mercoledì 17 settembre 2014

Libri che vale la pena di leggere: Lesley Thomson, The detective's daughter, Massimo Citi, UKR, Lauren Groff, Arcadia


Pasticcio e blamblino, perdo tempo e mi guardo l'ombelico. Di quello che ho letto quest'estate non riesco a pensare granché, e comunque non avrebbe molto senso recensire uno Stephen King del 1999 (Cuori in Atlantide, che mi ha confermata nella mia ottima opinione di King come grande narratore) o un Andrea Vitali del 2001 (L'aria del lago, di cui non dico né bene né male, mi ha lasciata freddina proprio come una ventata d'acqua lacustre) o gli ultimi, o penultimi, Camilleri (La piramide di fango e Inseguendo un'ombra) perché di Camilleri penso tutto il bene possibile e leggerlo è sempre un piacere intelligente, ma questi non mi hanno presa molto come storie. Perciò arrivo ai tre libri che hanno scosso la mia inerzia, e sono abbastanza importanti da farmi affrontare lo sforzo di scriverne. Sono libri diversissimi, per motivi diversissimi e suscitano riflessioni diversissime, ma li accomuna l'interesse e il fatto che sono libri belli, che vale la pena leggere. E li accomuna anche il fatto che sono impegnativi, ognuno alla sua maniera.
Lauren Groff

Comincio dal più recente e conosciuto, Arcadia di Lauren Groff, giovane scrittrice americana alla sua seconda prova e già osannata, come succede spesso con gli autori statunitensi, al di là di ogni ragionevolezza. Cito, come esempio, Luca Briasco sul Manifesto del 22/6/2014: Un mira­colo di equi­li­bri­smo, Arca­dia: l’ultima rie­vo­ca­zione di quella terra di nes­suno tra sonno e veglia nella quale Haw­thorne, Mel­ville e Poe ave­vano pian­tato i loro ves­silli. Va dato merito a Codice di aver por­tato que­sto pic­colo, grande pro­di­gio nelle mani dei let­tori ita­liani.
Be', non esageriamo, teniamo la testa a posto. Si tratta di un'opera sicuramente molto ambiziosa: forse Lauren Groff è alla ricerca del "grande romanzo americano" come molti altri autori statunitensi, e ripercorre in quattro momenti il periodo tra la fine dei Sessanta del '900 e la fine dei Dieci del 2000. Protagonista è Briciola, personaggio impalpabile, evanescente, le cui vicende unificano la narrazione: nato in una comune (l'Arcadia del titolo, e anche il paradiso primigenio, l'utopia positiva) fondata nei boschi a nord di New York da alcune decine di hippy ricchi di valori morali e sociali, vi trascorre gli anni felici dell'infanzia, accudito e amato da tutti; ne segue le trasformazioni e il progressivo decadimento man mano che aumentano gli ospiti, e soprattutto aumentano gli Sballati, gente attirata dalla libertà sessuale e dalla marijuana ma incapace di comprendere il progetto iniziale; si trasferisce nei Queens, insegue l'amore sfuggente, ritorna a Arcadia, ormai solo un pallido ricordo di quella degli inizi, per affetto verso la madre, con una figlia che rappresenta la continuità verso il futuro. Le vicende di Arcadia rispecchiano i cambiamenti sociali e politici degli Stati Uniti, e, sembra di capire, del mondo. Nella parte finale, un po' apocalittica e proiettata in un futuro vicino, i disastri ambientali sono ormai pervasivi e il lieto fine ecologico non rassicura, è chiaro che si tratta solo di uno scampato pericolo temporaneo. Non manca nessuno dei temi alla moda e del politicamente corretto. Lauren Groff è molto sveglia e ben ambientata come giovane scrittice molto "portabile". A ciò si aggiunga una prosa soffice e impalpabile come il protagonista, capace di passare continuamente dal registro narrativo a uno speculativo e sognante, denso di affetti, ricordi, inquietudini e visioni. L'uso della narrazione al presente rende ancora più tenue il tessuto dei pochi fatti di cui è composta la trama. Un romanzo sapiente che piacerà soprattutto a chi cerca libri che gli diano emozioni, sentimenti e risposte e forse anche rassicurazioni, ma cerca anche un livello alto di pensiero e scrittura. Traduzione di Tommaso Pincio.

Il secondo è UKR di Massimo Citi, pubblicato in digitale da DuDag. Qui siamo in tutt'altra storia: si tratta di uno di quei testi preziosi che fanno paura agli editori e ripagano i lettori avventurosi che li incontrano con un piacere tanto intelligente quanto raro. Massimo Citi affronta con disinvoltura il
Massimo Citi
difficile tema dell'ucronia: che cosa sarebbe successo se Rosa Luxenburg e Liekbnecht non fossero stati rapiti? Da questo presupposto ci trasporta in un mondo ipotetico ma verosimile, in cui in Italia il fascismo non è mai caduto e in Germania non è mai apparso il nazismo, ma i segni e le magagne della storia si ripetono nonostante tutto e i lettori procedono sul filo del rasoio tra storia e fantascienza... Non racconto niente della trama perché la suspence, il lento rivelarsi della verità attraverso una continua trama di segni, indizi, misteri e coincidenze, le indagini e i depistaggi dei quattro personaggi coinvolti (due in Italia e due in Germania) sono fondamentali nel piacere di questa lettura. Un testo affascinante che ci trascina in un gioco di specchi via via più complesso e torbido, in un vorticoso gioco di trama con un rovesciamento finale che spiazza e insieme rende tutto inevitabile. Massimo Citi non dimentica di spargere qua e là tocchi da maestro dell'ironia: ho apprezzato particolarmente la tipica impresa del regime, il riscatto dall'Adriatico dell'isola Serenissima con la capitale Nuova Famagosta, che si stende sterile e sabbiosa lungo le coste rovinate, e un cameo non vi dirò di chi, veramente magistrale e molto, molto divertente. Un romanzo raro per intelligenza e perizia, da non perdere assolutamente.

Infine parlerò di un'autrice che non mi risulta tradotta in Italia, ma forse qualche casa editrice lungimirante sta per lanciarla. So che forse non ha molto senso trattarne in questo blog, ma ne sono stata veramente affascinata, tanto che appena finito il primo romanzo, The detective's daughter, ne ho
Lesley Thomson
immediatamente scaricato, e letto, un altro, The detective's daughter2, The ghost girl, e appena finito quello ho scaricato il terzo (in realtà il primo pubblicato), A Kind of Vanishing, che comincerò stasera. Solitamente non sono un'appassionata di gialli, ma questi sono davvero diversi. Piuttosto impegnativi, molto complessi, con tempi e punti di vista narrativi che si alternano, hanno un andamento labirintico e ipnotico. Personaggio principale è Stella Darnell, la figlia del detective appunto, quarantacinquenne presissima dal suo lavoro di imprenditrice (è proprietaria di un'impresa di pulizia), donna concreta e sicura ma anche molto umana, pronta a fare errori e prendere abbagli, solitaria, un po' ossessiva. Insieme a lei incontriamo Jack, guidatore di metropolitana disturbatissimo e pieno di immaginazione. Tutti gli altri personaggi sono delineati con particolare cura per un giallo, sono plausibili e vivi anche nelle loro patologie disturbate. Le vicende si incentrano tutte nel quartiere londinese di Hammersmith, sulle sponde del Tamigi, e la topografia minuziosa e accuratissima è uno degli elementi più attraenti, perché l'autrice ci conduce passo per passo tra piazze, spiagge, pub, antiche case, nuovi condomini, parchi e sottopassaggi. Le vicende sono legate al passato e le investigazioni di Stella Darnell sono soprattutto scavi nelle vite delle persone che incontra, con una particolare attenzione alla psicologia infantile e alle conseguenze dei traumi subiti e mai superati; inoltre affrontando i casi che il padre non era riuscito a risolvere, viene a patti con i propri fantasmi e soprattutto con le figure dei genitori, ognuna problematica a suo modo. In fondo la sua vocazione è di pulire e mettere ordine, e investigando ci riesce benissimo. Non c'è splatter né cumuli di morti né sparatorie, ma le storie sono forti e il viaggio nella psiche disturbata di assassini e detective è molto appassionante. Se leggete in inglese e vi piacciono i gialli scaricatevi questi bellissimi romanzi (si trovano su Amazon) e passerete ore incantevoli.   
    

2 commenti:

Cannella ha detto...

Devo provvedere a leggere gli altri due. Di Arcadia mi è piaciuta molto la scoperta del bambino delle fiabe di Grimm e di conseguenza il suo trasporre in un'atmosfera di fiaba i suoi incontri e scoperte.

consolata ha detto...

Arcadia è un romanzo molto interessante per tanti motivi. A me quello che è interessato di più è il fatto che ci sia una specie di catalogo degli argomenti più attuali e "americani". Ciao Cannella!