lunedì 14 gennaio 2013

Liliana Lanzardo, Non è il mare il mio nemico



Pubblicato da Mursia nella collana “Storia, Biografie, Diari” questo densissimo racconto di vita si autodefinisce romanzo anche se è interamente basato su una vicenda reale. Si è reso necessario, spiega l’autrice nella nota introduttiva, modificare alcune circostanze e personaggi per rispettare la volontà della protagonista, Rajna Dandulova Junakovic, di tutelare la propria vita privata e quella delle persone che vi si trovarono coinvolte. Tuttavia i dati biografici, i riferimenti storici, gli avvenimenti di cui si parla, e tutta la parte relativa alle circostanze del naufragio della Seagull rispondono a realtà. Liliana Lanzardo, docente universitaria di Metodologie sociologiche e di Metodologie della ricerca storica a Torino, Milano e Trieste, tra i fondatori della rivista “Quaderni Rossi”, autrice di numerosi volumi sulla classe operaia, sulla fabbrica, sulla storia orale, e ora anche autrice di libri di favole per bambini che illustra con i suoi potenti acquerelli, ha conosciuto Rajna quando aveva già ottantasei anni e ne ha raccolto la testimonianza. La vita di Rajna, giornalista radiofonica di professione, nata nel 1914 in Bulgaria, vissuta poi a lungo in Italia e in seguito in Dalmazia quando c’era ancora la Jugoslavia unita, rispecchia ed è plasmata dalle vicende storiche degli anni che attraversa. La prima parte del volume racconta proprio quegli anni, il grande amore che la lega a Frane, conosciuto in Italia e seguito a Sebenico alla ricerca di un luogo in cui crescere in armonia la figlia Ljuba, la fatica di una vita che stenta a trovare pace, l’arresto e la separazione dal marito, gli anni terribili a Belgrado che nel ricordo diventano poi quasi felici, sullo sfondo delle contorsioni politiche del secondo dopoguerra. Vi sono pagine e intense e delicate e ritratti di numerosi personaggi secondari che l’occhio sempre lucido e attentissimo di Rajna trae dal buio del passato in lunghi flashback durante il viaggio in cui ha seguito il marito, imbarcato come marconista su una nave, la Seagull, che batte bandiera liberiana: Mentre sulla nave rievocava i giorni inquieti […] a Rajna parve quasi di scorgere nelle creste delle onde che si rompevano sulla fiancata della Seagull i biancori delle lettere scritte venticinque anni prima; quei frammenti di spuma si scioglievano attirati nel buio come fogli che, intrisi d’acqua e appesantiti, andavano a fondo sfilacciandosi. È il 1974, la Seagull giunge a toccare le coste marocchine, ma durante la navigazione diventa presto evidente che la nave è vecchia e assolutamente inadatta, necessita di riparazioni urgenti. Nella seconda parte si arriva al momento che sconvolge il mondo di Rajna e la condiziona per il resto dei suoi anni. Dopo che lei è sbarcata, inaspettatamente la nave, su cui viaggia un equipaggio di trenta persone con la moglie del Comandante, invece di dirigersi verso i cantieri, parte per un ultimo viaggio durante il quale se ne perdono le tracce. Per giorni dalla Seagull non arrivano notizie né è possibile contattarla, nessuno la cerca, finché le insistenze di Rajna e il ritrovamento di qualche sparso relitto spingono l’armatore a chiedere di iniziare le ricerche. Da questo momento in poi comincia la guerra di Rajna contro l’opacità della catena di agenti, armatori, autorità liberiane, periti e avvocati che porta infine al processo in cui […] con una sentenza che prima di allora nessun collegio di giudici aveva pronunciato nei confronti di armatori di cargo con bandiera di comodo, si condannavano al carcere i proprietari per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, con le aggravanti del tentativo di alterare i fatti. Una vittoria storica che porta, poco più di un anno dopo, all’approvazione della legge, la prima in ambito mondiale, che disciplinava la professione di raccomandatario marittimo attribuendo piena responsabilità civile e penale agli agenti che ingaggiavano equipaggi su navi straniere. Ma Rajna, donna di grande sensibilità sociale e politica, sincera democratica vivacemente impegnata nel flusso della storia, sa che non solo per Frane ha combattuto: Il mancato indennizzo alle vittime del naufragio era per lei la nota dolorosa nella vittoria comune. Avrebbe ricordato che i marinai degli equipaggi misti delle “carrette del mare” che battono bandiera ombra, con personale eterogeneo, inesperto, sono tra i lavoratori meno garantiti e, tra essi, ancor meno lo sono quanti arrivano dai paesi poveri, da ogni parte del mondo. Un’umanità che nessuno vede, chiusa nelle navi, che a malapena si affaccia sui moli, e per tutta la vita attraversa il mondi sui mari, ma che fornisce le merci, fa andare avanti l’economia: gli schiavi moderni, che restano a qualsiasi condizione, non richiedono aumenti salariali, protezione sindacale, indennità di malattia e infortuni, pensione, le cui famiglie non verranno mai risarcite se costoro resteranno vittime di naufragi. E alla fine del libro rimangono vive nel cuore e nella mente le immagini della Seagull che rolla e beccheggia, scricchiola e si lamenta, ormai incapace di tenere il mare, mentre gli ufficiali non riescono più a nascondere le proprie inquietudini e solo il Capitano nega che ci siano problemi.
La foto di copertina è di Dario Lanzardo.          

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