venerdì 26 luglio 2013

Un posto carico




Quando dico un posto carico, voglio proprio dire uno di quei posti dove si sente che c'è stata la vita, che sono stati pieni di grida e rumori, di gente affaticata, sudore e muscoli, adrenalina, fretta, stridori e caldo. Adesso c'è vento, e silenzio. Il mare fa rotolare la ghiaia, le onde si frangono piano, non c'è nessuno che parla forte o corre. E' un posto molto, molto solitario. E' una miniera di zolfo abbandonata.




E' a Milos, proprio quella della Venere, si chiama Theorichia e sta in una zona detta Paliorema. Milos è piena di miniere, a cielo aperto o in galleria, e di impianti industriali, di scivoli per imbarcare i minerali, di zone dove non si può circolare o lo si fa a proprio rischio e pericolo. E' un'isola muscolare, virile, sovente selvaggia. Per scendere a Theorichia si deve percorrere una strada che si inoltra in una valle che sembra la bocca dell'inferno. L'odore di zolfo, bisogna dire, aiuta l'immaginazione.  
Milos è bellissima. E' piena di grotte sia in terra che in mare. Per nuotare è fantastica. E' spazzata dal vento, ma ci sono parecchi nascondigli e ripari per chi non vuole essere visto. Milos era un'isola di pirati. In un posto chiamato Sarakiniko hanno scavato magazzini nella roccia per nascondere il bottino. In un altro posto i primi cristiani hanno scavato lunghe catacombe.   










 Si fanno molti chilometri di strada sterrata, poi si può lasciare la macchina in un grande spiazzo disseminato di cristalli di zolfo. Si scende a piedi, anche se ogni tanto qualche 4x4 o qualche moto si spinge sino alla spiaggia. Secondo me se ne pente quando ormai è troppo tardi per fare dietro front.










In fondo c'è il mare, sulla sinistra gli impianti di estrazione e trasporto dello zolfo, sulla destra i locali dove veniva preparato al trasporto e gli alloggiamenti degli operai. A Adamas, il porto centrale di Milos, c'è un bel museo minerario dove si possono vedere dei video con interviste a vecchi minatori che raccontano le condizioni di vita nelle miniere negli anni dopo la seconda guerra mondiale. Molte erano le donne che ci lavoravano. Avete letto, per caso, Germinal di Zola? Be', è una buona occasione per farlo. Magnifico romanzo, e impressionante. I video del museo di Milos fanno piangere.


La miniera di Theorichia è stata chiusa negli anni cinquanta, ma non ha età. Potrebbe essere un sito archeologico allo stesso modo di Epidauro, Micene o Delos.
L'acqua è pulitissima e trasparente, ma sul fondo ha una patina gialla. Zolfo. Ha odore di zolfo, e il colore dello zolfo.   




Macchinari abbandonati arruginiscono sulle pietre.
C'è un'unica tamerice sotto la quale stare, e nel raro caso che ci siano più gruppi di bagnanti, per avere un po' d'ombra rimangono solo le basse arcate di un ponte che sembra del tutto pleonastico. Ma forse esistono stagioni anche a Theorichia, primavere piovose in cui i torrenti si buttano a rotta di collo giù per la valle infernale. Forse. 





Fin dalla prima volta che ci sono venuta, anni fa, volevo scrivere una storia che si svolgesse qui, ma non ci sono ancora riuscita.














 


Eppure le tracce di chi ha vissuto e lavorato qui sono tante. Negli edifici dal tetto sfondato ci sono ancora le reti metalliche, gli armadietti e i lavandini.    








Ma un giorno a l'altro, sono sicura, quella storia nascerà e io la stamperò e ne porterò una copia alla minera, per nasconderla in un armadietto o in un cunicolo dalla bocca spalancata verso il mare.










Penso che se ci fosse una frana e il vallone rosso e nero con le sue grotte si ostruisse e io fossi costretta a rimanere lì, dopo il tramonto i fantasmi uscirebbero a centinaia dalle gallerie e comincerebbero a lavare in mare lo zolfo, a farne mucchietti ordinati sulla riva e dargli fuoco per ingannare i traghetti superfast e gli yacht degli sceicchi e farli naufragare sulle rocce dalle forme umane e raccattare i cadaveri sulla battigia per portarli con sé all'alba nelle gallerie, per farsi compagnia, e li sentirei giocare a tric trac sbattendo le pedine sul tavoliere e li sentirei ridere e bisticciare forte, e sentirei l'odore dello zolfo come di una fioritura estiva che solo di notte si spande nell'aria di mare, e un attimo prima che sorga il sole il vento spazza via tutto.



4 commenti:

Massimo Citi ha detto...

Davvero un post affascinante, non ho parole anche per la fatale invidia. Ma un'invidia particolare, quella di non riuscire a condividere un passato cosi' diverso. Tantissimi auguri per il tuo romanzo :-)

consolata ha detto...

Sai una cosa che mi consola nei momenti di noia? Che al mondo ci sono tanti posti belli, dove vale la pena andare anche a costo di fare qualche fatica perché ti ripagano sempre, e tanto. Theorichia è uno di quei posti, per me. Un po' magico e un po' spaventoso. Ma ormai lo so per certo, nella mia precedente incarnazione ero un'isola greca, o un teastall indiano ;-)
Smack smack smack.

Ciccio ha detto...

Grazie perché sai dire così bene quello che oscuramente sento.

consolata ha detto...

Ciccio: <3