venerdì 6 marzo 2015

Bastasse l'amore per far funzionare i matrimoni... Alla casa del gatto che gioca a palla, di Honoré de Balzac


Un breve romanzo, o un lungo racconto, scritto nel 1827 e ambientato nel Primo Impero da Honoré de Balzac (1799-1850), in seguito inserito nella Comédie Humaine tra le Scene della vita privata. Il titolo Alla casa del gatto che gioca a palla allude al nome di un negozio di tessuti di proprietà di Guillaume, un mercante probo e all'antica, dalla mentalità piccolo borghese, che capisce solo il denaro e il rispetto delle regole, sia nel commercio che in casa. Ha una moglie ancora più filistea di lui e due figlie, la più piccola delle quali, Augustine, è molto bellina e suscita l'attenzione di un pittore, Sommervieux, nobile e squattrinato, che se ne incapriccia e proprio da un ritratto dell'amata e un interno della vetusta bottega ottiene fama e onori. La vicenda si dipana lungo le manovre del negoziante per sistemare le figlie secondo i propri interessi ma anche secondo le inclinazioni delle ragazze. Il matrimonio tra Augustine e il pittore ben presto fa inaridire l'amore di lui, mentre la donna si sforza in tutti i modi di capire e superare i motivi del raffreddamento del marito, cercando persino un confronto con una rivale. La storia è raccontata con la sottigliezza psicologica e l'attenzione ai particolari, alla concretezza e al realismo delle opere più mature di Balzac, dipinge un angolo di Parigi scomparso e già curiosamente vetusto al momento della narrazione, è densissima di notazioni sociali piene di interesse. E' più che consigliabile a chiunque ami la lettura e sia disposto a calarsi in un mondo molto diverso dal nostro. Ma ciò che più mi ha affascinato, e fatto riflettere, sono le motivazioni del fallimento matrimoniale, attribuito dall'autore alle differenze culturali, ai limiti di Augustine, troppo ignorante, inesperta della complessità del bel mondo, e soprattutto incapace di capire l'animo e le esigenze del genio, rappresentato da Sommervieux. Di qui potrebbe partire un lungo discorso fatto soprattutto di confronti tra la mentalità attuale e quella di due secoli fa, ma lascio a chi affronterà la lettura il piacere di rifletterci senza suggerimenti. Comunque, vale la pena di abbandonare per un breve istante serial killer e sadomaso modaioli per dedicarsi a questa storia di buone intenzioni e svagate incomprensioni. Traduzione di Riccardo Reim, ottimo supporto di note esplicative e nel caso vogliate saperne di più e approfondire, vi rimando all'autorevole recensione di Mariolina Bertini.  

2 commenti:

Massimo Citi ha detto...

Ho la stessa passione per Balzac che aveva zio Marx: posso rubarti questa bella rece e presentarla su LN?

consolata ha detto...

Max già lo sai che mi rece es tu rece. Smack.