lunedì 28 marzo 2016

Passeggiando tra fascisti ridicoli e imbroglioni fantasiosi: Halldor Laxness, Sette maghi

Autore sempre interessante anche quando mi riesce difficile capirlo come in Sotto il vulcano, e francamente entusiasmante in Gente indipendente e Il concerto dei pesci, Halldor Laxness riunisce sotto il titolo di Sette maghi (1942) otto brevi prose, non tutte a carattere strettamente narrativo.

La scoperta dell'India è una novellina esotica in cui si parla del Figlio del Cielo imperatore della Cina e dei suoi sogni che spingono un suo cortigiano a partire alla ricerca del lontano Occidente, e delle sue vicende in India. La tempra narrativa di Halldor Laxness si riconosce al suo meglio in Napoleone Bonaparte, felicissimo ritratto di un personaggio folle e patetico nella sua grandezza, e Pordur il vecchio zoppo introduce il tema politico nella vicenda che mi ha fatto scoprire che anche in Islanda i lavoratori hanno avuto il loro momento epico. Ma certo il più entusiasmante è La sconfitta dell'aviazione italiana a Reykjavik nel 1933, un sarcastico e divertentissimo ritratto di una spedizione propagandistica di fascisti volanti al comando di uno sbruffone dalla divisa sgargiante, il cui nome, Pittigrilli, è già di per sé tutto un programma. Di nuovo un ritratto sopra le righe di un imbroglione pieno di risorse e fantasia in La Voluspa in ebraico, mentre in Un'apparizione nell'abisso siamo in Italia, dove uno scrittore nordico che parla in prima persona intesse un amore di sguardi tra finestra e balcone con una giovane siciliana, all'ombra dell'Etna che forse gli rievoca paesaggi della sua patria. Il pifferaio racconta un'avventura paranormale vissuta dal narratore quando era "uno sguatterino di nove anni" che portava il caffè ai falciatori in una sera d'estate, e la fantasia infantile confondeva realtà e magia in maniera inestricabile. Temucin torna a casa è un'altra novella esotica, in cui Temucin, cioè Gengis Khan, si trova a dover affrontare un ritorno e forse una partenza cui non vuole neppure pensare, e esita tra i consigli di un grande saggio e la compagnia di un gruppo di meretrici.

Un libro veloce e ricchissimo di spunti e temi, che mi sento di consigliare senza riserve. L'impeccabile traduzione e l'interessante postfazione sono di Alessandro Storti.

2 commenti:

Massimo Citi ha detto...

Bella questa recensione, particolarmente considerando che si tratta di un'antologia. Hai voglia di fargli fare un giro su LN? Come diverse altre tue recensioni... il problema è che aspetto sempre che la tua rece non sia più la prima, sicché mi capita di dimenticarmene. Mi perdoni? Posso pubblicarne anche altre?

consolata ha detto...

Sai che puoi prendere tutto quello che vuoi! Perché devi aspettare che la rece non sia la prima per prenderla? Tanto il mio blog è citato, c'è il link e non credo che ci sia sovrapposizione di letture, anzi. E Halldor Laxness merita il meglio! ciao