giovedì 28 gennaio 2016

Se lo stalker si confessa: Scott Spencer, Un amore senza fine

Che strano romanzo questo di Scott Spencer, Un amore senza fine. Uscito negli USA nel 1979, in Italia ho trovato tracce di un'edizione del 1981 (ma non sono riuscita a scoprire né l'editore né il traduttore) e di un'altra del 1986 per la De Agostini, sempre senza nome del traduttore. Sellerio l'ha ripubblicato nel 2015, con la traduzione di Francesco Franconero. Ha avuto un gran successo e ne sono stati tratti due film, pare orridi, soprattutto il primo, del 1981, di Franco Zeffirelli, mentre il secondo è di Shana Feste, del 2014. Considerato dai critici ormai un classico della letteratura nordamericana del '900 (ma questo si legge più o meno di tutti i répechage editoriali), amato da pubblico e scrittori illustri, mi ha fatto pensare parecchio.

La vicenda inizia nell'estate del 1967 e si dipana nell'arco di una decina d'anni, con lunghi momenti di pausa e altri di accelerazione. Il protagonista David Axelroad, diciassettenne di Chicago di famiglia ebrea ex comunista, dà fuoco alla casa della morosa coetanea, Jade Butterfield, di famiglia molto alternativa, padre medico new age e madre aspirante scrittrice. Ne è stato allontato dal padre di Jade e da Jade stessa perché il rapporto tra i due era diventato troppo ossessivo, tanto che praticamente viveva con loro, e vorrebbe farsi dei meriti spegnendo lui stesso i giornali che ha acceso nella veranda e apparendo così il loro salvatore, ma ha sottovalutato la potenza del fuoco e in pochi minuti tutta la casa è in fiamme. La famiglia Butterfield, genitori e tre figli adolescenti, rischia di morire perché in pieno trip da LSD, che stanno sperimentando insieme.
Non succede una tragedia, ma David finisce in una clinica psichiatrica con l'interdizione totale di contattare i membri della famiglia Butterfield, mentre i due nuclei familiari si disintegrano. Però questa è la storia di un'ossessione: difficile definire amore questa fissazione che fa fare a David ogni sorta di follia, gli fa infrangere le regole e ottenere delle vittorie che non sono tali alla fin fine, forse perché ci si mette di mezzo il destino e forse perché l'esaltazione amorosa adolescenziale non può durare in eterno.
Martin Hewitt e Brooke Shields protagonisti di Amore senza fine di Franco Zefirelli (1981)

Tutto il romanzo, ben 592 pagine (ma in dimensione Sellerio), in cui David è l'io narrante, è l'analisi di un sentimento, l'approfondimento continuo di questo sentimento, la narrazione degli sforzi tenaci, ciechi, instancabili, di David per poter rivivere pienamente questo sentimento e ricuperare tutto quello che lo ha reso felice nel passato, cioè Jade e la sua famiglia. Gli eventi esterni sono pochi, riuniti in alcuni snodi narrativi che accelerano la vicenda, mentre il viaggio nella mente amorosa di David pervade tutto il libro. Impossibile non provare empatia per il personaggio, pur rendendosi conto della follia del suo agire, autolesionistico e talvolta spaventoso. I personaggi di contorno sono altrettanto singolari, da Jade oggetto di passione e soggetto appassionato ma capace di razionalità (anche se come sempre nelle storie d'amore ossessivo l'oggetto d'amore non esiste, non ha volto né voce, e infatti di lei sappiamo solo quello che fa o dice quando ricompare sulla scena, ma il suo pensiero è sempre interpretato da David), ai genitori di entrambi i ragazzi (tra cui Ann Butterfield è la più sfaccettata), i fratelli, le pochissime persone con cui David interagisce, tutti filtrati dalla visione ossessiva dell'obiettivo finale, la riconquista dell'amore.

Gabrielle Wilde e Alex Pettyfer protagonisti di Un amore senza fine di Shane Feste (2014)
Non è un romanzo adatto a tutti, bisogna essere capaci di sospendere il giudizio e lasciarsi andare insieme a David alla sua pazzia amorosa, per seguire quella che è in sostanza la torrenziale autoconfessione di uno stalker. Ma a chi ha il coraggio di affondare con lui darà molto, avvolgendolo nelle spire di parole e di immagini che si agitano nella mente di David con la grazia delle volute di fumo e la precisione iperrealistica degli incubi. E anche molto interessante l'air du temps che ne esala, tra l'impegno politico degli Axelroad e i loro amici e l'hippismo svagato dei Butterfield. Quella però che disturba parecchio è la traduzione, costellata di errori marchiani e goffaggini che in certi punti danno davvero fastidio.      

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