venerdì 2 agosto 2013

Gli incendi del tempo: la sensibilità e gli occhi aperti sul mondo di Emilia Bersabea Cirillo


Questa bella raccolta di sette racconti usciti per et al. conferma le doti di narratrice che Emilia Bersabea Cirillo ha ampiamente dimostrato nei suoi numerosi libri precedenti. Conferma di essere capace di empatia nei confronti di personaggi marginali o vittime di ingiustizia, e lo dimostra con il coraggio civile di affrontare temi difficili. La sua prosa morbida, apparentemente dimessa ma capace di picchi di poesia, visionarietà, accensioni oniriche, sopporta bene le note di patetico, dà valore ai sentimenti senza mai cedere al sentimentale. Non è mai ripiegata su se stessa o sul personaggio, il suo occhio aperto e acuto e la sua sensibilità per i temi sociali ne fanno un’ottima osservatrice del mondo in cui viviamo. Nel racconto eponimo la protagonista Adriana, insegnante zitella, è costretta a affrontare una ferita del cuore legata alla violenza degli anni ’70, che le ha cambiato la vita facendo di lei un’altra vittima del delirio terroristico; in Capo lavoro un posatore di piastrelle che ama quello che fa e lo sa fare benissimo reagisce all’ennesima ingiustizia con la violenza di un’altra ribellione individuale; Océan, ambientato in una Bretagna seducente e ambiguamente magica, mette in scena i turbamenti di Sabina, prossima sposa che non resiste alla seduzione di un bel medico profumato di sale e di mare, e oscilla sapientemente tra il magico arturiano e una concreta crisi esistenziale; Il violino di Sena ci riporta all’orrore e alla crudeltà dell’assedio di Sarajevo, mentre Gli infiniti possibili ci parla dell’onnipotenza della gioventù, quando la sete di conoscenza è forte e tutto sembra possibile, e lo diventa perché gli uomini di cultura, quando sono veramente grandi, sanno capire che nessun luogo è troppo piccolo o marginale per accoglierli. Infine Sogno di sabbia e Tutto il suo ci parlano di esclusione e emigrazione, attraverso le vicende intensamente oniriche e insieme sordidamente reali del piccolo schiavo venditore di fazzoletti Amin, e della vecchia Menina che specchia la propria diversità in quella della giovane badante polacca Dorota, nel ricordo del suo unico amore legato a un’insurrezione popolare per il pane del 1917. Emilia è narratrice esperta, e ogni vicenda è intessuta di due livelli, un episodio scatenante, in superficie, che assume il valore di metafora del vero tema del racconto che si dipana, più ampio, a un livello più profondo, coinvolgendo il passato del personaggio principale. Così le sue parole ci portano molto più lontano di quello che può apparire, e contribuiscono a farci capire un pezzo di quel complesso e variopinto arazzo che è la vita di noi tutti, e della storia nella cui corrente ci muoviamo.    
       

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