sabato 30 novembre 2019

La storia del telespettatore imprudente


LA STORIA DEL TELESPETTATORE IMPRUDENTE

Il signor S. era un telespettatore ingordo e onnivoro. Amava smodatamente telequiz e telefilm, telenovelas e tele­romanzi, serial e vecchi film, ma più di tutto amava gli spot pubblicitari. Era un esperto e un appassionato di pub­blicità televisiva, ricordava a memoria tutti i Caroselli che si erano succeduti sul piccolo schermo, dal primo all'ul­timo, ricordava chi aveva fatto la pubblicità di quale pro­dotto, quando e come, e si teneva aggiornatissimo su ogni novità in questo campo. Per questo andava sempre a letto tardissimo, cercando di non perdere neanche l'ultimo spot dell'ultimo programma che andava in onda, e per questo gli capitò la brutta avventura che sto per raccontarvi.
Una sera S. si addormentò davanti al televisore acceso, e fu risucchiato nel bianco schermo vibrante che illuminava a stanza col suo gelido riflesso. Non c'è bisogno di dire che S. ne fu assolutamente felice: finalmente poté incontra­re la deliziosa famigliola che, grazie al pulito buono del detersivo xy, si sveglia ogni mattina in un turbinare di can­dide lenzuola e tovaglie variopinte, poté bere un aperitivo zz con la lasciva brunetta che non beve mai da sola, gustare i magnifici pranzi che la solerte massaia riesce a combinare in tre minuti con l'aiuto dell'elettrodomestico tuttofare abc, e mille altre esaltanti esperienze.
Incontrò tutti gli eroi e le eroine che lo avevano fatto sognare, che gli avevano dato fiducia nell'esistenza di un mondo migliore, più pulito, deodorato, candeggiato, che be­veva spumanti d'annata, mangiava tonno morbidissimo e formag­gi tedeschi, che dormiva su materassi a molle e tra lenzuola e piumoni colorati, in cui i bambini erano graziosissimi pic­coli consumatori di merendine confezionate, bibite frizzanti, pannolini a prova di pipì, scarpe e zainetti di marca.
E' difficile descrivere la sua gioia, la letizia che lo per­vadeva quando camminava nei parchi in cui i vecchietti corre­vano con tute da jogging firmate, nelle strade piovose in cui i passanti, tutti raffreddati, si ficcavano gocce nel naso o ingurgitavano pastiglie che li rimettevano immantinente in sesto, sulle spiagge in cui maliose ragazze esotiche facevano il bagno in vasche trasparenti piene di bollicine azzurre. Come descrivere la gratitudine commossa con cui riceveva taz­ze di caffè e bicchieri di digestivi dalle mani stesse di divi famosi, e divideva il desco con bellissime attrici che, premurose per la sua linea e la sua salute, usavano come con­dimento solo purissimo olio di mais?
Ma la sua felicità, purtroppo, non era destinata a du­rare in eterno. Un giorno si accorse con orrore che in un angolo di questo paradiso occhieggiava continuamente un rettan­golo luminoso sul quale si susseguivano, in colori smorzati, scene repellenti e insopportabili. Vi si vedevano bambini sporchi e rompiscatole che, invece di giocare quieti e appa­gati con tablet e telefonino, esigevano acquisti sempre nuovi da parte dei loro genitori, la maggior parte dei quali erano grassi e mal deodorati, e siccome lavoravano troppo, erano sempre nervosi e si bisticciavano tutto il tempo; le massaie, lungi dal cucinare cantando i loro surgelati e le loro purè, si grattavano in testa con le stesse forchette che usavano per girare l'arrosto, o cuocevano con aria depressa insipide fettine, senza nemmeno insaporirle con dadi da brodo dal gu­sto tradizionale. E che dire dei vecchi? Improvvidi, non si erano procurati una vecchiaia serena autopensionandosi, non utilizzavano pannolini per gli incontinenti né lasciavano le dentiere nell'apposito liquido pulente; anzi, per la maggior parte si sbronzavano in silenzio, seduti su una seggiola e guardando fisso dinanzi a sé. E gli adolescenti? Invece di cantare in coro felici bevendo con la cannuccia dalle loro lattine, andavano male a scuola, si schiacciavano i brufoli, si lavavano poco, le ragazze restavano incinte, i ragazzi a­vevano incidenti di moto, si bucavano, violentavano turiste e handicappate, scippavano le vecchiette e ammazzavano i genitori a colpi di padelle in acciaio inossidabile...
Per un po' S. riuscì a resistere al fascino malvagio dello schermo che lo ossessionava. Teneva il capo voltato, si imponeva di fissare lo sguardo solo sulle vecchie cascine nei cui forni a legna le crostate cuocevano come ai bei tempi an­tichi, o sui magnanimi supermercati in cui vi era sempre l'occasione di trovare buoni sconti, ripeteva come un mantra "dove c'è ** c'è casa" e "***, morbida la vita!". Ma era difficile resi­stere. Continuamente l'occhio gli cadeva sulle disgustose scene che avrebbe voluto cancellare. E venne il momento in cui S. capì che la sua felicità diventava impossibile di fronte a quello spettacolo: capì che doveva fare qualcosa.
Si avvicinò allo schermo, lo spense. E in quel momento il signor S. morì.

4 commenti:

Orlando Furioso ha detto...

Bello e ...così "vero"!
Un abbraccio

consolata ha detto...

Grazie che mi hai letto Orlando!

Anonimo ha detto...

Lo trovo geniale. Temo che i telespettatori non leggano e non vogliano sentirsi descrivere come degli alieni o, meglio,alienati. Attendo il prossimo racconto.

consolata ha detto...

Grazie @unknown! ma in fondo non siamo un po' tutti telespettatori? E' un dubbio che mi viene sovente. Pubblicherò presto un nuovo racconto e spero di non deluderti. Ciao.