venerdì 17 marzo 2017

Una megalopoli piena di sorprese: Altaf Tyrewala, Karma clown - Dispacci da una nazione iperrreale

Questo bel giovanotto si chiama Altaf Tyrewala, è nato a Mumbai nel gennaio del 1977, ha studiato a New York e attualmente vive a Dallas, in Texas. In Italia ha pubblicato Nessun dio in vista (Feltrinelli). Scrive in inglese. Tradotto in sei lingue, prima di diventare scrittore ha fatto il cassiere, l’operatore in un call center e il portiere in uno stabile, il che gli dà le credenziali indispensabili per diventare uno scrittore americano di moda (o di culto?). Ne parlo per tre motivi: primo, scrive racconti e è stato pubblicato da una casa editrice, Racconti appunto, alla quale va tutta la mia ammirazione e solidarietà. Secondo, scrive racconti ambientati a Mumbay, e io amo i libri che mi parlano dell'India di cui ho una feroce nostalgia. Terzo, scrive racconti che lascio giudicare al lettore perché io non ne sono stata affatto convinta ma forse mi sfugge qualche sottigliezza, o semplicemente sono troppo antiquata. 

Già il titolo barocco e supericercato fa capire che non si tratta certo di racconti esotizzanti o nostalgici della Bombay del passato (ma se volete leggere un romanzo struggente e bellissimo su Bombay negli anni '70, quello che fa per voi è Narcopolis di Jeet Thayill), anzi. E in effetti si parla di librerie che chiudono, film porno, guardiani di centri commerciali e di palazzi di ventisei piani, guardiani che prevedono le disgrazie, cellulari rubati e ritrovati, anziani rimasti in India e giovani che se ne vanno, funerali e nascite, tra grottesco molto insistito e metafore eclatanti. 

In MmYum's (che sta per McDonald's), racconto lungo che occupa quasi la metà del volume, Arnold, mascotte in plastica della catena di fast-food vestito di verde e arancione (ma sì, pensate pure a Ronald McDonald che è lui), prende improvvisamente vita e si alza dalla sua panchina per inoltrarsi nella giungla urbana di Mumbai. Con'è normale, gliene capitano di tutti i colori. Ora, anche una zuccona come me capisce che dietro c'è una profonda critica alle multinazionali e al neocolonialismo capitalistico (ma Altaf Tyrewala ci tiene a farci capire che lui non sta con chi vi si oppone e ne disapprova metodi e contenuti - e come non capirlo, vive e pubblica negli USA) ma confesso che mi è parso un po' vuoto e alla fine noioso. 

Ecco, forse l'ennesimo libro scritto da un immigrato negli USA che racconta agli americani il proprio paese proprio come gli americani voglio pensare che sia. Niente di troppo inaspettato, ma soprattutto niente di troppo sincero. Molto leggibile, molto ben scritto, veloce e anche divertente, lo consiglio senz'altro come lettura gradevole che può dare qualche spunto di riflessione, se riuscite a credere al bell'autore che parla del suo paese con disincanto, strizzando l'occhio all'Occidente di cui ormai fa parte. Traduzione di Gioia Guerzoni.   

 

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