mercoledì 11 aprile 2012

Anne Tyler, La bussola di Noè


Anne Tyler è una sicurezza. Incominciare un suo romanzo significa immergersi in un bagno tiepido, con la prospettiva di passare qualche ora piacevole. La storia può essere poco interessante, i personaggi (come spesso succede, anche in questo romanzo) antipatici, ma la lettura sarà comunque gradevole: potenza della sua scrittura avvolgente, accattivante, priva di artifici, tanto trasparente da diventare invisibile, così come l’autrice che si nasconde completamente dietro ai suoi personaggi e alle loro vicende. Qui il protagonista è un uomo, Liam Pennywell, che a sessant’anni, perso il lavoro, si ritrova nella necessità di cambiare casa trasferendosi in un quartiere poco sicuro. La sera del trasloco Liam va a dormire nel suo nuovo appartamento, e si sveglia in ospedale. È stato aggredito, ma ha perso completamente la memoria di quanto è avvenuto. Dalla sua fissazione di ricuperare quelle ore perdute nasce tutta la vicenda che lo vede interagire con le sue tre figlie e la ex moglie e fare conoscenza con una giovane donna, Eunice. Se La bussola di Noè fosse un film potremmo dire che la sceneggiatura ha un po’ di buchi e si perde per strada. Visto che è un romanzo, mi limito a dire che non bisogna chiedere troppo a un’autrice così affabile. In fondo la storia di Liam ci acchiappa comunque, anche se si può dire che succede solo un’altra cosa prima della conclusione. Condividiamo le sue giornate prive di eventi, in cui l’arrivo della figlia adolescente Kitty porta un certo scompiglio, mentre l’amicizia con Eunice sembra una ventata d’aria nuova. In altri tempi, Liam sarebbe stato definito un inetto. Qui, secondo l’antipatico uso inglese diventato ora di moda, viene chiamato perdente. Il grande mistero della letteratura e di un bravo autore (e sicuramente Anne Tyler lo è) consiste proprio in questo: Liam Pennywell, se fosse il nostro vicino di casa, non ci farebbe simpatia né compassione e probabilmente non perderemmo tempo a fare due parole con lui neanche in ascensore. Nelle pagine di un libro, seguiamo i suoi passi con interesse e con il desiderio di sapere dove va, perché ci va, che cosa troverà, come si sentirà, dandogli per il tempo della lettura la precedenza sui nostri casi personali. Traduzione impeccabile di Laura Pignatti.

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