lunedì 22 dicembre 2014

Perché è un bel libro e perché facciamo il tifo per Julio: Julio Monteiro Martins, La passione del vuoto



Pubblico questa recensione comparsa a suo tempo su LN-LibriNuovi (La passione del vuoto è del 2003) perché aderisco a una iniziativa degli amici di Julio Monteiro Martins

JULIO MONTEIRO MARTINS
LA PASSIONE DEL VUOTO

Di Julio Monteiro Martins, scrittore brasiliano trapiantato in Toscana dove insegna all'Università di Pisa, autore di molti libri in portoghese pubblicati in Brasile, e altri, scritti direttamente in italiano, in Italia (v. Racconti italiani, LN-LibriNuovi n.17, primavera 2001), abbiamo potuto leggere su LN-LibriNuovi n. 24, inverno 2002, un'interessante intervista  sulla sua esperienza di direttore della Scuola Sagarana e dell'omonima rivista on-line, di insegnante di scrittura creativa in molti paesi  nonché di organizzatore del "Seminario degli scrittori migranti". Con modestia rispetto alle sue multiformi attività, ma cosciente di ciò che per lui conta veramente, di se stesso dice "sono fondamentalmente uno scrittore". E questa raccolta di racconti conferma senza dubbi la fedeltà al proprio "sacerdozio laico".
Sono racconti brevi, a volte brevissimi, che spaziano nel tempo e nei luoghi senza mai insistere sulle note d'ambiente, come se per JMM, che ha vissuto nel mondo e viaggiato sempre, qualsiasi luogo e qualsiasi tempo fossero ugualmente a disposizione, intercambiabili in funzione del frammento di vicenda che ci vuole narrare. Così passiamo dal Brasile dell'inquietante ricordo infantile di Hotel Till al Nicaragua e all'Honduras di La Viejamota, al futuro di Oltre. Spesso le voci dei personaggi risuonano sole nel vuoto, come dialoghi vaganti nell'etere di questa epoca affamata di comunicazione, nuvole di parole, palloni senza freno da cogliere sporgendo una mano fuori dalla nostra personale bolla di individualità. E anche i racconti più strutturati secondo un genere, come può apparire a una prima lettura Eriza Bay, comunicano inquietudine e mistero. Sono lacerti sparsi di vite senza significato, senza ormeggio, carichi di fascino e suggestioni piene di echi, come pietre lanciate in uno stagno che spandono i loro cerchi nell'acqua fonda dell'esistenza.
Però, come lettrice italiana, devo dire che mi hanno colpito in particolare quei racconti che rimandano un'immagine algida e spietata dell'Italia di oggi. Ci vuole l'occhio, la voce di uno "straniero" per dipingere con tanta esattezza il ritratto del nostro paese sofferente. Sofferente di vuoto, di mancanza di significato. Leggendo Istantanee italiane, Vittorio, Il pane bianco, L'irruzione, La passione del vuoto viene una specie di vertigine. Sto spiando me stessa allo specchio? O guardo l'Italia dal buco della serratura? La scrittura di JMM, cristallina ma capace di farsi mimetica quando è necessario, non scende a compromessi con la verità. E' compassionevole ma tanto sincera da fare male. Se ne esce migliori, più lucidi, con gli occhi più aperti.
L'ultimo racconto, Magia, è metafora e autoritratto dello scrittore, il Mago delle Parole, che costruisce mondi di sogno con la sola forza della fantasia e del Verbo che si fa Luce. E così facendo sfama, guarisce e dona pace all'infelicità umana.
La passione del vuoto è un libro che dobbiamo leggere per sapere come appariamo a chi ci guarda con l'affetto della scelta e il distacco della non appartenenza. E' anche un libro scritto benissimo, il libro di uno scrittore di razza e di pensiero. Un libro necessario, che dà molto e richiede cura e attenzione da parte del lettore.

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