nell'entrata, e
prese una racchetta da tennis, un pallone e uno skate-board. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Nessuno vide i ladri
andarsene, e quando il portinaio si accorse della serratura scassinata, chiuse
la porta con un po' di scotch e non si preoccupò granché, tanto i padroni di
casa non si erano più visti da molto tempo. Qualche giorno dopo, il ragazzino
zingaro, facendo un giro con lo skate-board sul marciapiede attorno
all'isolato, andò a sbattere contro una bambina con i capelli tagliati alla
punk e gli orecchini di brillanti. La bambina riuscì a non cadere per miracolo
e spalancò la bocca per piantare un urlo: ma quando vide in faccia il bambino,
la richiuse velocemente per reprimere un sorriso. Poi, con una strizzatina
d'occhio, corse a salutare un altro bambino che se ne stava seduto sul suo
motorino fermo, poco lontano.</span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">E questa volta la storia è
finita per davvero." </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Luchino, i cui occhi celesti
erano gonfi per le lacrime trattenute, stringeva le labbra cercando di
controllare il tremito del mento. Quando alla fine riuscì a parlare, protestò
con grande energia: </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"No, no e no! La storia
non è finita per niente così! La macchina è entrata nel tunnel, e dentro era
tutto buio ma si vedeva una luce in fondo. La macchina andava molto forte e
così è uscita in fretta; la mamma si è girata per vedere se Cecilia stava bene,
se non si era spaventata troppo per il buio. E ha visto che Cecilia aveva
aperto la sua lattina di coca-cola, e stava bevendo; e vicino a lei c'erano
seduti da una parte Mara, e dall'altra Nicola. L'autostrada era finita e c'era
un prato bellissimo, hanno fatto merenda coi panini e poi sono tornati a casa;
e non c'era nemmeno uno scarafaggio."</span></p>
<p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">In quel momento arrivarono i
genitori, e chiesero alla nonna: </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Sono stati buoni i
bambini?" </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">"Degli angeli"
rispose lei. </span></p><span style="font-size: xx-small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Finalmente si poterono
aprire i pacchi e guardare i regali, poi tutti si sedettero a cena e i bambini
fecero un gran casino e bevvero persino un po' di spumante. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;">Quando fu l'ora di andare a
dormire, tutti i nipotini andarono a dare un bacio alla nonna e a ringraziarla
per la buona cena, i bei regali e la bella serata; ma Luchino voltò la faccia
dall'altra parte e non la volle baciare. E quando fu sulla porta di casa con il
cappotto addosso, pronto per uscire, si girò veloce e le tirò fuori la lingua.</span></p><span style="font-size: small;">
</span><p class="MsoNormal" style="break-after: avoid; line-height: 12pt; page-break-after: avoid; tab-stops: 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt; text-align: justify;"><span style="font-size: small; mso-bidi-font-size: 10.0pt;"> </span></p> <br /><p></p><p><br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-40432120549293753602022-12-07T07:28:00.007-08:002022-12-07T15:10:47.378-08:00Quarant'anni fa... L'anniversario più importante <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEePdyKpCo3Ex59IRtI9x61wwRwdaT55bODrmIFwNrSAd4Sgm5IyTvEBYLNyFpvKnQkSqHZqXyd8BxS4C3yMyt2hABQwvtAooThRcEkLVcmBBYnPYIQ6czy1yRtGJD9OmCxfSRybyFJga6vR0M9Y8-HutyXMTll3BhRxNsA0oMRVlFFZXhsRRXPfHWyQ/s1739/Parang%20Tritis%201982.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1121" data-original-width="1739" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEePdyKpCo3Ex59IRtI9x61wwRwdaT55bODrmIFwNrSAd4Sgm5IyTvEBYLNyFpvKnQkSqHZqXyd8BxS4C3yMyt2hABQwvtAooThRcEkLVcmBBYnPYIQ6czy1yRtGJD9OmCxfSRybyFJga6vR0M9Y8-HutyXMTll3BhRxNsA0oMRVlFFZXhsRRXPfHWyQ/s320/Parang%20Tritis%201982.jpg" width="320" /></a></div><p>L'8 dicembre 1982 è una data importantissima per me, forse la più importante di tutta la mia vita. <br />In quel giorno, esattamente quarant'anni fa, ho cominciato a scrivere. Il mio primo racconto si chiamava "Quattro storie di viaggio", e conteneva già fin dal titolo l'essenza di quello che sarebbe stata la mia scrittura. Non me ne rendevo conto, non sapevo ancora esattamente quello che volevo scrivere, ma ne è la perfetta esemplificazione. Ero appena tornata da un viaggio in Indonesia, e la vicenda è ambientata a Parang Tritis, a Giava, esattamente il luogo ritratto nella fotografia. Senza rendermene conto, non avrei potuto fare di meglio se avessi voluto scrivere un manifesto della mia futura poetica. Ci sono quattro personaggi solitari che non si conoscono e si incontrano casualmente una sera in uno squallido losmen. Ognuno ha una storia dentro di sé, e le quattro vicende vengono esposte senza psicologismi né emotività, e poi ognuno riprende la solitaria strada che l'ha condotto fin lì.</p><p>Non voglio certo dire che sia una meraviglia, ma rileggendolo mi ha colpito tantissimo vedere come ci fosse già in nuce quello che volevo raccontare. E che ho raccontato, all'inizio (e per circa dieci anni) senza nemmeno confessarlo agli amici, poi cominciando a far leggere ai più vicini e infine ponendomi il problema della pubblicazione quando mi è parso di avere finalmente scritto quello che volevo con le parole che volevo usare. Va be'. L'argomento sarebbe vastissimo, ma oggi volevo solo sottolineare che l'8 dicembre 1982 ho finalmente affrontato la passione più importante e definitiva della mia vita. Mi ci sono dedicata corpo e anima, ma purtroppo non sono stata ricambiata con altrettanto amore... I miei libri non sono piaciuti, sono stati letti da pochissimi e nessuno ne ha parlato, ma almeno sono riuscita a essere fedele alla mia voce. Sono riconoscentissima agli editori che mi hanno sostenuta e mi hanno dato spazio, agli amici pazienti che mi hanno sopportata, a Brandinella, Alain, Olimpia, Angelica, Irene e gli altri mille personaggi, anche loro ormai amici pazienti e di lunga data malgrado le storiacce in cui li ho invischiati. </p><p>E la mia figura solitaria sulla spiaggia di Parang Tritis rappresenta benissimo, secondo me, quello che è stato il centro e il significato della mia vita in questi quarant'anni. Un camminare nella sabbia in direzione dell'orizzonte, seguendo tracce che vedevo solo io e che un'onda o un soffio di vento potevano cancellare. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgKNE61oeeIQXuUNL2PiTiATVpSwAwSAi35Uee20OjEjhEkaiwflryQ3WPH6esOTc1CTVHCz9RyRP64nrul_wdF6cKibmpGlGCOaOG4uR3kyzZBE_K4L47gSczipAjIal9hhbudtsgyV0wUzW2CtYc14SKoWOcBM5cD2crKYnGGOffUjXmcWbZjndSFw/s1728/Parang%20Tritis%20agosto%201982.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1127" data-original-width="1728" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgKNE61oeeIQXuUNL2PiTiATVpSwAwSAi35Uee20OjEjhEkaiwflryQ3WPH6esOTc1CTVHCz9RyRP64nrul_wdF6cKibmpGlGCOaOG4uR3kyzZBE_K4L47gSczipAjIal9hhbudtsgyV0wUzW2CtYc14SKoWOcBM5cD2crKYnGGOffUjXmcWbZjndSFw/s320/Parang%20Tritis%20agosto%201982.jpg" width="320" /></a></div><br /> <br /><p></p><p></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-79784039999429316392022-11-25T03:29:00.001-08:002022-11-25T10:54:41.368-08:00Per non dimenticare Elisabetta Chicco Vitzizzai, la donna e la scrittrice<p><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Oggi è il 25 novembre, quindi sono in ritardo di una settimana (non per distrazione né per dimenticanza, ma per una serie di circostanze esterne), nel ricordare la scomparsa di Elisabetta Chicco Vitzizzai avvenuta il 19/11/17. E cinque anni sono tanti, ma certo non sono bastati per scordarla. Ogni volta che passo sotto casa sua, in via Cavour, alzo gli occhi ai suoi balconi e penso che non bisogna dimenticarla Elisabetta, e soprattutto bisogna continuare a leggere i suoi libri. Ripubblico il post che ho scritto in occasione della sua dipartita e invito a leggere anche gli altri che le ho dedicato (i link sono in fondo). E' una scrittrice da leggere e rileggere, soprattutto se si ama Torino e e si cerca una rappresentazione acuta, spiritosa ma anche critica e profonda di una città che non esiste più.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIkTjIvha5ARp2X1xFFhanSgZL-8MMHfkiX_8H7jwD0OlftszGNfPfhXGiJIFGs35kcPEUSNcURxIHrJhbYTC5mwwDYW_qyCfPKIrr8QdLSNb1XLQDBnjeHq83tBW5yiaJkq1_qokORKOhCwbKyGhp_weQAyYh7CLVe5xfQgpn4eKvw5jcQehvA5BfhQ/s276/index.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="276" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIkTjIvha5ARp2X1xFFhanSgZL-8MMHfkiX_8H7jwD0OlftszGNfPfhXGiJIFGs35kcPEUSNcURxIHrJhbYTC5mwwDYW_qyCfPKIrr8QdLSNb1XLQDBnjeHq83tBW5yiaJkq1_qokORKOhCwbKyGhp_weQAyYh7CLVe5xfQgpn4eKvw5jcQehvA5BfhQ/s1600/index.jpg" width="276" /></a></span></div><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><br /> <br /></span><p></p><p><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Questo
è un post che non avrei mai voluto dover pubblicare. E mi viene in
mente un solo modo per ricordare un'amica, una donna bellissima, una
scrittrice tanto raffinata quanto ironica: parlare, e continuare a
parlare, delle sue opere, cominciando dalla mia preferita. </span><br />
<br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><i>Il più bel vizio è la vita</i> </span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Questa
nuova fatica di Elisabetta Chicco Vitzizzai, pubblicata da Instar, è un
libro agile che dà piacere a ogni parola, perché ogni parola è studiata
e limata da una scrittura priva di qualsiasi sbavatura o compiacimento.
Non si tratta di un romanzo ma della ricostruzione di un mondo perduto,
la Torino (e dintorni) degli anni che stanno tra il ‘45<b> </b>e
gli anni ’60 del secolo scorso. L’autrice è figlia di un pittore,
Riccardo Chicco, molto conosciuto a Torino sia per l’eccellenza delle
sue opere (una è in copertina) che per essere stato un vero personaggio:
nella parole della figlia <i>fondamentalmente era un esteta e un pittore, accessoriamente un amante, sempre un seduttore</i>.
Marginalmente anche insegnante di storia dell’arte al liceo classico,
dove io sono stata sua allieva. È naturale che la sua figura campeggi in
queste pagine, ma in effetti non è l’unica né la principale. Tutta la
famiglia della protagonista, una Elisabetta prima bambina poi
adolescente, è dipinta con tratti nettissimi e precisi, e senza sconti.
Sono pagine divertenti e divertite, abbastanza perfide. C’è la bella
madre, piena di carattere ma del tutto priva di senso materno, c’è la
zia Eva che mantiene la linea vivendo di whisky e sigarette, la tremenda
zia Titina (la figura più esilarante e spaventosa) dedita alle opere di
bene, gli zii, i vicini di casa, le figure di una Torino che si lascia
alle spalle la guerra. </span><br />
<br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">È la Torino del Sollazzo Gastrico, della Turris
Eburnea, della Tampa Lirica, dell’Escargot, nomi che forse non dicono
molto ai più ma fanno sobbalzare chi quei tempi li ha vissuti o ne ha
sentito parlare da zii e fratelli maggiori, l’altra faccia della Torino
deprimente, grigio ostaggio della Fiat, in cui si aggirano personaggi
trasgressivi e anticonformisti, come appunto Riccardo Chicco o Carol
Rama e altri presentati dalle semplici iniziali. Torino è sempre stata
assai più complessa e divertente di quel che il luogo comune voleva.
Come supremamente divertenti sono gli episodi e i personaggi di questo
libro, in apparenza svagato <i>collage </i>di
ricordi, in realtà monumento alla distanza che permette di vedere
un’epoca passata per quel che è, fuori dal compiacimento, dalla
nostalgia. Non “come eravamo” ma “come erano”, bizzarri, ridicoli,
cattivi, unici, umani, comunque nostri, e per fortuna che noi siamo
diversi. Almeno fino a quando una nipote dalla penna intelligente,
perfida e spiritosa come quella di Elisabetta Chicco Vitzizzai non
deciderà, in un lontano futuro, di raccontarci. <i>La parsimonia era una
delle esecrabili virtù di famiglia. […] L’indole sospettosa e
l’eccessiva precisione erano un’altra caratteristica di famiglia. […]</i> <i>Zia
Luda sembrava una sedia liberty. Di quelle sedie allampanate, smunte,
scivolate nei braccioli e nello schienale. […] Le due figlie di zia
Luda, Mati e Matè, sembravano due poltrone imbottite, solide e goffe.
[…] La Cicci faceva un mestiere ormai in declino, la mantenuta. […] Zia
Titina aveva una vera passione per le deformità e le collezionava si
può dire con gusto ed esaltazione feticistici. </i>Viene freddo al pensiero e insieme si scoppia a ridere.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Vedi anche <a href="http://consolata-anacondaanoressica.blogspot.it/2016/01/sono-piu-importanti-i-sentimenti-o-una.html"><i>L'amore come sai</i></a>,<i> <a href="http://consolata-anacondaanoressica.blogspot.it/2015/02/amici-miei-torino-e-napoli-libri-che.htm">Trasgressioni</a>, <a href="http://consolata-anacondaanoressica.blogspot.it/2014/01/normal-0-14-false-false-false-it-x-none.html">Gli ossibuchi di Nietszche</a>, <a href="http://consolata-anacondaanoressica.blogspot.it/2013/05/come-salire-in-sella-e-vivere-felici.html">Eros in bicicletta</a>, <a href="http://consolata-anacondaanoressica.blogspot.it/2011/05/elisabetta-chicco-vitzizzai-dio-ride.html">Dio ride</a></i> </span><br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-84326907946960738382022-08-26T05:44:00.000-07:002024-02-06T23:36:45.170-08:00Franco Foschi, Black Comedy: un bel libro e un bel viaggio: che cosa c'è di meglio nella vita? Franco Foschi, Black Comedy<p> E' stato un gran brutto periodo per tutti e anch'io l'ho patito parecchio. Uno degli effetti più sgradevoli, dovuto sicuramente a ansia e depressione combinate, è che non riesco più a leggere da un bel po' e il mio amato blog è impolverato e trascurato come una vecchia soffitta. Ora, grazie al potere taumaturgico del viaggio e ai posti meravigliosi in cui mi trovo, le cose vanno un po' meglio. </p><p>Naturalmente una gran parte del merito va ai libri che mi hanno risvegliata dal sonno analfabetico. Perciò sono molto riconoscente al mio amico Franco Foschi, autore del giallo <i>sui</i> <i>generis</i> "Black Comedy", che mi ha acchiappata, divertita e (per quel pochissimo di cui sono in grado) fatta pensare. Ho detto che si tratta di un giallo particolare perché non è un <i>whodunnit</i>, anzi, il presunto colpevole si autoaccusa dell'assassinio della moglie e il protagonista, l'avvocato Qualbuonvento, assistito dalla segretaria Clarissa detta Trudi e dal giornalista Bandoliera ha il suo bel da fare a cercare di discolparlo. Ovviamente non aggiungo altro ma la vicenda a modo suo è complessa, si sviluppa in dieci anni e tocca corde insolite, dando più spazio all'analisi profonda dei personaggi principali e agli aspetti morali che ai colpi di scena. Ma il fortunato lettore di questo bel romanzo, veloce e assolutamente privo di momenti di stanca, potrà godere di un bonus che, da solo, ne fa una fonte di piacere continuo: l'ironia, il ribaltamento di ogni affermazione troppo seria nel suo contrario, l'alleggerimento del dramma della morte nell'ineffabile ridicolaggine della vita. Insomma un libro che fa bene leggere. A me di certo ha fatto benissimo. </p><p>Tra poco abbandonerò questi luoghi meravigliosi, riprenderò la strada di casa e tornerò in mezzo ai problemi e ai pensieri neri. Come sempre viaggiare mi ha fatto benissimo, e spero che almeno il piacere e la capacità di leggere non siano limitati alla vacanza. <br /></p><p><br /></p><p> <br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-25131980352432613782022-07-07T00:27:00.003-07:002022-07-07T00:40:49.399-07:00Lista dieci titoli straordinari<div><br /></div>Ho pensato molto, prima di stilare questa lista, al significato da attribuire al termine "straordinario". E non sono riuscita a interpretarlo se non in base all'effetto che la lettura di questi libri ha avuto su di me (sul loro effetto generale ovviamente non sono in grado di dare un giudizio) che è stato davvero dirompente e duraturo. Per alcuni la straordinarietà coincide con il piacere che mi ha dato la lettura, ma non sempre. Ci sono i due libri che in assoluto vorrei avere scritto io (n. 1 e 2), ma altri li ricordo più per la sorpresa, gli orizzonti che mi hanno spalancato davanti che per un giudizio estetico. A questo proposito aggiungo due parole per ognuno.<br />
1) Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie - perché rappresenta la strenua lotta della ragione che cerca di dare un senso all'imprevisto e all'insensatezza, cioè, in una parola, la vita umana<br />
2) Panait Istrati, Kyra Kyralina - perché rappresenta la strenua ricerca di qualcosa che si è perduto per sempre, e lo strazio che ne deriva, in una parola la vita umana. E per la struttura a scatole cinesi che mi è molto congeniale come scrittrice <br />
3) Emilio Salgari, I misteri della giungla nera - perché mi ha aperto gli occhi sulle meraviglie che stanno nel mondo se alziamo gli occhi dal nostro ombelico comunicandomi il desiderio instancabile del viaggio per scoprire. Salgari è lo scrittore che ha avuto maggiore influenza sulla mia vita. <br />
4) Maxim Gorkij, Racconti del Caucaso - perché racconta storie di vagabondi e di mari che non sono mari, riuscendo a stupirmi ad ogni pagina<br />
5) Orhan Pamuk, Istanbul - perché racconta una città facendone un mondo intero, con una lingua così affascinante che sembra fatta di luce. Il cap. 10 andrebbe recitato a memoria ogni mattina da chiunque voglia scrivere. <br />
6) José Saramago, Il memoriale del convento - per la scrittura cui bisogna solo arrendersi<br />
7) Elias Canetti, La lingua salvata - un incontro che mi ha folgorata, e basta<br />
8) Mo Yan, Sorgo rosso - perché mi ha fulminata con una scrittura che sa contorcersi, dilatarsi, stare in equilibrio sul filo e cadere sempre in piedi come un acrobata<br />
9) Gunther Grass - Il tamburo di latta - perché Oskar Matzerath è un incontro straordinario<br />
10) Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine - perché era il primo del realismo magico <br />
Dei numeri 1, 2, 3, 4, 5, 7 ho parlato anche sul mio blog Anaconda Anoressica. consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-84801760977198082312022-05-30T03:08:00.002-07:002022-10-01T23:15:52.455-07:00Quando una serie Netflix turca ti toglie la parola di bocca! La famiglia Uysal<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_9QQzw46dAh_V0_1jlr1Odz7A19zEoZO3k38zJvATQa2DG3pT00XruPltZ9KhZNpCuxt2YcniM8xyFxe78T5at4U6fosY8KMLimJ0PBNszBn-RA5RP1MXsJfrrxfFkv58sCZgcK8rIsJmpU9NNqIIKg6PKGuiDGGkPzBFC7mKNMLqadXdkNUvAd2Arg/s200/61FaZDcZh8L._UY200_.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="150" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_9QQzw46dAh_V0_1jlr1Odz7A19zEoZO3k38zJvATQa2DG3pT00XruPltZ9KhZNpCuxt2YcniM8xyFxe78T5at4U6fosY8KMLimJ0PBNszBn-RA5RP1MXsJfrrxfFkv58sCZgcK8rIsJmpU9NNqIIKg6PKGuiDGGkPzBFC7mKNMLqadXdkNUvAd2Arg/s1600/61FaZDcZh8L._UY200_.jpg" width="150" /></a></div><br /> Quattro mesi che non pubblico una riga, davvero una vergogna. La vita si riprende dappertutto, ma io faccio ancora fatica a rimettermi in sesto. E una delle attività che non ho ripreso come prima è leggere: leggo poco, con pochissima concentrazione, arranco, e anche per questo esito a fare recensioni o anche semplici segnalazioni, ho paura di dire sciocchezze. I libri sono stati sostituiti, udite udite, dalle serie Netflix. Qui si potrebbe dare inizio a un discorso serio e articolato, perché sull'argomento ho delle idee che farebbero rizzare i capelli in testa a molti, e probabilmente ci guadagnerebbero molto da un confronto con qualche testa più fina della mia, ma non è né il momento né l'occasione giusta. Quella su cui vorrei riflettere un attimo è una cosa che mi ha molto, e molto piacevolmente, colpita. <p></p><p>Ho visto una serie turca (ammetto che sono le mie preferite) che si chiama "La famiglia Uysal". Molto originale devo dire, totalmente fuori dagli stereotipi sia come storia che come personaggi. La famiglia Uysal è composta da padre e madre, media borghesia - lui architetto, lei casalinga, due figli, il padre di lui più altri personaggi minori (soprattutto femminili) ma con un loro peso. Istanbul ai giorni nostri, senza la presenza della pandemia di Covid ma con accenni criptici, e scorribande nella campagna dove l'architetto si reca con il suo capo che deve costruire il penitenziario più grande del mondo. Sulla metropoli incombe una nebbia che rende impossibile il traffico - o è inquinamento come sostiene l'opposizione? Qui mi fermo e passo al dunque. Ognuno dei personaggi ha dei segreti nella sua vita. Il padre coltiva una seconda identità punk immergendosi in ambienti alternativi, la madre fa uso di chirurgia estetica per ricominciare a lavorare ma finisce per ritrovare la giovinezza girando locali, sballando e bevendo tutta la notte con un'altra donna che basa la sua esistenza sulla menzogna, il figlio è pazzo e coltiva la sua pazzia con amore e coraggio, il nonno, ex donnaiolo e inaffidabile, cerca a tutti i costi di trasformarsi in marito e padre fedele e affettuoso nella sua tarda età. Persino la bambina di dieci anni sfiora segreti molto più grandi di lei. </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyDftWbBk2Bp3I3d6qVz8Yx_KeRXgzxb68yEh7Upk0Uh0ekBPxIJZ5HAUCCPFnwyavKfrRX9oqO2eFH9CV22E8TFYpg6UMBbf3EiEzBEAo1ZGpFUJAiqd-TVeJ_jKsMjRZ6xre0IRKBG4gbmOhVCJhn1MoNQG6CyjElx8HjLAyUBxyNBNyBcE_l2p3NA/s1164/IMG_7929.JPG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="873" data-original-width="1164" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyDftWbBk2Bp3I3d6qVz8Yx_KeRXgzxb68yEh7Upk0Uh0ekBPxIJZ5HAUCCPFnwyavKfrRX9oqO2eFH9CV22E8TFYpg6UMBbf3EiEzBEAo1ZGpFUJAiqd-TVeJ_jKsMjRZ6xre0IRKBG4gbmOhVCJhn1MoNQG6CyjElx8HjLAyUBxyNBNyBcE_l2p3NA/s320/IMG_7929.JPG" width="320" /></a></div><br />Insomma, mutatis mutandis, esattamente le stesse cose che racconto in "Le case di paglia e le case di pietra". Ognuno ha dentro di sé abissi oscuri e misteriosi, e di chi ci sta vicino non sappiamo niente. La verità è sempre molto più complessa di quello che appare. Soprattutto, mi ripeto, non sappiamo niente di coloro con cui condividiamo la vita. <p></p><p>Il fatto di avere ritrovato questo stesso significato malgrado ambientazione, personaggi, storie siano completamente lontani mille miglia, non in un romanzo ma in una serie televisiva, mi ha riempita di piacere e soddisfazione. Non importa il medium quando evidentemente il senso converge. La serie televisiva è incomparabilmente più attuale del romanzo (e qui si inserirebbe il discorso cui accennavo prima), più adatta ai tempi, e ciò significa che... no, non lo voglio scrivere qui quello che penso. Comunque, così è. <br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-33462621696664139802022-01-31T03:50:00.000-08:002022-01-31T03:50:16.150-08:00Quando si trova un gioiello inaspettato: Chingiz Aitmatov, Melodia della terra. Giamilja e Il Battello Bianco <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjpZOPbY-9NJ9LCRsSBdmlU0Wyf1cvi1lARZnbDPX2D02XOEg0wAADiZ1p3pJrSVlCeyQOY3UmtcixtD89jQvz3jYhxnz1i11hyi1cW0rtaMOoBgb7-DpuMLUcyj8V8ss1pELXBXC5wNEbFzE-Mj_v9tTUlcwQTwsjU5BHmapMUApbhCHRXP2c84lFJVg=s290" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="174" data-original-width="290" height="174" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjpZOPbY-9NJ9LCRsSBdmlU0Wyf1cvi1lARZnbDPX2D02XOEg0wAADiZ1p3pJrSVlCeyQOY3UmtcixtD89jQvz3jYhxnz1i11hyi1cW0rtaMOoBgb7-DpuMLUcyj8V8ss1pELXBXC5wNEbFzE-Mj_v9tTUlcwQTwsjU5BHmapMUApbhCHRXP2c84lFJVg" width="290" /></a></div><p>La segnalazione di oggi è un po' speciale, per molti motivi. Il primo è che rivela la mia ignoranza - prima di imbattermi, poche settimane fa, in un suo romanzo che ha stimolato la mia curiosità, soprattutto perché non avevo mai letto niente di uno scrittore kirghiso, <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/%C4%8Cyngyz_Ajtmatov">Chyngyz Ajtmatov</a> non l'avevo mai sentito nominare. Eppure ha scritto moltissimo e ha raccolto una massa di onorificenze e premi davvero impressionante, ma a mia discolpa posso dire che è stato pochissimo tradotto in italiano, e inoltre deve avere sofferto della diffidenza verso gli autori russi non dissidenti. In ogni caso Chyngyz (o Chinghiz, si trovano parecchie traslitterazioni differenti in rete) Ajtmatov, nato in <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Kirghizistan">Kirghizistan</a> nel 1928 e morto in Germania nel 2008, che scriveva indifferentemente nella sua lingua natale o in russo, mi ha davvero incantato e così, dopo avere letto <i>Il battello bianco </i>(1970) ne ho cercato un altro e mi sono imbattuta in <i>Melodia della terra.</i> <i>Djamila</i> (1958). Due romanzi che riescono davvero a traportare lontano, in un altrove insieme esotico e di semplicità universale. Due romanzi incantevoli, che vale assolutamente la pena di (ri)scoprire. </p><p>I motivi di interesse sono principalmente dovuti all'ambientazione - la foresta, il fiume, la steppa, selvatici ma non minacciosi. Siamo al tempo delle collettivizzazioni, il lavoro è continuo e faticoso ma non solitario, anzi, sempre condiviso. Il villaggio è in realtà un agglomerato di due, tre case, in cui il passato nomade convive con le novità della collettivizzazione, la vita è legata alla tradizione malgrado il kolkhoz e i rapporti tra gli abitanti seguono tracce antiche. I personaggi sono bellissimi: nel <i>Battello bianco </i>il protagonista è un bambino abbandonato dai genitori che coltiva il sogno poetico e doloroso di raggiungere il lontano lago Ysyk dove potrà vedere il battello che un giorno gli riporterà il padre, e cresce sotto la protezione del nonno Momun, buono e paziente in un mondo di maschi aggressivi come la guardia forestale, rozza e violenta, e insegna al nipote l'antica teologia della Madre Cerva dalle Ramose Corna... Poi c'è il racconto di Sert, pittore che ricorda la sua adolescenza in un isolato villaggio accanto a una diga, si è innamorato di Djamila, donna coraggiosa pronta a svolgere un lavoro da uomo e a infrangere tutte le regole legate all'essere donna, prima di tutto innamorarsi e tradire il marito soldato in guerra, vista dagli occhi pieni di ammirazione dell'artista cui rimane il rimpianto di non averla ritratta nel suo momento di maggior audacia. <br /></p><p></p><p>Le vicende sono narrate in modo semplice, disadorno, lineare, senza compiacimenti ma estremamente accattivante, e si snodano tra il realismo della vita dura e delle prepotenze del potere, e un vago colore fiabesco che come una nebbiolina avvolge luoghi e persone. Vanno giù come un bicchiere di acqua fresca e lasciano in bocca un sapore squisito.<br /></p><p><i>Melodia della terra. Djamila </i>e <i>Il battello bianco </i>sono più che raccomandati. E' molto che non mi imbattevo in libri così evocativi e soprattutto lontanissimi dai best seller piacioni e pianificati che impazzano di questi tempi. <i> <br /></i></p><p><i> </i><br /></p><br /><br /><p></p><p><br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-1106730795244983232022-01-24T11:52:00.005-08:002022-01-27T07:58:33.396-08:00Un libro per chi ha coraggio, immaginazione e capacità di scoprire nuove realtà: Massimo Citi, S.L.A.: DUE STORIE DA UN ALTRO TEMPO<p>Massimo Citi, S.L.A.: DUE STORIE DA UN ALTRO TEMPO </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjXK72FJQnfcoRLLwxJAgbTXLIYf35f5kgBrnjyIgF5sk4lbcgm4R4oYYYWCfBgv2RMioIPIHl-OSuYZRSCIOWROFbOhAh5Wk5gXvK398ds7w8nDqq817rnDA58rNlT-PdIVwd85mCqi2JEn8RSfLuFcgrfcV5Odr6ia8VBGNO_eTLeHOtbzXHF1qbREQ=s255" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="255" data-original-width="198" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjXK72FJQnfcoRLLwxJAgbTXLIYf35f5kgBrnjyIgF5sk4lbcgm4R4oYYYWCfBgv2RMioIPIHl-OSuYZRSCIOWROFbOhAh5Wk5gXvK398ds7w8nDqq817rnDA58rNlT-PdIVwd85mCqi2JEn8RSfLuFcgrfcV5Odr6ia8VBGNO_eTLeHOtbzXHF1qbREQ" width="198" /></a></div><p>Una lettura imperdibile per chiunque ami lasciarsi stupire e trascinare in mondi e situazioni inquietanti, lontane dalla realtà in cui ci muoviamo ma nello stesso tempo talmente ancorate a questa medesima realtà da permetterci di credervi e riconoscerla. In questo caso specifico, <i>S.L.A.:</i> <i>due storie da un altro tempo </i>di Massimo Citi, aggiungeteci il fascino dell'ambientazione e della scrittura.</p><p>Nel primo racconto, <i>Zero, una storia di Futura</i>, si dipana la storia veloce e enigmatica di De Grada, che ha inizio a Futura, nata come città del lavoro, morta dopo una decina d'anni per opera di <i>un Progresso che aveva preso vie molto diverse</i> e trasformata in un luogo piuttosto pericoloso. De Grada vi si reca per affari e si trova a assistere a uno spettacolo davvero particolare, un'esibizione erotica di "lenci", cioè di bambole manovrate da un operatore. Non vado avanti per non spoilerare, ma il protagonista fa alcuni incontri inquietanti e si trova a dover individuare la natura di chi gli sta intorno. L'impresa non riesce facile perché, come ci dice l'autore, <span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4">in mezzo a noi ci sono gli SLA:</span></span><i><span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4"> "In italiano li chiamano automi, in tedesco selbstleitende automaten o
SLA. SLA hanno molti impieghi potenziali. La loro esistenza è un
segreto, nessun esercito li impiega, nessuna azienda li acquista o li
vende. Non si confondono ancora con gli esseri umani ma i loro gesti
sono già fluidi, i loro sorrisi sono possibili. Non diversi dai sorrisi
di circostanza di un vicino di casa che incontriamo in ascensore o di un
vecchio signore che lascia il passo a una donna incinta. Sembrano
mediocri, esattamente come noi, distratti, concentrati su qualcosa di
molto importante. Sono i primi membri di una nuova, definitiva Festung
Europa. Si prenderanno cura dei nostri figli: servi invadenti che
diventeranno indispensabili. Camminano a passi regolari, seguono il
tracciato segmentato delle luci notturne della città. I loro movimenti
scandiscono il tempo, i loro percorsi sono una linea spezzata. Nel
silenzio delle stanze notturne si può immaginarne il passaggio, vederli
mentre percorrono – instancabili – le vie che sono state tracciate per
loro. Non devono spaventare: bisogna essere affascinati, ammirati,
stupiti che siano possibili e che siano già nati. Con le loro menti
senza ombra, il dono di soffermarsi su un solo pensiero per volta.
Bis-bis-nipoti degli automi settecenteschi sono nati e si sono
sviluppati per obbedire a un sogno che cerca di esorcizzare se stesso." </span></span></i> </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiJzdWsIrARkeN743zolaHzTSQXMlMBBl32ybE1WUb-qbt-ILqsHVYitVFm1pg1S6wFuh5obCDG0rAG9P18Ot_k0eXuz3LFS6jkpZ6xWlUVFTMg-FfB29WlG4kilB8mdPezyxgvdUEp1XE3tJx0JGZcv0CHfIU7Mtk0s3Q05H2Cf-jNaU8K1kVrMLin7g=s327" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="327" data-original-width="206" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiJzdWsIrARkeN743zolaHzTSQXMlMBBl32ybE1WUb-qbt-ILqsHVYitVFm1pg1S6wFuh5obCDG0rAG9P18Ot_k0eXuz3LFS6jkpZ6xWlUVFTMg-FfB29WlG4kilB8mdPezyxgvdUEp1XE3tJx0JGZcv0CHfIU7Mtk0s3Q05H2Cf-jNaU8K1kVrMLin7g=s320" width="202" /></a></div><br />Il racconto si svolge in un mondo alternativo e ucronico, secondo le parole dell'autore, in cui gli avvenimenti non corrispondono a quelli che conosciamo, ma conviene tenersi sul pezzo perché <span class="koboSpan" id="kobo.3.4"><i>Zero, una storia di Futura</i>
è parte integrante di un progetto narrativo più ampio al quale Massimo Citi sta </span><span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4">lavorando da qualche tempo, e sarebbe un vero peccato perdersi le puntate successive.</span></span><p></p><p><span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4">Altrettanto enigmatico e basato su incontri inaspettati e interrogativi angosciosi sulla natura delle persone incontrate è </span></span><span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4"><i>Olimpia e il Turco</i>, di ambientazione bellica e militare con personaggi dotati di un fascino sfuggente. Veloce e pieno di suspence, acchiappa il lettore, lo stupisce e in poche pagine lo restituisce alla realtà. </span></span></p><p><span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4">Insomma un libro molto insolito che vale assolutamente la pena di scoprire, perché è importante uscire a volte dalla nostra <i>comfort zone </i>per affrontare nuovi mondi, esercitare l'immaginazione e il coraggio, soprattutto se a accompagnarci è uno scrittore del valore di Massimo Citi. <br /></span></span></p><p><span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4"> </span></span></p><p><span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4"> </span></span></p><p><span class="span2"><span class="koboSpan" id="kobo.3.4"><br /><br /></span></span></p><p> <br /><br /><br /></p><p></p><br />consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-60263238373942501702021-12-21T11:45:00.001-08:002021-12-21T11:45:15.662-08:00Come parlare di sé per parlare di tutto: Maria Gabriella Tozzi, La tenacia del gatto<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgCEeXuNGCjKXeRCJdNZVhHWMWGvTTpyu0M3QPI8IPwD_SotorpMhZxzFwvf3I533uLdM9VqRxnSvnmlK4sUdGs6ubQSQdVPWMbnF8JKJGr5Cn0sXCCKdM8mOCDhw_UK6Yr4DQPsOnedKycInnJhoXTEOOv6rR0iWGmsPzp1bxGtwfIenCvb4lbFtseHw=s278" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="278" data-original-width="181" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgCEeXuNGCjKXeRCJdNZVhHWMWGvTTpyu0M3QPI8IPwD_SotorpMhZxzFwvf3I533uLdM9VqRxnSvnmlK4sUdGs6ubQSQdVPWMbnF8JKJGr5Cn0sXCCKdM8mOCDhw_UK6Yr4DQPsOnedKycInnJhoXTEOOv6rR0iWGmsPzp1bxGtwfIenCvb4lbFtseHw" width="181" /></a></div>Quando ho letto <i>La tenacia del gatto </i>di Maria Gabriella Tozzi, sono rimasta veramente folgorata perché questo è un libro che io non saprei mai scrivere. E' totalmente autobiografico (o autocentrato), autoriferito, pur raccontando pochissimo dell'autrice, e al tempo stesso è un'autobiografia riflessiva, non aneddotica, una specie di originalissimo esercizio di autobiografismo astratto. Ci sono argomenti ricorrenti (i traslochi, l'amica del mezzo chilo di pasta, il padre, i gatti, la cucina) ma non ci viene mai narrato nulla chiaramente, tutto è suggerito per allusioni o trasformato in aforisma. Molte pagine sono pronte per essere citate, e appare particolarmente elegante la scelta di non parlare mai d'amore o di uomini. Forse c'è qualche allusione ma è così discreta che si perde nel discorso. <p></p><p>Il continuo passaggio dall'io al tu alla terza persona è raffinato e utile a creare un certo distacco, a controllare l'eccesso di protagonismo dell'autrice. L'aspetto più affascinante è il modo in cui gioca con le parole, la sapienza e l'abilità con cui le usa. Basta l'esempio di Ella - Gabriella al posto di io, un colpo di genio. E' come se danzasse sulla punta delle onde mantenendosi sulla cresta senza mai sprofondare nell'acqua. Un esercizio di abilità e sopraffina eleganza e leggerezza, che riesce a non cadere mai nella superficialità. Ma soprattutto c'è una grande ironia, realizzata attraverso un uso ben cosciente e divertito delle frasi fatte e dei luoghi comuni di cui viene spesso praticato il rovesciamento, che rende la lettura varia e spassosa. Molto particolare e sapiente l'uso delle maiuscole. </p><p>Il testo, diviso in brevi capitoli forniti di titoli programmatici e spiritosi, è inframmezzato da fotografie in tema. <br /></p><p><br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-88708852838827086132021-12-03T11:34:00.002-08:002021-12-03T11:34:26.742-08:00Segnatevi l'indirizzo, vale la pena di frequentarlo se volete divertirvi: Stefania Bertola, Via delle Magnolie 11<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-zqhl3Q3uchY/YZ-s60FwZvI/AAAAAAAAeOY/EDVwc7CJ0aAbpQj9oHWl1ivCUdiqvL0QwCLcBGAsYHQ/s260/bertola.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="260" data-original-width="194" height="260" src="https://1.bp.blogspot.com/-zqhl3Q3uchY/YZ-s60FwZvI/AAAAAAAAeOY/EDVwc7CJ0aAbpQj9oHWl1ivCUdiqvL0QwCLcBGAsYHQ/s0/bertola.jpg" width="194" /></a></div><p>Di Stefania Bertola si parla molto in questo blog, perché è una scrittrice che amo moltissimo e una sicurezza cui rivolgersi sempre e comunque. Ho parlato di quasi tutti i suoi libri e qui trovate parecchie recensioni dal lontano 2019, ma anche prima di aprire questo blog ne avevo parlato più volte. Quindi fidatevi se dico che di questi tempi cupi per schiarirsi un po' l'orizzonte, ravvivare i giorni grigi e mosci, non ha uguali. </p><p><i>Via delle Magnolie 11</i> è stato scritto e pubblicato sul web a puntate durante il primo lockdown. Ora si trova in libreria e mi sento di consigliarlo di cuore, perché è adatto a tutti i tempi. </p><p>Un po' meno chick-lit dei romanzi precendenti, in certi momenti appare quasi come una farsa, una comica finale veloce e accelerata. Si svolge in una casa abitata da vari membri di una famiglia intricata e piuttosto spregiudicata, le complicazioni amorose restano sullo sfondo e insaporiscono la ricetta, aggiungendo un tocco di dolce alle vicende paradossali (e lievemente delinquenziali) dei molti personaggi, ben delineati e dinamici. Altro non dico perché questa è pur sempre una semplice segnalazione - ma leggetelo, e poi leggetene altri di questa brillante autrice che non delude mai.<br /><br /> <br /></p><p></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-32367641393393702692021-11-11T11:49:00.001-08:002023-12-19T00:51:06.533-08:00Una raccolta di racconti davvero originale: Mario E. Bianco, Dice che mia mamma faceva le poste<p> E se volete leggere qualcosa che sia veramente originale, fuori dagli </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-GHn0cb-4BoM/YY1zmlKLTHI/AAAAAAAAeM0/Z1NvJCPAgGArnK11ASPD0oCX9G68E5KFwCLcBGAsYHQ/s282/mariobianco.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="282" data-original-width="179" height="282" src="https://1.bp.blogspot.com/-GHn0cb-4BoM/YY1zmlKLTHI/AAAAAAAAeM0/Z1NvJCPAgGArnK11ASPD0oCX9G68E5KFwCLcBGAsYHQ/s0/mariobianco.jpg" width="179" /></a></div>schemi, ecco la raccolta di racconti di <a href="https://www.mariobianco.net/">Mario E. Bianco</a>, <i>Dice che mia mamma faceva le poste. </i>In centoquindici pagine<i> </i>troverete ventisei ritratti o autoritratti di personaggi assolutamente indimenticabili, oltre a quindici disegni in bianco e nero dell'autore che con il loro tratto insieme nervoso e evocativo impreziosiscono il libro.<p></p><p>Quello che più mi ha colpito è la scrittura di Mario E. Bianco, caleidoscopica nel senso che cambia per ogni testo, adattandosi nel tono, nel lessico e nella costruzione al personaggio che ne viene caratterizzato a tutto tondo. Le vicende sono accennate, il tono è spesso ironico, molto è lasciato all'immaginazione del lettore stimolata dalla voce personalissima dei protagonisti che a volte hanno un nome a volte no, ma tutti sono accomunati dalla loro natura di "esseri umani sofferenti,malati mentali, picari, visionari, ladri o truffatori di mezza tacca, vittime di violenze familiari e non, persone emarginate, che vivono in quel <i>margine, </i>detto zona d'ombra, di cui si evita di parlare, eccetto quando diventano protagoniste di fatti di cronaca nera" (dalla seconda di copertina). <br /></p><p>Uno di quei libri rari che lasciano il segno, risvegliando con uno scrollone il lettore dalla sonnolenta noia dei soliti gialli, bestseller da scuola di scrittura e politicamente corretto. Leggendolo non si può evitare di immaginare il timbro della voce narrante che sta dietro alle parole stampate. </p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-65098480665896148392021-11-09T11:41:00.003-08:002021-11-11T02:33:27.790-08:00Aterrana, a cura di Licia Giaquinto: Poesie, racconti, ballate per un antico borgo da salvare<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-F3sDCapMC1Q/YYkUztaEqgI/AAAAAAAAeMI/_kpFlMhgQish4VHal7kP0-NzdoPGZKGBgCLcBGAsYHQ/s458/aterrana.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="458" data-original-width="458" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-F3sDCapMC1Q/YYkUztaEqgI/AAAAAAAAeMI/_kpFlMhgQish4VHal7kP0-NzdoPGZKGBgCLcBGAsYHQ/s320/aterrana.jpg" width="320" /></a></div><p> E ecco la quinta segnalazione. <i>Poesie, racconti, ballate per un antico borgo da salvare</i> recita il sottotitolo di questa bella antologia dedicata all'omonima frazione di Montoro, in provincia di Avellino, che la scrittrice <a href="http://www.aracneeditrice.it/index.php/autori.html?auth-id=959956">Licia Giaquinto</a> ha ideato, promosso e realizzato per amore dei luoghi in cui ha trascorso l'infanzia e che sono ormai minacciati dall'incuria e dall'abbandono. Oltre a aver dedicato tre romanzi alla conservazione di un mondo ormai defunto fatto di storie, leggende, tradizioni antichissime, ha fondato l'associazione <a href="https://www.facebook.com/associazioneaterrana/"><i>Aterrana Ater Ianua</i></a>, e ha invitato poeti e scrittori di tutta Italia a collaborare dedicando una loro opera al progetto. Il volume comprende un numero piuttosto elevato di poesie, racconti e ballate di grande interesse e fascino che hanno al centro proprio l'antico borgo, le sue bellezze, i suoi abitanti, le sue tradizioni, e nella varietà dei temi e dell'approccio, oltre che nell'oggettivo valore dei testi, sta il grande interesse dell'antologia. Tra gli autori si incontrano nomi molto noti (immeritatamente ci sono anche io con il racconto <i>Gemellaggio</i>), la lettura stimola e trascina, e non si può che augurarsi che Aterrana ne abbia tratto molti vantaggi. </p><p> <br /></p><p></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-10803852964775842382021-11-07T11:45:00.005-08:002021-11-11T02:31:56.856-08:00Quarta segnalazione: Piccolo ma imperdibile, 3 Numero imperfetto, Francesca Mogavero, Carlotta Borasio, Monica Coppola, tre racconti per specchiarci<p>Continuo a essere distratta e dispersiva per cui continuo anche con le </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-9eAT-FDzLdE/YYgsJm9m_2I/AAAAAAAAeLY/StncMIyd7HIZ3UnVqqy5ml_7GNcxdXLkwCLcBGAsYHQ/s259/images3.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="259" data-original-width="194" height="259" src="https://1.bp.blogspot.com/-9eAT-FDzLdE/YYgsJm9m_2I/AAAAAAAAeLY/StncMIyd7HIZ3UnVqqy5ml_7GNcxdXLkwCLcBGAsYHQ/s0/images3.jpg" width="194" /></a></div><br />segnalazioni, e questa è la quarta. Ma le autrici di questo incantevole librino sono tre, ognuna con un racconto in cui si descrive come la felicità di coppia sia spesso insidiata dalla presenza di un rivale, interno o esterno. Francesca Mogavero inoltre è anche l'editrice di Buendia Books, che pubblica <i>3 Numero imperfetto</i>.<p></p><p>Carlotta Borasio, con <i>Non è giornata</i>, ci descrive coraggiosamente come anche l'armonia della coppia più perfetta, quella composta da madre e figlio, si possa trovare minacciata dal terzo elemento, il padre. </p><p>Monica Coppola, in <i>Gli armonici</i>, affronta con grande delicatezza il dolore della presenza del più classico terzo incomodo, quello che trasforma un 2 in un 3, rendendo una coppia un terzetto (o addirittura un quartetto). </p><p>Infine Francesca Mogavero, con una penna intinta in dosi uguali di acuta ironia e divertimento pieno di leggerezza, ci regala <i>Arsenal, Baci e Colin Firth</i>, dove il potentissimo rivale della protagonista è il calcio, che lei combatte a colpi di manicaretti. </p><p>Una sessantina di pagine, tre storie di piacevolissima lettura, tre sguardi femminili sulla coppia e i pericoli che la minacciano, in cui tutte le lettrici e i lettori possono riconoscersi e imparare a difendersi. Le scrittrici devolveranno i diritti d'autore a sostegno dell'AIL Torino. <br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-632091750436781162021-11-03T13:07:00.004-07:002021-11-11T02:31:30.783-08:00Terza segnalazione: Un modo originale di diventare paracadutisti: Chiara Negrini, Sniffo Kerosene<p>Questa segnalazione è dedicata a un incantevole librino, e il diminutivo riguarda solo le dimensioni, non certo il contenuto.</p><p><a href="https://1.bp.blogspot.com/-0OsVU4fzGW8/YYA9_XVj8VI/AAAAAAAAeKI/fhkLpebYYeAPJBkNU-ssI1k5yPaYpxlIwCLcBGAsYHQ/s225/indexnegrini.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="225" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-0OsVU4fzGW8/YYA9_XVj8VI/AAAAAAAAeKI/fhkLpebYYeAPJBkNU-ssI1k5yPaYpxlIwCLcBGAsYHQ/s0/indexnegrini.jpg" width="225" /></a>Di <a href="http://www.chiaranegrini.com/">Chiara Negrini</a> , scrittrice e illustratrice di vaglia, ho parlato molte volte su questo blog, in particolare a proposito dell'esilarante <a href="https://consolata-anacondaanoressica.blogspot.com/2014/09/un-rimedio-sicuro-contro-le-malinconie.html"><i>I vampiri della bassa </i></a><i>. Sniffo Kerosene</i> è il logo di Marco Rovina, paracadutista esperto, che l'ha creato per avere <i>un motto che riassumesse la sua filosofia sul paracadutismo. </i>E quando un amico gli chiede come gli è venuta l'idea, Marco ritorna al passato e ricostruisce la sua vita sul filo della passione coltivata per l'odore della benzina. All'origine di tutto c'è un'infanzia in campagna, un nonno che riparava macchine agricole portandosi dietro Marco bambino sul sellino posteriore del suo motorino Garelli, dove poteva sniffare nafta, gasolio e kerosene al riparo nei capannoni delle cascine. La descrizione dei momenti di esaltazione olfattiva, i dialoghi in dialetto, i personaggi grotteschi, il casuale incontro con il volo e la successiva scoperta di una </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-zZDbKbdhPsA/YYQxZOaKrvI/AAAAAAAAeKg/I7DCm2dLaiwtvDzp9wDsHJtAyyJnwUO9wCLcBGAsYHQ/s267/pedar.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="267" data-original-width="189" height="267" src="https://1.bp.blogspot.com/-zZDbKbdhPsA/YYQxZOaKrvI/AAAAAAAAeKg/I7DCm2dLaiwtvDzp9wDsHJtAyyJnwUO9wCLcBGAsYHQ/s0/pedar.jpg" width="189" /></a></div><br />nuova passione tanto importante da potersi trasformare in un dono, rendono queste pagine irresistibili e cariche di una suggestione davvero insolita. Il piacere che ricaverete dalla lettura di <i>Sniffo Kerosene </i>è inversamente proporzionale all'esiguità delle sue dimensioni. <br /><p></p><br /><p></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4065931188547705042.post-10957780443765477372021-11-01T04:48:00.002-07:002021-11-11T02:30:54.860-08:00Seconda segnalazione: Fabio Lastrucci, Da zero a infinito: sotto la realtà c'è molto più di quello che riusciamo a immaginare<p>Seconda segnalazione. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-d2fl9Mc0e5w/YX_TRlrjOpI/AAAAAAAAeJ8/ywcDMZEUk8w8V0OILEhbvsTzRfgq9_P0gCLcBGAsYHQ/s225/lastrucci.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="225" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-d2fl9Mc0e5w/YX_TRlrjOpI/AAAAAAAAeJ8/ywcDMZEUk8w8V0OILEhbvsTzRfgq9_P0gCLcBGAsYHQ/s0/lastrucci.jpg" width="225" /></a></div><br /><br /><p></p><p>Ribadisco per la millesima volta: amo i racconti, sia leggerli che scriverli, e il fantastico mi seduce e mi assedia. Perciò <i>Da zero a infinito </i>di Fabio Lastrucci non poteva che attrarmi, e alla fine della lettura posso dire a ragione, perché mi è piaciuto molto. </p><p>Sono quindici racconti in cui il fantastico è declinato in modi diversissimi ma tutti insoliti e appassionanti. Dall'ospizio in bianco e nero in cui i personaggi dei fumetti attendono spasmodicamente l'arrivo del colore (<i>Ultime notizie del papero</i>), all'inquietante <i>DB, </i>il facebook dei morti che attira i vivi, o l'insolito veicolo di diffusione della peste a Napoli (<i>Nero di seppia</i>), o l'ossessione bibliofila di <i>Da zero a Infinito</i>, il fantasma della ferrovia Cumana (<i>Trasparente come un respiro</i>), così come in tutte le altre, in ogni storia Fabio Lastrucci costruisce un mondo inquietante, indecifrabile e soprattutto diretto senza scampo alla sua fine. Basta lasciarsi portare dalla sua voce sicura, ricca di particolari precisi e abile nel suggerire senza troppo rivelare: spesso l'apocalisse sorprende come la soluzione di un caso poliziesco. Anche il lettore arriverà alla fine del libro, e di sicuro se ne dispiacerà. <br /></p><p> <br /></p>consolatahttp://www.blogger.com/profile/12511866957343483879noreply@blogger.com2